EVVIVA! LA REGIONE SICILIANA HA SETTEMILA DIPENDENTI IN PIU’

Trapani, 28 Luglio 2005

L’Altra Sicilia registra come ancora una volta la programmazione finanziaria della Nostra amata Regione sia concepita da chi la governa come puro strumento di raccolta dei consensi.


Il Governo Cuffaro ha stabilizzato 7.000 precari in due giorni, realizzando in un colpo solo un’ulteriore ingessatura della sua spesa corrente e un incremento sotanziale del suo organico pari a circa il doppio di tutti i dipendenti di una normale regione a statuto ordinario.

Attenzione, fratelli Siciliani! Se continuiamo su questa strada ci toglieranno ogni autonomia e persino i posti di lavoro pubblici che sono necessari!


Si tratta di un problema gravissimo sul quale non si può abbassare la guardia.

Noi abbiamo detto sempre che i primi ad essere ingannati sono stati i precari, che la via d’uscita dal precariato dev’essere fatta in modo graduale, prevedendo anche delle immissioni in ruolo di alcuni di loro, prevedendo un intervento finanziario ad hoc da parte dello Stato Italiano…

Ma l’assunzione in massa è demagogica, ingiusta e irresponsabile. Qualcuno deve pur dirlo anche se può risultare scomodo e noi ci prendiamo questa responsabilità!

Di questo passo dovremo organizzare almeno tre comitati per difendere altrettanti diritti violati:
– il comitato dei dipendenti pubblici assunti per “concorso”, specie sempre più rara ed alla quale invece bisognerebbe garantire una carriera differenziata e migliore retribuzione rispetto a quelli che sono entrati per “conoscenza” (circa il 90 % del pubblico impiego siciliano);


– il comitato dei disoccupati senza raccomandazione, i quali non avranno mai speranza di entrare nel pubblico impiego perché ogni posto possibile o anche solo immaginabile è stato ipotecato dalla stabilizzazione dei precari;


– il comitato dei professionisti e degli imprenditori che vivono solo di mercato e che devono sopportare il peso fiscale di una burocrazia elefantiaca che non aveva nemmeno la cessata Unione Sovietica.

Poi ci meravigliamo se la Sicilia è fanalino di coda nelle esportazioni, se non produce niente, se Milano ha più rapporti di Palermo o Catania con i paesi del Mediterraneo!

E di cosa ci meravigliamo se la Sicilia, la nostra Sicilia, è stata trasformata nel più grande stipendificio del mondo: popolo di consumatori (di beni prodotti altrove), popolo di schiavi; altro che “zona franca”, altro che piattaforma per gli scambi euromediterranei!

Si dirà: “ma che c’è di male a stabilizzare dei poveri lavoratori se i soldi ci sono?”.


Ma – questo è il punto – ci sono davvero i soldi?


La copertura di questi provvedimenti non è valutata se non guardando ad un orizzonte di tre anni e per di più senza guardare ad altro che ai flussi finanziari, trascurando invece la “sostenibilità economica” del provvedimento.

Non sappiamo se basteranno 90 o 150 milioni di euro; sappiamo che quella somma, e molte altre di più per le future generazioni, saranno distolte dagli investimenti produttivi, saranno distolte dai servizi sociali alla collettività e ai cittadini, saranno distolte da una possibile defiscalizzazione che, Statuto alla mano, potrebbe alleviare il peso insostenibile che oggi grava su tutti i contribuenti siciliani.

E tutto questo perchè? Per dare stipendi più che per dare lavoro. La produttività marginale del lavoro, insegnano i manuali di economia, è decrescente: detto in parole povere se in una barca arruoliamo sempre più marinai, all’inizio il vantaggio di ogni nuovo marinaio è grande, poi sempre più piccolo, ancora dopo ogni marinaio in più è inutile, poi ancora addirittura dannoso, e alla fine la nave affonda…

Un esercito di dipendenti pubblici non potrà che lavorare male, essere mal pagato, e perciò non valorizzato, scontento. Ma questo ai politici non importa, basta assumere amici e parenti, magari a un anno dalle elezioni…

L’intangibilità al ribasso dell’organico del pubblico impiego è un tabù per tutti, vogliamo dire anche per noi…

Ma se continuerà così, verrà il giorno che la Sicilia dovrà buttare in mezzo alla strada 20.000 dipendenti, così … come nell’Inghilterra della Thatcher, come nei paesi socialisti convertitisi all’economia di mercato da un giorno all’altro.
Ma noi ancora viviamo in pieno socialismo reale.

Abbiamo un dirigente ogni cinque dipendenti (le regioni italiane ne hanno mediamente uno ogni sessanta) e stiamo evidentemente provvedendo a ridurre il gap assumendo i cinquantacinque che mancano.

La Nostra Regione-Stato sarà diversa, lo sappiano i Siciliani che vorranno votarci e quelli che non lo vorranno: pochissimi salariati e impiegati d’ordine, impiegati di concetto quanto bastano, professionisti e laureati di più e pagati anche bene, in funzione dei risultati e dell’importanza delle mansioni loro delegate;


spese correnti ridotte a favore di quelle in conto capitale;


spese per il mantenimento della struttura ridotte a favore di quelle per gli interventi (i servizi ai cittadini);


la spesa complessiva ridotta per portare avanti una campagna di complessiva defiscalizzazione;


spese di struttura (stipendi) spostata a favore di quei settori che creano sviluppo o benessere per la collettività (ad esempio l’università e la ricerca). In una parola “moralizzazione” della spesa pubblica!
Ormai la frittata è fatta però! L’ennesima! Ma stiamo tranquilli che qualcuno, noi o i nostri figli, questo conto lo dovrà pagare.

Un’ultima notazione, ancora sul “patto etico” siglato dai politici siciliani: a che serve siglare patti e protocolli se poi l’interesse pubblico viene sempre calpestato a favore delle clientele?

Ai veri Altri Siciliani la risposta.

Viva la Trinacria! Viva il Vespro! Viva la Sicilia!