Statuto, Devolution e Ponte: la guerra infinita

Bruxelles, 21 ottobre 2005

L’Altra Sicilia apprende con soddisfazione che il “nuovo” Statuto di Lo Porto (quello che, altre volte, avevamo definito “evirato”) ha avuto un incidente che lo ha affossato, speriamo per sempre.

Che spettacolo miserabile! Andare a elemosinare a La Loggia (ogni commento su questo altro “amico” della Sicilia lo risparmiamo) di approvare in fretta lo Statuto tradito proprio mentre quello vecchio, sia pure dopo più di 60 anni, sta fruttando qualcosa in questi giorni.


Non ci complimentiamo con Cuffaro per questo: ha fatto finalmente una piccola parte del suo dovere dopo cinque anni di inerzia a chiedere quei 500 milioni prodotti dalla “nostra” economia, senza chiedere per contro tutti quelli mai dati in passato.

E ce ne sarebbero molti altri da riprendersi…

Noi non siamo contrari in linea di principio ad emendamenti o riforme dello stesso; ci sembra assurdo, però, che si debba mutilare uno strumento potentissimo come lo Statuto, fondato sul sangue dei martiri che lo hanno reso possibile, quando non si è provato mai a tentare di applicarlo, né soprattutto di farlo conoscere al Popolo Siciliano.
Il tempo però ci dà ragione. E ci darà ragione anche su altri fronti.

Oggi si approva una devolution che, oltre ad ampliare l’autonomia delle regioni a statuto ordinario, riduce quella delle regioni a statuto speciale, portandole sostanzialmente sullo stesso piano delle prime.

In particolare la Nostra Assemblea si chiama così e non Consiglio perché è un Parlamento, sia pure “regionale”, e non un organo che lo Stato centrale possa sciogliere a piacimento in funzione di “sue” esigenze costituzionali.

La sovranità della Sicilia si basa sulla piena autonomia della sua comunità politica e pertanto è impensabile legarne la durata ai capricci della politica nazionale ed al cosiddetto Senato Federale.

La nostra Assemblea in origine, addirittura, durava 4 e non 5 anni e secondo noi così dovrebbe tornare ad essere anche al solo scopo di rimarcare la nostra specificità. La riforma della Corte Costituzionale, poi, è incoerente con la presenza dell’Alta Corte, mai abrogata.

Peraltro l’Autonomia non può che essere responsabile ma solidale. Se si spezza del tutto il filo della solidarietà fra le varie parti dello Stato, allora ce lo dicano chiaramente e facciamo del tutto da soli. Non parliamo tanto per noi, che abbiamo lo strumento potentissimo (e mai usato) dell’autonomia tributaria e risorse energetiche, ambientali e culturali (non sfruttate, svendute o regalate) non paragonabili a nessun altra parte del paese, quanto per i fratelli dell’Italia meridionale che con questa riforma sprofonderebbero nel terzo mondo.

E a noi Siciliani, al di là della fratellanza, conviene un’Italia meridionale poverissima?

A proposito, dov’erano i “nostri”, a Palermo come a Roma, mentre si votava quest’altro imbroglio?

Dov’era il solito Lo Porto, uno dei più indegni rappresentanti della carica che ricopre?

Dalla stampa apprendiamo che hanno detto di sì in cambio di quel pugno di soldi di cui dicevamo più sopra e che peraltro lo Stato italiano ci deve da sessant’anni. Così, con un finanziamento contingente dovuto per un rapporto strutturale tra noi e le finanze italiane, si svende in un colpo solo l’Autonomia siciliana e la solidarietà nazionale nei confronti del Mezzogiorno tutto e dell’Italia meridionale in particolare.

Per queste ragioni voteremo no al referendum che certamente si farà contro questa ennesima truffa ai danni del Popolo Siciliano.

E il tempo ci darà ragione anche su quell’altra grande truffa ai danni di Messina e del Popolo Siciliano che è il “ponte”: grazie a Dio è molto più probabile che fallisca la Impregilo che non che si costruisca sul serio… Ma chi mette mano a questo altro grande spreco?

Ma davvero credono di fare la “regione dello stretto” togliendo Messina e Taormina alla Sicilia? Piuttosto sarà la guerra…

Ma davvero credono di farci pagare un prezzo enorme per un imbuto illogico che emargina la Sicilia anziché collegarla al resto del Mediterraneo?
Guardiamo la carta geografica! Noi siamo al centro e invece ci vogliono forzare ad essere il fondo dello stivale.

Ma davvero credono che Messina abbia bisogno di questo sfregio?

Facciamone di nuovo una città marinara, un Porto Franco come nel Medioevo con a capo il suo Stratigoto. Sarà “Il Porto” del Mediterraneo…

Ha mai nuociuto a Taiwan o a Cipro o a Malta o all’Irlanda l’insularità? Ma se ne hanno fatto la loro ricchezza!

Il sostanziale fallimento dell’Eurochannel sotto la Manica non insegna nulla?

Il tempo ci dà e ci darà ragione; che non manchi per noi avere quel pizzico di coraggio che serve quando il vento della storia soffia nella direzione giusta.

Antudo!

L’ALTRA SICILIA – Ufficio Stampa