Il giovedì nero di… Hollywood

Un giovedì nero, questa volta non di Wall Street ma di Hollywood. I media mettono in prima pagina per una volta non i film di Harvey Weinstein, ma i metodi di seduzione del grande maestro della celluloide.

Harvey Weinstein era stato fino a ieri considerato il deus ex machina della settima arte, l’eroe della celluloide, il cinema stesso. Oggi, cadute le “belle” maschere, Weinstein rappresenta “la bestia”, un uomo assolutamente brutto e senza fascino che ha approfittato del suo potere per costringere al sesso giovani ragazze avvenenti, alcune anche pronte a tutto pur di far parte di un cast, di apparire in una pellicola.

In questi giorni, la lista delle ragazze ricche di talento che si sono sacrificate sul letto di Weinstein si è allungata, le notizie di violenza sessuale, naturalmente subite inconsciamente si moltiplicano… E’ una corsa alla confessione, come lo fu per un altro maiale come Strauss-Kahn, l’amico di Mitterand, allora alla guida dell’FMI che non lasciava passare una gonnella senza allungare le zampe.

E’ ormai un “leitmotiv”: gli uomini che hanno potere sono dei maiali, poi quelli di grande potere sono dei grandi maiali, di conseguenza, le donne, anche quelle più emancipate, più femministe e anti-maschio che rimangono invischiate nei giri del potere, non sono che vittime innocenti costrette a subire ed accettare di tutto per avere diritto alla cittadinanza nel mondo dei vip. Minchiate.

Per quanto si può comprendere, tutte le attricette in erba che oscillano le natiche sulle spiagge di Venezia, di Cannes o chessoio, si precipitano nelle residenza dei magnati del cinema, attendono il loro turno davanti la porta di una camera d’albergo dei realizzatori e degli attori più di tendenza, con la speranza di ottenere una parte in un film, come le vecchie dame del cinema, che ormai accettano i ruoli più avvilenti, solo dopo aver ri-passato le forche caudine della stanza da letto del produttore.

Weinstein, il nostro orco però ha fatto una grossa fortuna. Ben introdotto nei salotti che contano, è stato nominato dalla Regina d’Inghilterra Commendatore dell’Ordine dell’Impero britannico; Sarkozy lo ha premiato con la legione d’onore, persino il Centro Simon Wiesenthal gli ha concesso la distinzione per il suo impegno per i diritti umani: un vero pedigree di uomo di successo, meglio se iscritto al political corretto del progressismo. Il mondo del cinema lo adora e quello della politica pure. E’ il più generoso finanziatore del partito democratico (anche se Hilary Clinton ha promesso di restituire i soldi ricevuti in campagna elettorale). Lui è l’uomo a fianco del quale conveniva farsi vedere… fino a qualche giorno fa, oggi, invece, è consigliabile non avvicinarsi troppo, non si sa mai…

Le vittime si svelano numerose, sia quelle che si facevano spogliare, sia quelle che sapevano ma tacevano, vedevano ma fingevano di guardare da un’altra parte. Non ci vuole grande fantasia per immaginare un parallelismo con Dominique Strauss-Kahn, a capo del FMI, altro campione di questo universo di complessati sessuali, per il quale la legge del silenzio è calata inesorabile forse perché, nell’immaginario veicolato dai media progressisti, tali comportamenti sarebbero riservati esclusivamente ai grossi maiali della destra. Ed invece no, è gente con la patente di sinistra, ben ammanigliata ai media. Non più Trump, Putin o Berlusconi. Adesso Weinstein chiede scusa, è disposto ad una diretta Tivvu per piangere e farsi perdonare e girare la frittata.

E’ arrivato il momento di finirla con le ipocrisie borghesi e con il vittimismo femminista, si grida allo scandalo, ma basta per favore! Proviamo soltanto, per una volta, a mettere sullo stesso piatto le richieste del porco maschilista e lo scrupolo della “bernarda” femminista e, finalmente, avremo fatto chiarezza e forse, la parità dei sessi ne uscirà soddisfatta e vincente.

Eugenio Preta