Soppressa la prefettura di Enna? E che c’entra l’Italia!?

Enna, 10 ottobre 2006

Il Governo italiano fa cassa sopprimendo le prefetture che esistono su di un territorio di meno di 200.000 abitanti. Come dire che le relative province sono inutili…

A parte il fatto che questo significa che le finanze italiane sono diventate finanze “turche” se non si capisce che i territori interni, in cui la popolazione è diffusa su di un ampio territorio, non possono essere abbandonate a se stesse, resta da analizzare la costituzionalità del provvedimento.
C’è un problema di opportunità tecnica e politica e c’è un problema costituzionale, lo ripetiamo.

Veniamo subito al secondo.


La tutela dell’ordine pubblico è “Statuto alla mano”, devoluta alla Regione, la quale la esercita secondo le norme dello Stato italiano, su disposizione del Governo italiano, ma alle dipendenze disciplinari del nostro Presidente.

In altre parole, saremmo noi a decidere come distribuire nel territorio gli organismi periferici dell’Interno, noi a nominare i funzionari, ecc. Possiamo, in astratto, decidere che Enna non debba avere che un Commissariato o farne il centro di un comprensorio che comprenda mezza Sicilia.

Il Costituente ha ritenuto il Viminale troppo lontano per sapere quanto vicina debba essere la Polizia ai cittadini siciliani. Si sa che questa norma non è stata mai applicata e si sa bene con quali risultati.

Prima conclusione: Roma non è competente a sopprimere o istituire uffici dell’Interno in Sicilia!

Secondo aspetto, sempre costituzionale: le Province in Sicilia sono soppresse e sostituite da “liberi consorzi” di Comuni (norma applicata solo formalmente perché le nostre “province regionali” sono tutt’altro che liberi consorzi e sono solo le fotocopie delle vecchie province).

Ha senso parlare di “prefetture” (cellule periferiche del Ministero dell’Interno) in un contesto del genere?

Evidentemente no!


Le prefetture, in quanto tali, sono doppiamente illegali, sia perché istituite su circoscrizioni territoriali inesistenti, sia perché nominate da Roma anziché in Sicilia.


Giustifica questo la soppressione della prefettura di Enna? Assolutamente no.

No, perché al posto delle prefetture “romane” ci dovrebbero essere degli organismi di coordinamento dell’Interno alle dipendenze di un istituendo “Assessorato Regionale” agli Interni, proprio come in un piccolo stato sovrano.Quali? Impossibile dirlo a priori.

La soluzione migliore sarebbe quella di tornare a partizioni più vicine ai cittadini come erano i nostri vecchi “distretti”, anziché queste centralistiche province, ed anche a nomi non imposti da Roma (ad esempio le borboniche “intendenze”). E, nel caso di specie, togliere a Enna la sua “intendenza” sarebbe semplicemente assurdo! Semmai se ne dovrebbero istituire altre due in “Provincia”: una a Troina a nord ed un’altra a Piazza Armerina a sud. Queste strutture decentrate potrebbero fondersi
con le “questure” e permettere, col progressivo ricambio, una gestione più snella della pubblica sicurezza.

Ma togliere all’antica “Castrogiovanni Inespugnabile” la presenza dello Stato (di Sicilia, prima ancora che italiano) sarebbe un non senso istituzionale.

Insomma il principale ostacolo alla soppressione della prefettura è lo Statuto? Ecco un’altra buona ragione per dare mandato ai killer dell’ARS di sbrigarsi a seppellirlo approvandone uno più “nuovo”!

Poi c’è la questione di opportunità.
Non ci pare che una “fuga” dello Stato dai centri minori possa favorire la legalità.

Catania è lontana ed ha già i suoi di problemi per farsi pure carico dei problemi dell’ordine pubblico della vicina provincia erea. Il risultato sarebbe che la tutela dell’ordine pubblico non ci sarebbe più (ce
n’è già poca) né a Catania, né a Enna…
Però si aggiustano i conti e Bruxelles applaude. E allora…

Se avessimo un Governo regionale degno di questo nome nominerebbe provocatoriamente il prefetto di Enna e se ne accollerebbe la spesa. Anzi, dovrebbe rilanciare, “Statuto alla mano”, dicendo al Governo italiano: “ci pensiamo noi a nominare i prefetti o come li vorremo chiamare, stralciali tutti dal bilancio dello Stato”. Il fatto è che applicare il Nostro Statuto in questa parte equivarrebbe all’indipendenza potenziale e nessuno ne ha il coraggio.

E allora teniamoci questa ennesima desertificazione della Sicilia programmata in finanziaria…

L’ALTRA SICILIA-ANTUDO


Movimento politico dei Siciliani “aldi qua ed al di là del faro”