Richiesta di dimissioni del Procuratore nazionale antimafia

Bruxelles, 27 Gennaio 2005

L’Altra Sicilia, associazione di diritto internazionale a tutela della Sicilia e dei Siciliani “al di qua ed al di là del Faro”, ha assistito indignata alle affermazioni del Sig. Vigna, alla trasmissione RAI del 25 gennaio u.s. a “Ballarò”.

Questa, rispetto ad altri interventi superficiali, è stata una trasmissione equilibrata seppure ci sarebbero degli appunti da fare per la scarsa conoscenza della Sicilia che si ha in genere in Italia (non a caso i migliori interventi sono stati quelli dei convitati siciliani e soprattutto della figlia di Alfano, alla quale va tutta la nostra solidarietà e l’ammirazione per il coraggio del padre).

Ma veniamo al dunque. Vigna dice che, a differenza degli imprenditori del Sud continentale, i nostri sono “omertosi” per cultura, si piegano senza lottare, sono i Siciliani ad essere mafiosi e (sottinteso) se è così non c’è niente da fare…

Lo sa perché i Siciliani sono diversi dai Calabresi, dai Campani, dai Pugliesi, Sig. Vigna?

Non lo ha ancora capito?

Perché le “mafie” continentali sono forme di delinquenza pura, quella siciliana è invece essenzialmente politica.

Non è meno vergognoso che lo Stato abbandoni il Sud alla delinquenza ma contro un delinquente si può tentare più facilmente di reagire, di associarsi, di lottare…

Quando i delinquenti sono da sempre nello Stato e nei partiti politici italiani che usano la mafia come cane da guardia per tenere al guinzaglio la Sicilia è un po’ diverso…

Ci sono anche da noi le reazioni… Non so se ha sentito parlare di Tano Grasso, non so se ha sentito parlare dei lenzuoli e dei manifesti che inondano Palermo da qualche tempo: “Un popolo intero che paga il pizzo non è un popolo libero”.

Ma c’è anche chi, non a torto, intuisce che questa delinquenza abita nelle istituzioni ed ha legittimamente paura. Paura di morire o di ridursi sul lastrico…non DNA mafioso come sprezzantemente lascia intendere lei.

Le ricordo che fino al 1816 nella sua millenaria storia di Nazione a sé la Sicilia non aveva alcuna forma di Mafia, che il malandrinaggio e l’anarchia che seguirono alla cancellazione del Regno di Sicilia furono al più una sorta di “pre-mafia” non ancora nel cuore delle istituzioni, che la mafia nasce con Garibaldi che si alleò con questi malandrini per fare diventare Italiana la Sicilia.

Da allora in poi c’è un patto tacito fra potere politico italiano e mafia: sostegno in cambio di impunità. Non c’è niente di più italiano della mafia in Sicilia; quel patto servì tante volte all’Italia: dai tempi del brigantaggio, quando solo in Sicilia (chissà perché) non si ribellò nessuno agli oppressori piemontesi, al Dopoguerra, quando ci si servì della mafia per liberarsi dello scomodo Separatismo. Le ricordiamo che il sette volte Presidente del Consiglio è stato assolto solo per prescrizione e che il braccio destro dell’attuale Presidente del Consiglio ha sul groppone una condanna di nove anni…

I Siciliani questo lo sanno, e hanno legittimamente paura… Non si può essere eroi contemporaneamente contro i delinquenti e contro l’Italia: è una lotta troppo impari…

Ma oltre al danno (di cui gran parte del Centro-destra è corresponsabile o complice) ci dobbiamo subire la beffa dei professionisti dell’antimafia come lei (di cui questa volta è in gran parte complice il Centro-sinistra) che hanno interesse a dipingere la Sicilia come la terra della mafia perché i Siciliani sono tali o comunque come la terra dell’eterna denuncia, dell’eterno dolore. Non si accorgono quelli come lei che affermazioni del genere isolano i tanti Siciliani onesti che sono sì elogiati ma nello stesso tempo subdolamente additati come “non Siciliani” cioè come “poveri fessi” che non hanno capito.

Senza parlare poi del danno economico che questa immagine ci arreca. Non è che non se ne debba parlare, ma si deve dire tutta la verità: MAFIA = ITALIA, MAFIA = ROMA. Noi siamo solo vittime! E scrivetecelo voi nella Costituzione che si deve lottare la mafia e non toccate il Nostro Statuto!

Che bella idea quella di istituzionalizzare la mafia come un soggetto politico permanente del nostro panorama (sì, si scrive che si deve combattere, ma in realtà si legge che comandano loro).

A parte tutto questo, troviamo indecente che una persona come lei che non ha fiducia nel senso civico dei Siciliani ricopra quella inutile carica. Si dimetta, i Siciliani non hanno bisogno del razzismo degli italiani!

E per il resto ridateci la Nostra Carta negata!

Applichiamo almeno lo Statuto. Costruiamoci la nostra polizia, recidiamo i legami di dipendenza economica e psicologica dalla Penisola e vedrete che la mafia o sarà solo un ricordo o diventerà un male esclusivamente continentale.

“L’ALTRA SICILIA” – Al servizio della Sicilia e dei Siciliani