Bandiera Siciliana: una storia esemplare

Provate a entrare in una qualsiasi aula di una qualunque scuola della Regione Siciliana e a proporre, con ricchi premi e cotillons, il seguente quiz: «quali sono i colori della Bandiera Siciliana? sapresti disegnarla?». Non vi sconsolate se a rispondere correttamente saranno 2 o 3 o forse del tutto nessuno.

Non è colpa loro. Sono stranieri in casa propria, ma non lo sanno e non lo devono sapere. Il colonialismo contro la Sicilia è una bestia volgare e subdola…. ma può essere individuata e combattuta da Uomini e Donne che non intendono vendere la propria Anima, cioè la propria Coscienza identitaria, a questa Piovra dalle mille maschere. Chi ha una Coscienza identitaria ha anche la Memoria storica di millenni di Resistenza e una concezione alta e concreta della Libertà, quella nuda e senz’altri aggettivi, l’unica per la quale valga ancora la pena di rischiare qualcosa.
La Bandiera è un veicolo di quel legame di sentimento con la propria Terra che ci distingue dai vegetali dai minerali e dagli altri animali.
Il colonialismo del Sistema Italia ha scelto di non permettere che la Bannera di Trinakria fosse riconosciuta ufficialmente, lo ha scelto fin dal 1860 e lo ha ribadito in quest’ultimo mezzo secolo di «democrazia repubblicana»…

La Nazione, scriveva Renan, «é un plebiscito di tutti i giorni…». Bene: anche la «negazione del carattere nazionale», come quello millenario della Patria Siciliana, è un triste «plebiscito di tutti i giorni».
Negare una Bandiera è negare una Storia. Negare una Storia è negare un Popolo. Negare un Popolo è negare l’umanità degli Uomini e delle Donne che lo compongono. Altro che balle!. Non si tratta di tanticchia di stoffa colorata, la Bannera è un veicolo di quel complesso legame di sentimento che alimenta la
Coscienza identitaria e riempie di vita e di senso il Tempo Cosmico degli Uomini.(…)

Quando, il 4 gennaio 2000, abbiamo appreso che l’Assemblea Regionale Siciliana aveva votato una Legge per la «adozione della bandiera della Regione» e che la Bandiera era quella storica del Movimento per l’lndipendenza del 1943 (anche se non lo dicono!) siamo stati felici… ma qui è colonia e certe «gioie» durano poco. Intanto, a parte un servizio «istituzional-folkloristico » di un minuto e 12
secondi sul T3 e un trafiletto a pagina sei su un quotidiano (il 25/01/2000) la notizia viene «silenziata» rapidamente.

Attenendoci ai fatti, cosiccome li raccontano, è accaduto che una bambina della scuola elementare «Garzilli » (credo di Palermo) abbia chiesto al presidente dell’ARS di poter vedere una bandiera della Sicilia… Vogliamo immaginare il panico dell’on. Cristaldi ad una richiesta così inusuale. «La Bandiera? ma chi minchia gliele mette in testa certe cose… ma cu è a matri di sta picciuttedda?!… Ma quale bandiera, se mancu n’avemu una? E chi ci cuntu ora?!». Ed ecco una leggina, un appaltino per stampare un paio di TIR di bandiere, un bel evento per presentare la cosa al pubblico. Dove? In un luogo sacro o perlomeno significativo della Patria Siciliana, come il buon senso consiglierebbe???
Noooo!, la Bannera Siciliana viene ‘ncignata, inaugurata, sul pennone della villa settecentesca di piazza Principe di Camporeale, dove ha sede il Supercommissario dello Stato, un Antieroe da commedia coloniale che da mezzo secolo vigila con successo sulla corretta inattuazione della Autonomia Siciliana conquistata dai nostri Avi indipendentisti: quelli con le lupare come Antonio Canepa, il professore guerrigliero (che venne pure assassinato), e quelli deputati col seggio all’Assemblea Costituente, come Andrea Finocchiaro Aprile (che poi rifiutò pure la nomina a senatore a vita, tanta era la stima che aveva per Roma ladrona).

Tra un ricordo e una memoria, ci accorgiamo intanto che gli hanno aggiunto un nastrino tricolore, una specie di giummu, che sennò non potevano dormire la notte. Alla Bandiera, il giummu, non al Commissario… Ma, chissà, forse sugnu jù tanticchia troppo critico?! E cu u sapi, avoti ficiru na bella liggi?!.
Fu così che me la andai a procurare allo Studio Legale di uno dei miei amici avvocati di grido; e gli diedi subito una prima (e ultima) taliata, tra le risate mie e lo stupore della segretaria che non si sognava neanche lontanamente che pure le Leggi potessero fare ridere.
«Legge 1/2000 sull’adozione della bandiera della Regione. Disposizioni sulle modaiità di uso e di esposizione».

All’art. 4 leggiamo che la Bandiera Siciliana non può essere esposta se non insieme a quella italiana e a quella dell’Unione Europea (che sennò si pigghia di sicilitudine!?) e che questo comunque può accadere solo il 15 maggio anniversario dello «Statuto di Autonomia», il 25 maggio in ricordo della prima seduta dell’ARS, il primo giorno di scuola e in occasione delle riunioni dei consigli elettivi presso le sedi deputate.
Insomma, è come se queste Bandiere le volessero… risparmiare, del tipo sarba la pezza ppi quannu veni lu purtusu.. Infatti, all’art. 7, comma 1, a «Tutela del decoro» è dettato quanto segue: «la bandiera della Regione non deve essere esposta in cattivo stato d’uso». Come se fosse questo il modo di tutelare il decoro di un simbolo millenario, un simbolon della Scienza Sacra come quello che li guarda sbigottiti dal centro di una Bandiera dalla quale non vede l’ora di squagliarsela. Liberiamo il simbolo di Trinakria da una Bandiera che è diventata una prigione! Non lo meritano, questo simbolo, non lo vogliono, non l’hanno neanche compreso, né intendono comprenderlo. Potremmo dire, alla fratisca, «Ma si, anche grazie a noi, almeno una Bandiera ora ce l’abbiamo. La Sicilia era l’unica regione d’Europa a non averne una!» e chiuderla così. No, cari miei. Coi simboli della Scienza Sacra non si babbia; e qui di babbio ce n’é troppo, specie tra quei bricconi di deputati regionali interessati solo alla rielezione e ai ventimilioni mensili di stipendio… La bandiera l’hanno adottata perchè gli serviva a non fare altre malecumparse quando la «Regione Siciliana » va fuori, ad esempio all’estero per incontri tipo IMEDOC e fiere tipo BIT; questa è la verità, altro che bambina di 7 anni e veline T3.

Mario Di Mauro,
direttore di “Terra e Liberazione-Voce della Patria Siciliana”
E-mail: kokalos2000@hotmail.com

Patria Siciliana

N.B.: Che la nostra Bandiera debba essere esposta a rigor di legge, per una questione pedagogica, lo pretenderemo, se serve, anche con Azioni e «cartabollatallamano». Il simbolon di Trinakria si difenderà da sé, all’occorrenza dispiegando anche tutta la potenza cosmica devastante di cui è capace nella sua manifestazione shivaica (e al profano questa affermazione suonerà a dir poco strana…).