Il Parlamento europeo non riesce ad andare oltre un gruppo di lavoro per indagare i finanziamenti alle ONG
Il Parlamento europeo ha compiuto un passo decisivo votando, il 19 giugno 2025, la creazione di un gruppo di lavoro incaricato di indagare sui finanziamenti concessi dall’Unione europea alle ONG, in particolare quelle che sostengono il Green Deal.
Sostenuta da una coalizione di destra che riunisce il Partito Popolare Europeo (PPE), i Conservatori e Riformisti Europei (ECR) e i Patrioti per l’Europa (PfE), questa iniziativa segna una vittoria per le forze conservatrici di fronte alla riluttanza dei gruppi progressisti. Se non è la commissione d’inchiesta sperata, questo gruppo di lavoro promette di sollevare il velo su pratiche ritenute opache, in un contesto in cui si intensificano i sospetti di lobbying
La creazione di questo gruppo di lavoro è una risposta diretta alle accuse secondo cui la Commissione europea avrebbe finanziato le ONG per promuovere il suo ambizioso Green Deal. Un’inchiesta del quotidiano tedesco Welt am Sonntag ha rivelato che fino a 700.000 euro sarebbero stati versati alle organizzazioni ambientaliste per influenzare le politiche climatiche europee. La destra, guidata dal PPE (centrodestra), dall’ECR (destra patriota) e dal PfE (Partito federalista europeo, conservatore), ha colto questa opportunità per chiedere maggiore trasparenza. “Diciamo da molto tempo che gli sforzi compiuti per garantire la trasparenza del finanziamento delle ONG sono insufficienti, e lo crediamo davvero”, ha dichiarato giovedì Tomáš Zdechovský, deputato del PPE presso la commissione per il controllo di bilancio, sottolineando l’urgenza di verificare se questi fondi servono ad attività di lobbying.
Nonostante l’opposizione dei Socialisti e Democratici (S&D), dei liberali di Renew Europe che riunisce i macronisti francesi e dei Verdi, che denunciano una “caccia alle streghe”, la coalizione di destra ha prevalso, pur con la creazione di un gruppo di lavoro che non significa nulla.
Questa alleanza, soprannominata la “maggioranza venezuelana” dai suoi detrattori, riflette una svolta strategica: il PPE, tradizionalmente centrista, si allinea ora con gruppi più a destra, rompendo l’egemonia delle coalizioni pro-europee. Questa vittoria simbolica rafforza la posizione dei conservatori in un Parlamento in cui gli equilibri politici sono ribattuti.
Il gruppo di lavoro, composto da 13 eurodeputati e presieduto dal tedesco Niclas Herbst (PPE), si concede sei mesi per esaminare i contratti di finanziamento tra la Commissione e le ONG. Il suo mandato: verificare se questi fondi sono serviti per influenzare i parlamentari, una pratica che la destra ritiene inaccettabile. Allo stesso tempo, il PPE promette di allearsi più spesso con i conservatori europei. “Abbiamo anche la responsabilità, dopo queste elezioni, di fare in modo che le cose cambino. La maggioranza includerà molto spesso l’ECR”, ha dichiarato Peter Liese, deputato del PPE tedesco, durante una conferenza. Tuttavia, i Patrioti per l’Europa, raggiunti dall’ECR e dal gruppo Europa delle nazioni sovrane (ESN), si rammaricano del poco impegno profuso dal PPE per la creazione di una commissione d’inchiesta più potente, in grado di indagare su gravi violazioni del diritto europeo.
Alla fine non sarà una commissione d’inchiesta ma soltanto un gruppo di lavoro nell’ambito della commissione per il controllo di bilancio. Un compromesso che limita la portata dell’indagine, ma, in ogni caso, un primo passo verso una messa in discussione delle pratiche della Commissione nei finanziamenti diretti alle ONG , troppo spesso al limite del consentito .
Eugenio Preta