SICILIA, MAFIA E ANTIMAFIA: LA POLEMICA

Bruxelles, 20 Gennaio 2005

La recente polemica tra il “governatore” Cuffaro e la Rai (anzi tra tutto il centro-destra siciliano e una testata Rai) ci lascia perplessi e sconcertati. E questo perché da entrambe le parti la Sicilia è sempre trattata come strumento e mai come fine.


La mafia – quella vera, data dagli agganci tra malavita e politica, da non confondere con la comune delinquenza – è stata in passato e in buona parte è ancora una “palla al piede” che la Sicilia si trascina da quando “ha deciso” (o le hanno fatto decidere) di entrare a far parte dello Stato italiano.

Non è che non se ne possa parlare, anzi; l’importante è non scadere in letture giornalistiche a senso unico che, da un lato occultano il carattere politico della stessa, dall’altro accentuano a dismisura il clima di illegalità e di violenza che sarebbe presente in Sicilia creando un danno d’immagine che si trasforma prontamente in danno economico.

E’ vero che ad una certa parte della politica italiana fa comodo presentare una Sicilia da “eterna denuncia”, una Sicilia eternamente malata ed irredimibile. Il messaggio però non è rivolto ai Siciliani, la denuncia non è vista dalla parte della Sicilia, ma serve a dire agli elettori italiani: vedete, questo governo si basa sul consenso di una terra “persa” alla civiltà. Il messaggio obliquo, quanto pericoloso, è che in Sicilia e per la Sicilia non ci sia più niente da fare…

Per questo siamo sensibili ogni volta che si parla di mafia ad evitare che si infanghi ulteriormente un’immagine già fin troppo devastata dalla pubblicistica italiana e dai luoghi comuni.

Però, però, la nostra classe politica di governo non ha certo i “titoli” per protestare, non ne ha il diritto, non ha certo contribuito a creare l’immagine di una Sicilia diversa.

Signor Presidente, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, perché non si difende da privato cittadino dimettendosi affinché “sulla moglie di Cesare non cada il dubbio”?

Non ha proprio niente da dire questa classe politica sull’unica vera mafia che conta (e che quel servizio Rai ipocritamente taceva)?

Anziché strombazzare sull’assoluzione di un noto “potente” della prima repubblica per i suoi rapporti con la mafia (Andreotti), perché l’informazione siciliana non ha rivelato ai cittadini che tale assoluzione si è avuta solo per prescrizione e che, come tale, è stata confermata in Cassazione?

Sanno gli elettori siciliani a cosa equivale tale sentenza? Equivale a dire che dalla fine degli anni ’50 agli anni ’70 lo Stato Italiano aveva “da complice” consegnato la Sicilia alla mafia! E dopo?

Non ci sono sentenze, ma il sospetto di un patto tacito rimane…

L’immagine della Sicilia è devastata? E cosa hanno fatto in circa sessant’anni di Autonomia negata e boicottata quelli che oggi s’indignano e i loro padrini di ieri per dare l’immagine di una Sicilia diversa?

Hanno creato una cultura della legalità?

Hanno sfruttato la competenza esclusiva sull’istruzione elementare per lanciare un programma di educazione civica che cominciasse sin dalla più tenera età?

Hanno dato vita ad iniziative politiche, sociali, culturali con cui fare conoscere all’esterno un’altra Sicilia?

Non è che per caso si sono limitati a prendere ordini come servi dalle centrali dei partiti romani?

Non è che per caso hanno concepito il servizio della politica come una gestione di favori a clientele personali?

Non è che per caso hanno trasformato una terra naturalmente ricca in una landa desolata di emigrazione, disagio, elemosine?

Il fatto vero è che hanno svenduto ad altri la Nostra Casa (la cui proprietà ci eravamo conquistati col sangue) in cambio di una divisa da lacchè ed ora, da servetti, implorano il padrone di non parlare male di loro.

Suvvia, uno scatto di orgoglio non deve condurre a scenate querule come quelle a cui stiamo assistendo, ma a coraggiose riforme legislative che frustino il Nostro Parlamento un po’ sonnacchioso e che facciano vedere al mondo di cosa è capace la Sicilia da sola.

Non vi piace l’immagine che la Rai dà della Sicilia?

E che cosa vi aspettate dalla TV di stato dello Stato che vi ha colonizzato?

Perché non create un sistema informativo siciliano?

Perché non ci avete mai pensato?

Il vostro “patron” di Arcore è contrario?

Vuole il monopolio per sé?

E perché non ci avete pensato neanche prima?

Perché non create una TV siciliana in cui la società siciliana abbia voce (non soltanto voi per carità)?

E poi, a proposito di canone, ricordatevi che è incostituzionale la sua applicazione in Sicilia perché estraneo ai pochi tributi riservati dal nostro Statuto al prelievo statale: se proprio si deve riscuotere in Sicilia questo anomalo tributo (che, in quanto non legato alla capacità contributiva, sarebbe incostituzionale nell’Italia intera) esso vada all’erario regionale affinché questo lo destini alla costituzione di una televisione siciliana.

Eccovi date alcune idee. Nel frattempo godiamoci lo scempio della Nostra Terra tra veri tutori dei padrini e “liberatori” che ci vogliono redimere dall’esterno.

Ma quand’è che ci libereremo da soli di tutti e due questi tipi di impostori?

“L’ALTRA SICILIA” – Al servizio della Sicilia e dei Siciliani