Elezioni presidenziali francesi: l’attualità del Gattopardo

Questo primo turno dell’elezione presidenziale avrebbe potuto avere pure il sapore dell’inedito. Un presidente (perfido) che entra nella Storia proprio nel momento del suo abbandono asfaltando il suo stesso partito ; nessun candidato ecologista in lizza; due candidati scelti  dopo primarie farlocche  da parte dei due partiti che hanno retto,  per anni e  a turno, le sorti dell’Esagono.

Invece tutto secondo copione, niente cambia,  come scrisse Tommasi di Lampedusa con la differenza sostanziale che quei gattopardi, in Francia, sono diventati gatti mammone.

Gli elettori hanno  deciso di seguire uno scenario già scritto mandando al ballottaggio il duo Mâcron-Le Pen. Adesso toccherà loro scegliere tra questi due candidati, ritenuti anti-sistema o fuori -sistema , in ogni caso seguaci dell’ormai scontato refrain: né destra né sinistra.

Tutto cambia  in effetti per  non cambiare perché ,stranamente , dopo la presidenza fallita di Hollande, quindi della sinistra liberale, questa sinistra liberale arriva alla vittoria del primo turno. A destra la corrente liberale conservatrice di Fillon è stata invece  superata da quella  patriottica e popolare che deve gran parte della sua esistenza  e del suo successo spettacolare proprio al fallimento della prima. Tutto secondo copione.

In questi 15  giorni di campagna elettorale che si annuncia spietata, il duello Macron-Le Pen metterà di fronte una falsa sinistra ed una vera destra. In verità, pur se i leader sconfitti hanno chiamato le loro truppe  a votare tutti contro Le Pen, non bisognerà sicuramente dimenticare che il voto di coscienza  appare molto piu’ difficile per un elettore di sinistra che per quello di destra.

in effetti il candidato della vera sinistra sarebbe stato Melanchon, e la sua attitudine a non voler dare consegne di voto per il secondo turno spiega chiaramente questo dilemma di coscienza che si è aperto nella sinistra . Certo potrà poi raccontare  storie di antifascismo per convincere i suoi  al voto per Macron, ma ritornerebbe , dopo molti anni di lotta al sistema, ad invischiarsi proprio a quel sistema che dice di combattere, avallando implicitamente proprio il liberalismo economico e societario a lui piu’ inviso. Sarà improbabile  che gli elettori di Melanchon possano firmare il bollettino di voto per Macron, ma tutto è stato sempre possibile al grido “di Dio lo vuole…”

Quanto agli elettori di destra , quelli piu’ convinti hanno già votato le Pen, e chi deciderà di farlo tra 15 giorni avrà ben capito che , se eletta, Le Pen dovrà pur confrontarsi con la realtà economica e finanziaria del paese, un tema basilare  che la sua campagna elettorale non ha saputo affrontare tanto da farle perdere quei voti che invece sarebbero stati naturalmente suoi,  vista la situazione in cui versano il  Paese e la destra tradizionale

Si ridisegna oggi quel fronte repubblicano per bloccare l’avanzata della destra di Le Pen: Fillon chiede di votare Macron per fare sbarramento al Fronte Nazionale , la solita manfrina della destra borghese che si fa fregare sul suo stesso terreno politico e poi chiede di premiare piuttosto l’avversario invece di scendere a patti con la sua anima ritenuta  piu’ nera . Dovrà spiegarlo pero’ ai lettori dei giornali conservatori piu’ seguiti ed agli attivisti cattolici militanti.
Almeno oggi appaiono chiare le due visioni della Francia che si affronteranno al secondo turno: da una parte il popolo, dall’altra una casta fallita che cerca di ritrovarsi nei saldi di fine stagione della politica.

Macron,dopo aver incassato il consenso di tutti gli sconfitti, uniti contro Marine Le Pen, ora  dovrà trovare il discorso giusto per mettere d’accordo le anime del suo  nuovo movimento, diviso tra Gulag e Wall street , tra il cantastorie Arnaud e l’ex ministro anti-sessantottino, Alain Madelin.

Cosi’ assisteremo tra 15 giorni al confronto che sarà molto rude, tra una sinistra contronatura,  borghese e mondialista e la solita destra popolare e patriottica, battuta e  ostracizzata da un sistema  che  la vuole sempre al di fuori dell’arco repubblicano, nonostante i milioni di consensi che ottiene  ad ogni consultazione elettorale.

Eugenio Preta