Dagli eccessi odierni della Chiesa cattolica un’invocazione: “il mio Papa è Ratzinger”

Pubblicata sul mensile del clero bavarese Klerusblatt, la testimonianza inequivocabile degli anni in cui Benedetto XVI era ancora Papa, con la quale egli denunzia la diffusione delle sconvolgenti notizie di abusi commessi da chierici su minori.

Il Papa emerito, che esce raramente dal silenzio del suo ritiro Vaticano, analizza così, con una lettera, la crisi attuale della Chiesa cattolica, scossa pericolosamente dagli episodi di pedofilia, connotandola come conseguenza dello spirito del ’68. “Apriti Sesamo”: i suoi tanti detrattori ritrovano in quel riferimento un gigantesco balzo all’indietro, dimenticando però la logica della denunzia del relativismo che Ratzinger aveva così bene illustrato a Ratisbona ed al Bundestag tedesco – quando i deputati di tutta la sinistra, guarda caso, abbandonarono l’Aula – e che, alla fine, gli ha fatto lasciare il soglio pontificio.

Senza ipocrisie, quindi, l’ex pontefice ritorna ad evocare il decennio 70/80 durante il quale, secondo lui, l’insegnamento morale della Chiesa si era ridotto a zero, tanto da lasciar prefigurare una nuova cattolicità moderna. La volontà affermata dalla Chiesa di lottare contro i crimini di pedofilia non può separarsi da una riflessione completa sulle cause di questa insopportabile devianza, e se Benedetto XVI, di cui tutti apprezzano la qualità intellettuale, interviene nel dibattito, si tratta sicuramente di una maniera eccellente di servire la Chiesa.

La pedofilia ha raggiunto proporzioni gigantesche in ragione dell’assenza di Dio perché, dice Ratzinger, “un mondo senza Dio non è che un mondo senza senso e dunque senza la nozione di bene e di male”.

Il relativismo tanto deprecato da Ratzinger non ha risparmiato la Chiesa né i seminari dove, per sei anni, si sono formati i futuri preti. Non ci poteva essere niente di assolutamente buono né di assolutamente cattivo, e alcuni teologi avevano rimesso in discussione l’autorità della Chiesa nel campo etico provocando la banalizzazione del suo insegnamento morale. Se la nozione di bene e di male si indebolisce, se le frontiere tra di esse si confondono, cosa che è propria del relativismo morale, non c’è da stupirsi se comportamenti altre volte considerati negativi siano apprezzati con indulgenza, addirittura con comprensione.

Per compiacere un mondo divenuto incapace di poter contare su principi filosofici superiori all’azione umana, alcuni chierici, a volte in cima alla gerarchia stessa, hanno cancellato quello che nella dottrina della fede sembrava loro troppo rigido, alterando così la coscienza dei futuri preti, dei vescovi e di una parte della gerarchia ecclesiale. In quello stesso periodo, ricordiamo noi, i libri dell’allora cardinale Ratzinger venivano semplicemente messi alla berlina e chi li leggeva veniva considerato inadatto al sacerdozio.

Per Papa Benedetto XVI questa crisi della Chiesa derivava direttamente dalla liberazione sessuale a tutto campo che aveva invaso tutti i gangli della società contemporanea, periodo durante il quale gli standard normativi precedenti rispetto alla sessualità venivano completamente rimossi; anche la pedofilia veniva diagnosticata addirittura come permessa e possibile. A questo punto tramontava definitivamente il tentativo di creare una Chiesa nuova.

Ora, dice Ratzinger, “bisogna rimettere Dio dentro la società per riconoscere le differenze tra il bene e il male”. L’antidoto al male che circonda e attanaglia l’intero pianeta non può che essere l’abbandono totale a questo amore verso Dio. Oggi la Chiesa è percepita come una sorta di apparato politico e la crisi provocata dai numerosi casi di abuso compiuti dai preti ci porta a considerarla come una cosa miserabile che bisogna riformare profondamente. Non potendo cambiare la Chiesa si potrà almeno cercare di farla ritornare ad essere quella che era stata.

Ma una Chiesa fatta dall’uomo non può rappresentare nessuna speranza, e qui Ratzinger fa eco ai propositi tenuti dal cardinale Sarah, che ha recentemente dichiarato che “se la Chiesa sceglie di umanizzarsi, di gettarsi nel mondo, sparirà, ma se al contrario invece riuscirà a calarsi nel bassofondo del peccato portando il Cristo con sé allora si purificherà e divinizzerà l’umanità”. Come Sarah che esorta a ritrovare Dio, Ratzinger esorta a concentrarsi sul Padre con la forza della grazia divina e a ritornare a vivere Dio, rivolti a Lui e obbedendo a lui.

“Sicuramente, il bigottismo borghese del XIX secolo e della prima parte del XX – aggiunge Ratzinger – ha travisato il messaggio evangelico e nascosto la nozione di misericordia divina, la sua scomparsa ha messo fine ad una visione eccessivamente moralizzatrice della religione cristiana che nascondeva l’ essenziale dietro un catalogo di cause di dannazione automatica”. Siamo però caduti nell’eccesso contrario: tutto è permesso purché si ami, detto che nasconde un insopportabile e impossibile amalgama tra omosessualità e pedofilia, tanto più che nella società contemporanea, ormai, l’omosessualità è ritenuta quasi un bene, e la pedofilia, per fortuna, ancora un male.

Il Papa tedesco, nelle sue oltre cinquanta pagine e in tre lunghi capitoli del suo messaggio, non contesta il dato incontrovertibile che il bene e il male esistano sicuramente nella Chiesa, ma ricorda anche come la Chiesa sia stata sempre capace di attraversare le crisi e di uscirne ancora più indistruttibile: molti uomini (e donne) che credono umilmente, che soffrono ed amano Dio, ne sono la prova evidente.

Eugenio Preta