UNA FAMIGLIA SICILIANA ESPULSA DALLA GERMANIA

Bruxelles, 18 ottobre 2000

Una famiglia siciliana composta da marito, moglie incinta e quattro bambini di età compresa tra i 9 mesi e 14 anni, è stata espulsa dalla Germania.


Come per i più pericolosi criminali, la polizia tedesca si è presentata alle cinque del mattino al domicilio della famiglia e, dopo una meticolosa perquisizione, alla quale non sono sfuggiti neanche i più piccoli, li hanno imbarcati come pacchi postali su un aereo diretto a Milano.

Il motivo invocato dalle autorità tedesche per giustificare questo provvedimento è stata la paura che la famiglia, rimasta senza mezzi di sostentamento, in quanto il capofamiglia aveva perso il lavoro in seguito ad un infortunio, avrebbe potuto presentare una richiesta per ottenere il sussidio di indigenza, sussidio di cui usufruiscono, oltre ai tedeschi, tutti gli extracomunitari che arrivano in Germania.

Questa la notizia e il fatto è riportato da tutti, o quasi, i quotidiani nazionali. Ma noi de “‘L’Altra Sicilia” cerchiamo di capire e di fare un’analisi:

1. Quando le autorità tedesche espellono i cittadini comunitari, temendo di dover loro erogare il sussidio d’indigenza, negano quel diritto alla libera circolazione e di stabilimento alla base dei trattati istitutivi dell’Unione europea e violano i principi basilari dei diritti dell’uomo.

2. A fronte delle centinaia di espulsioni, già denunziate sui nostri fogli e al Parlamento europeo da un gruppo di deputati da noi allertati, le nostre autorità diplomatiche consolari tacciono e non fanno nulla per fare rispettare le norme più elementari dei diritti dell’uomo, contravvenute pesantemente dalle autorità tedesche.

3. Se si eccettuano le denunzie del consigliere CGIE Zoratto, ci preoccupa il fatto che non si ritrova traccia alcuna di tutte quelle associazioni caritative o di volontariato che scendono in piazza per difendere gli extraxcomunitari ma non i cittadini comunitari, per esempio i Siciliani, giudicati ancora cittadini di seconda categoria, nonostante il sangue, il sudore e le lacrime che hanno versato e continuano a versare in tutti i continenti.

4. E’ questo il prezzo che paghiamo alla politica portata avanti dalla nostra classe dirigente: essere al servizio di quei poteri che vogliono la fine dell’Occidente, garanti, con la scusa della sempre comoda dottrina dei diritti dell’uomo di una vera invasione islamica e anticattolica che si sta compiendo sui paesi europei.

5. Non abbiamo visto alcun servizio televisivo che ci mostrasse il disagio di questa famiglia e i volti forse ormai spenti, di quei bambini siciliani. Per loro la Rai non esiste: nessun servizio che ci spiegasse il caso e ci mostrasse, anche per pochi secondi, l’espressione dei volti di questi nostri fratelli, la loro disperazione. La Rai esiste solo quando c’è da rivangare la metafora mafiosa, come quando organizzazioni criminali chiamate mafia commettono assassini e, automaticamente le “truppe” televisive costruiscono servizi su Sicilia e mafia, senza spiegare che queste organizzazioni mafiose sono la triste eredità lasciataci dallo Storia per impedire lo sviluppo della nostra Sicilia.

6. Crediamo che la politica, insieme ai media, ci abbiano abituati a questo. Ci hanno tolto anche l’orgoglio di definirci siciliani trattandoci come coloni e adoperandoci come schiavi. I treni del sole andavano a portare manodopera nelle fabbriche del Nord, nelle miniere del Belgio, facendoci partire per mendicare quel pezzo di pane che la nostra terra cosi’ ricca avrebbe potuto darci senza chieder niente a nessuno se soltanto fossimo stati governati da gente al servizio del suo popolo e non al servizio dei suoi propri interessi personali e delle multinazionali.

7. Forse questa famiglia siciliana (credendosi “sperta”) sta pagando quell’abitudine a mendicare o a fare la furba piangendo miseria.


E non è stata forse da sempre l’abitudine dei nostri politicanti quella di far passare un diritto sacrosanto per un favore elargito ?


Non sappiamo adesso se al suo arrivo a Milano, questa famiglia abbia trovato le nostre forze dell’ordine a far loro da balia e da cameriere, servendo loro pasti caldi o qualche bottiglia di acqua minerale come si usa fare quando sbarcano i “nuovi italiani”. Speriamo solo che questo possa essere avvenuto.


Non ci risulta neanche che qualche politicante siciliano abbia difeso questa famiglia, richiedendo di smetterla con questo latente razzismo anti-siciliano.


Ma non possono farlo perché non sono fieri di essere siciliani anzi se ne vergognano. Basti pensare agli sforzi che fanno nel parlare per non tradire la loro origine siciliana !

Questo è il male che attanaglia la nostra gente e la nostra Sicilia. Se ne sono da sempre vergognati. Una volta fuori dall’Isola, diventano europei, americani, lombardi, laziali o esquimesi, ma guai a ricordare loro di essere siciliani!

E pensare che la regione spende decine di miliardi ogni anno per creare infrastrutture di accoglienza per gli extracomunitari, mentre per i nostri Siciliani che, pur vivendo all’estero ne hanno portato alto il nome, nemmeno una parola di conforto, nessun sostegno morale solo, se ne hanno la forza una volta rientrati a casa, una sola alternativa: ripartire per altre destinazioni, riprendendo quei treni che puntualmente, quotidianamente, si riempiono della nostra gente: dal sole alle nebbie del nord.

Francesco Paolo Catania


L’ALTRA SICILIA


Al servizio della Sicilia e dei Siciliani