SUI CONFLITTI NELLA POLITICA SICILIANA

Bruxelles, 20 Ottobre 2004

L’Altra Sicilia, associazione di diritto internazionale di Siciliani residenti all’estero ed in Sicilia, vuole mettere in guardia i suoi lettori, nonché elettori siciliani, dal trasformismo disinvolto di alcuni nostri politicanti e vuole offrire una chiave di lettura su alcune “convulsioni” che ci presenta la recente cronaca politica isolana; convulsioni che spesso disorientano l’opinione pubblica, la quale non sa bene che interpretazione dare loro.


Partiamo dal partito “sicilianista” di Nuova Sicilia.

Di recente il suo leader indiscusso ha “silurato” due noti esponenti: la Lo Curto e Acierno.

Si premette che la nostra associazione non nutre particolare stima per un leader politico che in questi anni ha difeso solo a parole l’identità, gli interessi e l’autonomia speciale del Popolo Siciliano, e che, avendo definito in una telefonata con un certo tipo di elettore “sbirri” i tutori dell’ordine pubblico, non ha nemmeno sentito il bisogno di chiedere scusa a tutti quegli altri elettori che hanno creduto (ingenui) che il Sicilianismo sia anche una grande occasione per porre fine alla dominazione mafiosa cui l’Italia ha condannato la Sicilia sin dal 1860.

Forse fu (volendo essere a tutti i costi benevoli) soltanto un accondiscendere ad un certo tipo di elettore credendo che la telefonata non fosse intercettata, ma anche quell’accondiscendenza è assai colpevole e andava ritrattata pubblicamente.

Tuttavia bisogna riconoscere che le ultime uscite del Sig. Pellegrino non sono del tutto prive di interesse per gli interessi della Sicilia.

Intanto, forse avvedendosi dell’insipienza politica della sua creatura, di recente ha richiamato i suoi ad un risveglio identitario che, al contempo, desse visibilità autonoma del movimento rispetto agli schieramenti contrapposti dei partiti italiani e contribuisse a convogliare (finalmente) una larga fascia di voto d’opinione accanto ai soliti vecchi voti clientelari o “tribali” che altri partiti potrebbero gestire meglio e che non giustificano di per sé l’esistenza di Nuova Sicilia. E poi ha fatto chiarezza rispetto a due figure che di Sicilianista non avevano che la casacca (non che Nuova Sicilia sia molto meglio, ma…) e che giocavano con qualche ambiguità con Forza Italia; formazione questa che sta agli antipodi di una qualsiasi forma di autodeterminazione del Popolo Siciliano.

In particolare, l’Acierno da qualche tempo si vede su una televisione locale (CTS) fare arringhe senza contraddittorio agli elettori siciliani contro la Sicilia e la sua Autonomia!

Il Sig. Acierno, di professione deputato, plaude alla devolution! Ma bravo! Che importa se con essa l’Assemblea Regionale Siciliana, il più antico Parlamento del Mondo, è degradata a vile consiglio regionale che si scioglie insieme al Senato federale.

Che razza di autonomia speciale è, Onorevole Acierno, se la nostra stabilità politica è rimessa ai capricci della politica nazionale?

Se questi sono gli espulsi, bene ha fatto Pellegrino, ma – badiamo bene – le insidie della devolution varrebbero da sole l’uscita dalla maggioranza dei cosiddetti partiti sicilianisti, cosa che né Pellegrino, né Nicolosi avrebbero mai il coraggio di fare.
Per fortuna che il referendum manderà all’aria queste fantasie nordiste e romane…

E veniamo alla bufera in casa UDC.

Si apprende con soddisfazione che il Sig. Raffaele Lombardo porta avanti la bandiera della rappresentanza politica siciliana contro i fautori del “colonialismo” (ma quando se n’è accorto? comunque, meglio tardi che mai…).

In poche parole egli dice: questa “rivolta dei quarantenni” è una rivolta di mezze figure che non hanno nessun disegno se non quello di accontentare i vertici romani del partito; il partito è in buona misura un partito siciliano ma si accontenta del sottogoverno locale, lasciando l’alta politica a italiani “peninsulari”; è giunto il momento di contare di più a Roma, magari con un bel ministro siciliano.

Egregio Sig. Lombardo, sa quanti ne abbiamo avuti e ne abbiamo di ministri siciliani che si dimenticano della Sicilia? E’ vero che la rivolta è una tempesta in un bicchier d’acqua da parte di siciliani super colonialisti, ma non che Ella sia molto da meno in quanto a subalternità…

Avete scoperto che la democrazia cristiana siciliana non ha voce in capitolo a Roma, se non per difendere qualche angusto privilegio locale?

Bene! Ci si permette di osservare che è così dai tempi dell’Alto Commissario Aldisio, gran nemico della Sicilia e della sua Autonomia.

E’ vero, qualche ministro siciliano “vero” non farebbe male; qualcuno che battesse i pugni nella finanziaria e che ricordasse ai colleghi di convocare il nostro Presidente della Regione quale membro di diritto del Consiglio dei Ministri. Non come i tanti che abbiamo avuto: da quel sindaco di una grande città che aveva partecipato alla c.d. Primavera Siciliana (non il partitino omonimo, ma quella vera, precocemente sfiorita perché non sufficientemente Siciliana) e che andò a fare il Ministro degli Interni senza altro frutto per la nostra Terra che qualche iniziativa municipalista utile solo a mettere le città siciliane una contro l’altra, a quell’altro attuale ministro dei rapporti con le Regioni che fa da notaio allo scempio istituzionale che si consuma ai nostri danni, rinnegatore persino della propria eredità politica familiare.

E’ vero sì, ma ci vuole anche ben altro!

Ci vuole, Sig. Lombardo, una classe politica che non solo faccia valere a Roma i nostri interessi, ma che scelga di “vivere” in Sicilia, trattando la nostra terra da Comunità Politica Autonoma, da Regione- Stato quale è nell’impianto statutario e quale è per vocazione geopolitica (come fece, per intenderci, a Bolzano lo storico leader della SVP, Magnago).

Ci vogliono Siciliani che organizzino i partiti nazionali in Sicilia su base regionale, come accade in tutte le altre nazionalità storiche europee non statuali, e che facciano i Ministri (o, se non si vuole esagerare, comunque i “Segretari di Stato”) a Palermo, non i semplici Assessori. Si comportino gli attuali Assessori regionali con i poteri che gli competono (che sono da Ministri di uno Stato regionale), rivendichino queste competenze, le usino per migliorare le condizioni di vita del Popolo Siciliano, e vedremo correre i Follini e i Casini a negoziare con questa formazione regionale (ed altre simili) il consenso necessario per gli equilibri romani.

L’Altra Sicilia – al servizio della Sicilia e dei Siciliani