IL NUOVO “RE” DI NAPOLI

Non è nelle mie intenzioni dare giudizi politici su chi ha vinto e su chi ha perso le elezioni amministrative napoletane: come ben sapete, siamo impegnati in altre cose e, almeno per il momento, non ci interessano le baruffe elettorali.

Nemmeno è mia intenzione imbarcarmi in polemiche elettoralistiche sulla opportunità degli slogan e dei metodi propagandistici utilizzati per indurre, invogliare o, peggio, costringere gli elettori ad esprimere in un verso, anziché in un altro, la propria preferenza.

Questa vuole essere solo un’analisi statistica, matematica dalla quale, semmai, dedurre, in qualche modo carpire eventuali segnali del Popolo.

Andiamo ai fatti.

Le cronache ufficiali, nel tripudio generale di chi ha vinto e nella mortificazione mal celata di chi ha perso, parlano del 65,38 % di voti validi a Luigi de Magistris e del 34,62 % di volti validi a Giovanni Lettieri detto Gianni. E considerate le ben 1.321 schede bianche, sembra che il tutto sia ormai concluso positivamente e che, finalmente, visto il “plebiscito” di preferenze raccolto dal nuovo eletto, Napoli abbia ritrovato un “novello” re.

Ma attenzione !

Su 812.450 elettori aventi diritto e, cioè, di cittadini che avrebbero potuto votare, si sono presentati alle urne ad esprimere la propria preferenza solo 410.907 votanti e, cioè, il 50% dell’elettorato napoletano. Ma è una media. Infatti questa inedita disertazione di massa in alcune sezioni del centro storico ha registrato punte di assenza pari all’ 80% ed in alcuni “quartieri” addirittura del 90%.

Ora, se il raffronto del voto si fa sugli elettori e non sui votanti si ha che il sindaco di Napoli prendendo 264.730 preferenze è stato eletto con i voti del 32,58 % dei napoletani. E, sinceramente, la cosa lascia piuttosto perplessi dato che l’autorevolezza di un eletto sta nella quantità di elettori coinvolti.

Intendiamoci, non che la votazione non sia legittima o che l’elezione non sia meritata, ma sono convinto che un vizio di coinvolgimento ci sia e che tale vizio se non bene gestito ed arginato potrebbe essere la causa di gravi problemi futuri.

Ma chi sono coloro che non sono andati a votare? E perchè hanno preferito disertare le cabine elettorali? Una protesta? Una reazione?

La stampa allineata accredita le colpe ad una non meglio identificata disaffezione per la politica e, nella peggiore delle ipotesi, ad una grave frattura tra elettorato e partiti. Ma sarà veramente così oppure dietro il non voto esiste un vero e proprio partito, con tanto di potenziale elettorato, che non si riconosce in tutto il marasma della partitocrazia italiota? Il non andare a votare potrebbe essere una presa di coscienza da parte di chi ha individuato dove si annidano i mille problemi che hanno sprofondato l’antica capitale nella più disonorevole delle iatture sociali: la monnezza?

Sono certo che solo chi riuscirà a dare delle risposte certe a questi quesiti potrà in futuro governare serenamente Napoli e, di conseguenza, tutto il Sud. Spero per lui che lo faccia al più presto perchè la situazione è destinata a peggiorare in un crescendo disastroso.

Ecco perchè il dubbio che oggi serpeggia tra i politicanti di mestiere è proprio sull’identità del vero vincitore delle votazioni napoletane.

Chi sarà mai il nuovo “re” di Napoli? De Magistris che ha ottenuto il 34 % dei voti degli aventi diritto o chi è riuscito ad ottenere il 50% delle astensioni?

Alessandro Romano

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