Mafia e affari, Gas spa: soldi e gioielli in Andorra. Un nuovo sequestro per le Brancato

La notizia di oggi è che la Guardia di Finanza, su input della Procura di Palermo guidata da Francesco Lo Voi, è arrivata fino al Principato di Andorra, tra la Francia e la Spagna, per trovare una parte del tesoro che la famiglia Brancato aveva nascosto nelle cassette di sicurezze delle banche locali: soldi e gioielli per un valore di 6 milioni di euro. Adesso il ‘tesoretto’ è sotto sequestro e Maria D’Anna e le figlie Monia e Antonella Brancato sono accusate di riciclaggio. Un tentativo di salvare il salvabile, secondo gli inquirenti, dopo il maxi sequestro di 48 milioni di euro del 2013.

Ma si tratta solo di uno dei tanti capitoli della controversa storia della GAS SPA (Ezio Brancato marito e padre delle indagate fino alla sua morte ne è stato a capo), una società che è stata l’emblema di quel connubio diabolico fatto di mafia, affaristi, politica e misteri mai svelati. Non solo. Monia Brancato aveva pure sposato il figlio di un noto magistrato, cosa che ha aggiunto alla storia di questa azienda sospetti sulle indagini.

Adesso il quadro si va delineando sempre di più.

Per capire quale coacervo di interessi si siano annidati in questa società, diciamo subito che che la GAS è stata indicata nel 2011 dalla Corte di Cassazione come la cassaforte di Vito Ciancimino, l’ex sindaco di Palermo. Normale: la Gas spa nasce da una ˜felice’ intuizione di Salvo Lima, l’uomo di Andreotti in Sicilia. La vicinanza di Ciancimino con Bernardo Provenzano è un fatto noto.

E’ stata la Gas spa, a partire dagli anni ’80 a metanizzare centinaia di Comuni siciliani a suon di miliardi pubblici rimanendo indenne pure al terremoto scatenatosi con il passaggio dalla Prima alla Seconda Repubblica. Il ˜gioco’ era il seguente: il gruppo Gas spa prendeva l’appalto per metanizzare un Comune e creava una società ad hoc, filiazione diretta della holding Gas spa. Il Comune dava alla società del gruppo la concessione per la realizzazione dei lavori e – punto importantissimo – per la gestione del servizio. Il gruppo Gas spa, in pratica, ultimati i lavori, gestiva il servizio per almeno trent’anni. Ed era proprio la gestione del servizio a rendere lucroso l’affare. Ad appalti, ovviamente, seguivano subappalti.

Fino al 2004 la società è rimasta sulla cresta dell’onda e degli affari più lucrosi, senza grossi problemi. Poi la vendita del gruppo Gas spa per 126 milioni di euro alla Gas Natural spagnola. Si poneva così fine alla gestione che faceva capo al gruppo Brancato e al gruppo Lapis.

Le indagini partono nei primi anni del 2000 quando i magistrati palermitani cominciano a seguire le tracce del tesoro di Massimo Ciancimino. Questa società ha visto sempre comproprietari due raggruppamenti di riferimento: il gruppo Lapis e il gruppo Brancato.

A finire nel tritacarne giudiziario è per primo Giovanni Lapis. Nel 2005, infatti, i magistrati gli sequestrano il denaro ricavato dalla vendita agli spagnoli, ma non fanno lo stesso con la quota Brancato. Da qui una serie di dubbi sulle stesse indagini ricostruiti in questo articolo firmato dal direttore di questo giornale (Giulio Ambrosetti) e pubblicato da Live Sicilia nel 2011.

La musica cambia quando ad indagare saranno Antonio Ingroia e Nino Di Matteo. E lo stesso cambio al vertice della Procura di Palermo sembra avere dato un nuovo input alle indagini.

Una storia lunga e complessa, la più lucrosa avventura imprenditoriale andata in scena in Sicilia negli ultimi trent’’anni che per certi versi resta ancora oscura.

Se i magistrati continueranno su questa strada, non sono da escludere sviluppi ancora più clamorosi.

Fonte: www.timesicilia.it