Chi è causa del nostro mal?

“Chi è causa del suo mal pianga se stesso”, così, almeno, ammonisce un antico proverbio!

Sì, ma chi non lo è … cu ccu minchia s’a pigghiari!?

Da una lettera del 1868, indirizzata da Giuseppe Garibaldi (… o Cunebardo, come in Kaos dei fratelli Taviani …!) ad Adelaide Cairoli: “Gli oltraggi subiti dalle popolazioni meridionali sono incommensurabili. Sono convinto di non aver fatto male, nonostante ciò non rifarei oggi la via dell’Italia meridionale, temendo di essere preso a sassate, essendosi colà cagionato solo squallore e suscitato solo odio”! La veridicità di queste parole non è confermata, … personalmente non ho mai visto l’originale della lettera …! Ma se lo fosse …

Ne La Sicilia ai Siciliani!, oltre ad esprimere il suo profondo amore per la Sicilia, Antonio Canepa cita Sidney Sonnino, né siciliano né separatista, presidente del consiglio dei ministri e ministro del regno d’Italia negli anni a cavallo tra il diciannovesimo ed il ventesimo secolo: “Quel che trovammo nel 1860 dura ancora. La Sicilia lasciata a sé troverebbe il rimedio: stanno a dimostrarlo molti fatti particolari; e ce l’assicurano l’intelligenza e l’energia della sua popolazione e l’immensa ricchezza delle sue risorse. Ma noi italiani delle altre province impediamo che tutto ciò avvenga; abbiamo legalizzato l’oppressione esistente; ed assicuriamo l’impunità all’oppressione!”

Immagino che Sonnino volesse riferirsi ad un nord, ad un Piemonte con le pezze al culo che, 150 anni fa, sanò i propri conti appropriandosi delle riserve auree del Mezzogiorno, il doppio di quelle degli altri stati preunitari messe insieme, o dei beni delle ricche banche meridionali, delle regge, dei musei, delle case private!

Immagino fosse al corrente di come Sicilia e Sud fossero stati massacrati, presi in giro nel nome di una finta unità d’Italia, resa mitica da una fantomatica spedizione dei mille, in cui spiccavano migliaia di disertori dell’esercito piemontese, ufficiali e mercenari ungheresi e, soprattutto, la protezione degli inglesi, con i loro interessi per le miniere di zolfo, il petrolio del tempo!

Probabilmente sapeva anche delle fucilazioni sommarie e di massa, delle deportazioni!

Doveva essere conscio dell’enorme squilibrio tra spesa pubblica al nord ed al Sud ed in Sicilia! Di come alla nascente industria meridionale fossero state spezzate le gambe, prima ancora che imparasse a camminare! Dell’emigrazione, fino ad allora pressoché sconosciuta in Sicilia!

E mi pare che tutto ciò, in qualche modo, duri ancora, nella misura in cui le grandi società petrolchimiche del nord hanno fatto e continuano a fare … quello che hanno fatto e continuano a fare! Nel momento in cui sono stati massacrati il nostro territorio, il nostro mare! Nel momento in cui non ci si è preoccupati dell’insorgenza e dell’incremento di malattie a Priolo, a Melilli, a Milazzo, a Gela! Nel momento in cui non ci si è fatto scrupoli nel “conservare” chissà che a Pasquasia o nelle altre miniere dell’entroterra siciliano! O nel mettere le basi aeree in Sicilia a disposizione per la “guerra umanitaria” di turno!

Poi, “quando avranno inquinato l’ultimo fiume, catturato l’ultimo bisonte, abbattuto l’ultimo albero, pescato l’ultimo pesce, solo allora si accorgeranno di non poter mangiare tutto il denaro accumulato nelle loro banche”, come diceva Ta-Tanka I-Yotank, Toro Seduto (per la verità, letteralmente, Bisonte Seduto)!

E, allora, di cosa dovremmo piangere noi? Qual è la nostra colpa?

La nostra colpa è enorme! La nostra colpa è quella di non sapere, di non volere reagire! E’ quella di non sapere, di non volere, di non riuscire a riprendere possesso della nostra terra e dei nostri mari, … della nostra memoria, della nostra coscienza, della nostra identità! Ci siamo imbastarditi, uniformati, spersonalizzati! La nostra colpa è il non saperci, il non volerci rimboccare le maniche … e dimostrare di cosa siamo davvero capaci! La nostra colpa più grande, forse, è quella di non essere mai stati bravi (e di continuare a non esserlo) … nello scegliere chi ci rappresenti!

Mohandas Karamchand Gandhi, il Mahatma, sosteneva che “nulla si ottiene senza sacrificio e senza coraggio. Se si fa una cosa apertamente, si può anche soffrire di più, ma alla fine l’azione sarà più efficace. Chi ha ragione ed è capace di soffrire alla fine vince”. Credo avesse ragione lui!

Nel nostro caso, però, nel caso di noi siciliani, dovremmo prima convincerci di ben altro, dovremmo essere capaci di aprire gli occhi, di scuoterci. Giovanni Falcone, che troppo bene conosceva la Sicilia ed i siciliani, diceva “che le cose siano così, non vuol dire che debbano andare così, solo che quando si tratta di rimboccarsi le maniche ed incominciare a cambiare, vi è un prezzo da pagare, ed è, allora, che la stragrande maggioranza preferisce lamentarsi piuttosto che fare”!

Saremo capaci di smettere di lamentarci, di rimboccarci le maniche ed incominciare a cambiare? Altrimenti, diventeremo anche noi, ancor più a pieno titolo, … causa del nostro mal …! E non ci resterà che … piangere noi stessi …!

Sikeloi