BRUNO VESPA ED IL TERRORISMO TELEVISIVO

Ragusa, 11 febbraio 2002

Non era bastata l’inclemenza del clima per assestare il colpo di grazia alla già devastata economia agricola siciliana.

No, era ancora troppo poco e così ci ha pensato Bruno Vespa, il ciarlatano nazional-popolare di democristiana memoria che, approfittando dell’indebita vantaggio televisivo, ha ulteriormente colpito la Sicilia col suo dissennato proclama a non consumare prodotti provenienti dalle colture serricole perché, secondo le illazioni del momento, erano pressoché velenosi.

Fare una tale affermazione è equivalso a deprimere ancor di più la già depressa economia della cosiddetta fascia trasformata che, da Vittoria a Pachino, sforna ottimi prodotti, dà lavoro a migliaia di persone e fa girare un vortice di miliardi altrimenti impensabile per questo periferico lembo d’Italia.

Ma c’è, in Italia, Bruno Vespa ed il suo salottiero programma in cui ci si trastulla le meningi con temi che il giornalista (?) condisce come insipide minestre che hanno tutto il sapore del “già visto” o del “che ti scandalizzi a fare se lo sanno tutti?”.

Per fare audience, ha perfino insinuato il sospetto, divenuto vieppiù verità perché detto nel suo autorevole masturbatoio mentale, che le zucchine fossero trattate col gas e che, quindi, fossero delle bombe anziché prodotti da lavare, sbucciare, cucinare e gustare. È bastato poco per fare crollare il prezzo e fare alzare la rabbia dei produttori che hanno deciso di denunciare il demiurgo televisivo.

Certo, siamo solo all’inizio della querelle, ma ci sarà da seguire tutta la storia dal momento che i produttori si sono rivolti ad un avvocato che è anche deputato della Casa delle Libertà e che Vespa, nei suoi vari pellegrinaggi politici in cerca di sponsor e protettori, non di rado si è avvicianto al centrodestra (quando questo si è trovato al governo).

Ci aspetteremmo che i parlamentari isolani della CdL, che proprio in Sicilia hanno fatto il pieno totale dei collegi, sposino la protesta dei produttori e diano man forte al loro collega senatore-avvocato affinché Vespa sia schiacciato davanti alle sue (notevoli) responsabilità e non se ne esca con il più banale degli “scusate, ho sbagliato” pronunciato dagli schermi televisivi ed a spese di tutti gli italiani.

All’Ordine dei Giornalisti, in caso di condanna di Vespa, il compito di trarre le dovute considerazioni senza infilarsi la testa nella sabbia e dando l’impressione che una certa casta di giornalisti godono di trattamenti di favore per lo meno ingiustificati e ripugnanti manco fossero preti.

Giovanni Cappello –


L’Altra Sicilia – Ragusa