Unione europea: chi controlla i controllori?

Una specie di legge mediatica non scritta, ma sotto gli occhi di tutti,  vuole che l’accadere di un nuovo evento  sostituisca l’interesse della stampa  per quello precedente, affermazione certamente degna del signor De La Palisse, se trascurasse invece  di dire che molti di questi eventi, a volte possono risultare concatenati.

I gilet gialli sono stati scalzati dal patto di Marrakesch  e questo dal terrorista di Strasburgo; la sfida italiana all’Ue, foriera di belle speranze per chi ha “sgamato” da tempo cosa significhi Unione Europea,  viene superata  dall’accordo della vergogna di Bruxelles con tanto di registrazioni e compromessi della serva tra Conte e Junker, con molta comprensione per il lussemburghese che conosciamo, con meraviglia invece per Conte a cui avevamo dato una certa credibilità… fino a ieri pero’.

Furbescamente alcuni approfittano poi della confusione e cercano di ritagliarsi un loro spazio mediatico . E’ il caso di Pierre Moscovici,commissario agli affari economici finanziari, alla fiscalità e all’unione doganale dell’UE, che approfitta della tribuna del Parisien per spiegare agli europei perché il bilancio del governo francese non sarà quello originariamente previsto e supererà la barra del 3% . Excusatio non petita…..In periodo di “millantatori” di popoli, dopo i vendicatori dei re,  lo sforamento del bilancio è  un tema a cui Moscovici è ben abituato.Infatti, Ministro dell’economia con il governo di Hollande, il deficit francese aveva superato il 4,3%, molto piu’ del famigerato 2,4%  presentato e respinto degli italiani.

Oggi questo fortunello ( se fosse rimasto a concorrere per una elezione all’Assemblea nazionale con il suo partito socialista sarebbe stato spazzato dal nuovo “in marcia” di Macron,  invece è diventato addirittura super ministro) confessa che esiste una frattura tra la Francia, quindi l’Europa  delle metropoli e quella delle zone semi-rurali . e che bisognerà sanare questa frattura. Dietro queste affermazioni c’é il doppio Moscovici : quello che aveva abolito la de-fiscalizzazione delle ore supplementari  voluta da Sarkozy e quello che oggi confessa candidamente che quella soppressione era stata una cosa affrettata che aveva generato ulteriori costi.

L’arte di biasimare :  divenuto commissario europeo, il ministro delle finanze nazionale che era stato, furbescamente,  si ridefinisce europeo e non piu’ francese; peggio ancora, lungi dal mostrarsi accomodante- (dopotutto la casa madre di Bruxelles dimostra una certa empatia per le nazioni che la compongono e  che le consentono di sopravvivere)  Pierino è diventato pure un europeista, cattivo e punitivo.

E’ pronto a bocciare ogni Bilancio il cui deficit superi il 3% , mettendoci pero’  subito una pezza (non si sa mai): con la possibilità che superare questo limite potrà essere consentito in maniera temporanea e limitata , eccezionalmente  per un periodo di due anni consecutivi.

Ancora una volta il ministro francese  Pierino si copre di  contraddizioni – ricordiamo  il suo 4,3% di deficit al tempo in cui abitava a Bercy – di fronte al commissario Moscovici divenuto ora esclusivamente  europeo, cosa che ci riporta alla sua intransigenza nei nostri confronti, pur sapendo di essere in torto,  non fosse altro che  per una questione di equità nei confronti dell’Italia, contribuente netto (ndr dell’UE)   .

Per trovare un senso all’  equivoco Pierre/ Moscovici  ci sono due considerazioni da fare . La prima riporta all’eterno ricatto europeo: non è concessa indulgenza , sono le regole da rispettare, un ‘ ingiunzione che lascia ben poco alla legittimità di un dibattito che si vorrebbe democratico.

La seconda lascia immaginare ( cosa che non è nuova nell’UE, vero Signora Merkel?) una specie di Europa a due velocità , pronta ad approfittare delle debolezze altrui, pronta a separare le nazioni virtuose dalle altre, i buoni e i cattivi… e in mezzo i gendarmi di Pinocchio se Moscovici , ritornando ad essere francese , sempre geloso cugino , afferma che la commissione sorveglia da molti anni il debito italiano .

Una domanda sorge spontanea : perché non lo ha mai fatto per la Francia?  Cosi’  se il nostro Procuratore si sente nuovamente francese a pieno titolo quando cerca di avvelenare la vita degli italiani e risponde al vero il detto che  generalmente una domanda ne presuppone  un’altra,  noi oggi ci poniamo una domanda per far sballare il banco:  ma in fin dei conti,  chi sorveglia questo Moscovici?

Eugenio Preta