Elezioni comunali a Messina: l’inizio di una rivoluzione?

Messina, 29 novembre 2005

Una lettura superficiale delle consultazioni elettorali appena concluse a Messina potrebbe essere la seguente e la “disinformazione” nazionale la sta subito cavalcando: nella 13ma città d’Italia si votava per il rinnovo del Sindaco e del Consiglio Comunale, i due schieramenti nazionali sono arrivati quasi pari, si va al ballottaggio, punto e basta.

Anzi, il quotidiano “nazionale” più diffuso in Sicilia aggiunge, tradendo livore nei confronti di qualunque cosa che sappia di autenticamente siciliano, che le liste autonomiste “si fermano al 7,3 %”, “si fermano”, cioè “hanno perso”.

Poco importa se sono l’ago della bilancia dei futuri equilibri politici, non solo messinesi, … a Roma quello che importa, anche nella Roma “di sinistra” (e soprattutto in quella “di sinistra”), centralista in modo genetico, ancestrale, non è che la CDL abbia fatto un vistoso passo indietro in una delle sue roccaforti nazionali e che, pur con la maggioranza consiliare, rischia di perdere persino Messina, no!, la notizia è che i Sicilianisti e gli Autonomisti “si fermano” al 7,3 %.

Ecco ancora una volta dimostrata una verità che noi de L’Altra Sicilia abbiamo sempre affermato: la lotta politica nazionale quando varca lo Stretto ed arriva in Sicilia si sutura e diventa, a senso unico, anti-siciliana. Poi ci si meraviglia che i Siciliani non hanno tanta voglia di cambiare…

Ma cerchiamo di ragionare sui numeri anziché giocare con le parole… Per trovare una consultazione recente in cui a Messina (città oggettivamente difficile e simbolo per il Sicilianismo) si presentarono liste autonomiste non si può che risalire alle politiche del 2001. Lì l’unica formazione sicilianista presente, Noi Siciliani, ottenne percentuali all’incirca dello 0,7 %. Ora siamo a circa dieci volte tanto, più il 6 e passa per cento circa rilevato nelle liste sicilianiste interne alla CDL.

Lasciamo perdere il fatto che – a nostro avviso – molte di queste liste sono sicilianiste soltanto di nome, diciamo “di contrabbando”. Sta di fatto che, per il principale quotidiano nazionale letto nell’isola, ventuplicare i consensi significa “fermarsi”…
Non si preoccupino lor signori; quando i Siciliani, Messinesi e non, avranno il vero autonomismo siciliano da votare, questo traguardo sembrerà soltanto una piccola tappa intermedia, anche se per loro, potremmo giurarci, anche centuplicando i consensi i Sicilianisti si sarebbero “fermati” al 70 %.

In realtà a Messina è successo un vero terremoto elettorale, vero pericolo per la dominazione coloniale continentale oggi apparentemente incontrastata in Sicilia, ma è proprio questo che deve essere minimizzato, scongiurato, ma ancora una volta tenteremo di fare una riflessione fondata sui numeri e sulla logica.

Partiamo dalle condizioni generali della consultazione.

Messina è una città degradata, oppressa, avvilita. Non ci sorprenderemmo se venissero a galla scandali legati al voto di scambio. Per risollevarsi occorre un minimo di prospettive e di lucidità ed oggi a Messina c’è troppa disperazione e squallore politico perché si possa facilmente invertire rotta con una semplice rivolta morale.

Poi Messina è città di frontiera: è adulata col mito del “ponte” e non mancano molti Messinesi che, solo perché di origine calabrese, magari guardano con qualche sospetto al Sicilianismo, quasi che la Calabria non fosse la parte di Sicilia che dopo il Vespro rimase aggiogata al Regno di Napoli pur avendo lottato al fianco nostro e pur avendo praticamente la stessa lingua e quasi la stessa composizione etnica nostra.

Insomma per noi Messina è una città strutturalmente difficile e, in più, per motivi legati alla sua storia politica recente, una città assai moderata, in cui, per intenderci, in prima repubblica, il vecchio PCI aveva percentuali dell’8 % quando in Italia si aggirava intorno al 30 %.
In tempi più recenti è stata una roccaforte della CDL nella Sicilia che già era la cassaforte della CDL. E l’eredità pesa.

Ma torniamo ai numeri.

La sedicente “Casa delle Libertà” arretra ma … tiene. Diciamo che il “moloch” si va sgretolando. Hanno conservato di un soffio la maggioranza relativa (per qualche centinaio di voti), ma non è detto che la mantengano al ballottaggio nel quale sono sistematicamente sfavoriti.

Con la spregiudicata “raffica” di liste hanno centrato l’obiettivo di fare il pieno del voto clientelare e questo ha fruttato la maggioranza in Consiglio Comunale, sia pure limitata (26 consiglieri quando la maggioranza è pari a 23).

A nostro avviso questo servirà a poco in prospettiva. E, per di più, come già a Catania, senza gli autonomisti il Centro-Destra non vince più. In questo schieramento, infine, si “nascondono” Sicilianisti millantatori che lucrano dall’esporre una Trinacria stilizzata anche se non sappiamo bene in cosa consista il loro autonomismo.

Per inciso, però, le loro percentuali sono da vero record: circa il 5 % a NS e circa l’1 % ai “parenti poveri” del Patto per la Sicilia.

L’Unione di centro-sinistra va avanti, è vero, ma più sull’onda di un fenomeno nazionale che non per virtù propria. Ancora una volta, senza la bandiera siciliana, non si cambia musica…
E Romeo, il candidato autonomista? E’ andato bene non c’è che dire, anche se le liste che lo appoggiavano hanno avuto un risultato più modesto, imputabile soprattutto all’MPA di Lombardo. Diciamo subito che raffrontare Messina con Catania non ha senso (dove Lombardo aveva preso circa il 20 %).

Non ha senso per due motivi: Catania è la città di Lombardo, a Messina era “nuovo”; e poi a Catania si presentava sotto il manto rassicurante dello schieramento di centro-destra, mentre non tutti i Messinesi hanno “osato” essere sicilianisti sì, ma fuori del Centro-Destra. L’operazione era estremamente coraggiosa ed è un miracolo che sia riuscita, perché E’ riuscita, checché se ne dica.
Però, nelle circoscrizioni, le percentuali di Lombardo precipitano all’1-2% e, non c’è che dire, questo è un vero insuccesso.

L’errore, evidente, è stato quello di stemperare il Sicilianismo in un blando e amorfo autonomismo senz’anima e, soprattutto, senza Sicilia (che – come abbiamo detto – il suo “uccello” ha lasciato cadere).

Tuttavia Lombardo, cadendo, cade in piedi, perché, attraverso l’alleanza, strategica, con Musumeci, porta a casa quasi il 7 % e due consiglieri e, attraverso il candidato autonomista, più del 7 % e un ruolo chiave nella politica messinese, ma soprattutto nella partita siciliana che è tutta da giocare.

Quanto a Musumeci il coraggio nel presentare una formazione nuovissima come la sua ha pagato ed ha determinato il successo, anche in relativo, della coalizione autonomista.

Nel momento in cui scriviamo non sappiamo se un consigliere è scattato anche per Alleanza Siciliana ma, in fondo, come dato politico, questo appare secondario.

Se ce lo avesse chiesto avremmo potuto fare di più per la comune causa sicilianista. Non ha e non hanno voluto. Hanno sottovalutato la capacità di mobilitazione de L’Altra Sicilia. Con noi al fianco, che comunque abbiamo dato qualche generica indicazione di voto ma che non abbiamo investito in una vera campagna elettorale, il risultato sarebbe stato più rotondo e non più nascondibile.

Forse queste elezioni suonano anche come un monito per i non pochi amici e simpatizzanti de L’Altra Sicilia di Messina che, pur sapendo che l’idea del terzo polo era partita da noi, consideravano temeraria questa uscita e ci hanno vivamente sconsigliato dal farla. Oggi sappiamo che, invece, la nostra intuizione era più che giusta, che noi avremmo portato il “sale” di una fede politica che è ancora incerta nel movimento di Musumeci e che appare quasi del tutto assente nel partito di Lombardo. E, avendolo detto per primi, possiamo dire “è meghiu diri chi sacciu ca chi sapìa…”.

Che faranno ora gli autonomisti? In fondo ci importa poco… Se possiamo dare un consiglio aprano le trattative al livello più alto nel solo interesse di Messina e della Sicilia e non solo a parole, e lascino perdere insignificanti posticini di sottogoverno. Questa classe politica ha gli anni contati ed è meglio stare in tempo dalla parte giusta; possiamo azzardare a dire che quasi sicuramente vincerà il Centro-Sinistra perché dall’altra parte il voto di scambio clientelare è più radicato (non che a sinistra manchi però…) e, al ballottaggio, non ci sarà più l’esercito dei candidati a Consiglio Comunale che, solo per conquistare il gettone di presenza, si sono scatenati in una campagna elettorale senza ideali e la cui risibilità è dimostrata da una vergognosa scheda elettorale di 1 m x 50 cm.

Ma la vera partita politica aperta a Messina è solo agli inizi.

Alle politiche, ma soprattutto alle regionali, i “moti” di rivolta del Popolo Siciliano potranno trasformarsi nell’inizio di in una vera e propria Rivoluzione, pacifica, per il riscatto e la liberazione della Nostra Terra.

E noi de L’Altra Sicilia non possiamo, questa volta, mancare all’appuntamento.

Antudo!