Nuova ondata di attacchi mediatici contro la Sicilia. A cosa è dovuto?

Ultimamente abbiamo assistito – e la cosa sembra non dover finire qua – ad una nuova ondata di attacchi mediatici contro la Sicilia.
Se ci fate caso, per queste invettive, utilizzano spesso qualcuno che abbia un legame con la Sicilia in maniera tale da rendere più credibile il messaggio agli occhi dei siciliani stessi, come dire, se lo dicono loro che sono siciliani, sarà vero. In realtà costoro non sono siciliani, ma sono i tentacoli di una piovra la cui testa non si trova certamente in Sicilia e il cui obiettivo è quello di stritolare l’Isola impedendole di svilupparsi.
Ha iniziato uno dei cani da guardia del potere italiano in Sicilia, il sindaco della città etnea, Enzo Bianco, che in questa circostanza proponeva la cancellazione dello Statuto autonomo parlando in qualità di presidente del Consiglio nazionale Anci (Associazione Nazionale Comuni Italiani). Peccato che lui questa carica non potrebbe ricoprirla essendo che, per Statuto e quindi per Costituzione, gli enti locali siciliani fanno capo alla Regione Siciliana e non allo Stato italiano.
Dopo Bianco, è giunto il momento del direttore del quotidiano “Libero”, Maurizio Belpietro, non nuovo a queste stravaganti uscite, in cui ci ha definiti la Grecia d’Italia a causa della grave situazione di bilancio in cui versa la Regione Siciliana, accusando, inoltre, i vari esecutivi italiani di non aver commissariato i governi siciliani che si sono succeduti negli ultimi anni.
Al direttore purtroppo è sfuggita la notizia, uscita quasi in contemporanea, in cui la Corte dei Conti ha messo a nudo come lo Stato italiano ruba i soldi ai siciliani. Per di più pure la Corte Costizionale, in una sentenza depositata ieri, ha stabilito che le tasse riscosse in Sicilia devono rimanere nell’Isola, anche se si riferisce alle imposte previste fino alla riforma del Titolo V della Costituzione del 2001.
Ma siccome la mamma dei cretini è sempre incinta, ecco che a Belpietro fa eco Edward Luttwack, che scopro avere origini bagheresi.
Lo Stato italiano, è risaputo, ha sempre avuto il terrore di una Sicilia indipendente o che, comunque si autogoverni e il motivo ce lo dice proprio il quotidiano “Libero”, in un articolo del 2011, sostenendo che se se ne andasse una qualsiasi regione del sud, l’Italia starebbe meglio, ma se ad andarsene fosse la Sicilia la cosa sarebbe molto diversa in quanto l’Italia resterebbe a secco di carburante e petrolio.
Ma oltre a questa atavica paura italica, in questi ultimi attacchi, c’è dell’altro.
All’anniversario dello Statuto, l’ex assessore regionale Gaetano Armao ha dichiarato che “bisogna ripensare completamente un sistema che non può più essere di una Regione contro lo Stato, ma di una Regione che interloquisce con l’Europa”.
Quindi, una Regione Siciliana che bypassi lo Stato italiano e si ponga alla pari di esso nei rapporti con l’Unione Europea.
Così potrebbero essere più chiari i motivi di questa attuale isteria nei confronti della Sicilia. Ecco che potrebe spiegarsi, quindi, il voler a tutti i costi commissariare la Sicilia e cancellare lo Statuto autonomo. L’Italia non potrebbe permettersi di essere inglobata nei futuri Stati Uniti d’Europa senza il controllo sulla Sicilia. E poi c’è la vicenda greca che non si sa bene quali riflessi geo-politici potrà portare sul continente, quindi, meglio tenersi stretta la gallina dalle uova d’oro.
A mio avviso, comunque, questa Europa o qualsiasi altra Europa, non andrebbe bene alla Sicilia. Il motivo è che l’esistenza di un nuovo impero europeo ci renderebbe terra di confine, invece, la Sicilia ha bisogno di essere centro del Mediterraneo, non solo geograficamente, ma anche, e soprattutto, politicamente.
 Marcello Russo