COSA È DI DESTRA E COSA DI SINISTRA

Prendendo spunto dal pregevole scritto di Santo Trovato, che condivido, vorrei allargare l’orizzonte geo-politico della distinzione tra Destra e Sinistra che tanto ha appassionato ed, evidentemente, ancora appassiona gli italiani.

Premetto subito che tali categorie dello… “spirito del tempo” andato (quello Zeitgeist che ci accompagna in ogni nostro atto, pensiero e respiro) le ho relegate nell’epoca e nello spazio del mio personale “infantilismo politico”. Crescendo, e soprattutto LEGGENDO, mi sono reso conto che troppe di tutte le cose che avevo sentito e letto erano imprecise, quando non palesemente false.

Non mi dilungherò troppo, ma, ripercorrendo l’analisi di Santo Trovato, vorrei completare il suo discorso giusto per porre l’accento sul fatto che il nostro Indipendentismo è figlio di una Politica, ma non certo della partitocrazia, ché troppo spesso si tende a semplificare generando confusione e inganno.

È vero che il Socialismo è l’idea madre di tutte le lotte e le rivendicazioni contro l’impostura di poteri troppo spesso arroganti e illiberali, ma esso è stato ampiamente tradito proprio dai socialisti. Nel senso che spesso uomini sbagliati hanno portato avanti idee giuste. O condivisibili, se si vuole.

Trovato ha citato il caso ottocentesco del Fasci; facendo un salto nel secondo Dopoguerra ci imbattiamo nell’epicentro di tutti gli imbrogli dell’Italia attuale. Per capire che “il difetto sta nella sinistra italiana” ancora e sempre. Una sinistra arroccata nel suo volere essere “altro” (una succursale dell’URSS) e che si impadronisce della Cultura e dei media per imporre il proprio credo: essa è l’unica depositaria di una idea di Libertà e di Giustizia sociale. Si tratta della stessa sinistra che fino al 1989 prese soldi e ordini dall’URSS, uno stato “nemico” dell’Italia e della NATO di cui l’Italia fa parte. Tant’è…

A questa sinistra si è sempre contrapposto, ma solo sulla carta, il centrismo democristiano che, tuttavia, covava nel suo ventre molle molti spiriti inquieti che vedevano (come poi avvenne) nell’alleanza con il PCI il “loro” radioso sol dell’avvenire.

I cosiddetti partiti laici erano appena delle stampelle che la DC utilizzava a suo uso e consumo per mantenere il potere.

Il Movimento sociale italiano restava l’unica forza politica che contrastava apertamente e con determinazione la sinistra comunista. Il MSI, dalla sua nascita (1946) al suo scioglimento in Alleanza nazionale (1994), fu l’unico partito di “destra” nel panorama politico italiano; e la sua erede AN, e successive evoluzioni/involuzioni, prese a fare parte dello schieramento di centro-destra nel mutato panorama politico seguito all’orda di Tangentopoli.

Viene da chiedersi: stanno davvero così le cose? La rispsta non può che essere: sì e no.

Ovvero: se, semplificando al massimo, identifichiamo, come comunemente avviene, la sinistra come forza progressista che opera la difesa dei più deboli, e la destra come forza conservatrice che si preoccupa invece di tutelare gli interessi dei ceti agiati e del capitale privato, e poi andiamo a vedere come stanno effettivamente le cose, ci accorgiamo che più di qualcosa non torna.

  • La sinistra, intendendo con essa la forza politica che l’ha maggiormente rappresentata, ovvero il PCI, è stata da sempre una forza illiberale, essendo stata filiazione diretta di una ideologia e di un sistema, quello sovietico, che ha garantito unicamente il “Partito” e i suoi membri a scapito del proletariato che intendeva a parole servire: le deportazioni nel Gulag, i processi farsa e le milionate di morti sono le sole “opere” che sia riuscito a fare. Il PCI, dalla sua, è stato un partito di élites (culturali, giornalistiche, universitarie, cinematografiche, ecc.) e capitalista: possedeva (possiede) innumerevoli imprese che producono reddito e qualcuna è perfino quotata in Borsa. Il vero “partito azienda”; nome che… furfantemente proprio la sinistra affibbiò a Forza Italia che, invece, fu un partito “nato” in azienda. Il PCI, dunque, come forza conservatrice e non progressista, si è arrogato un ruolo che non ha mai svolto se non come pura facciata e solo allo scopo di ottenere il consenso elettorale delle classi operaie e contadine annebbiate dalla propaganda filosovietica che, naturalmente, ben si guardò sempre di raccontare le stragi commesse in nome e per conto del proletariato. Classi che, oggi, ben si guardano dal votare per la sinistra.
  • Il centrismo democristiano, sorretto e foraggiato dal Vaticano e dagli USA in funzione antisovietica, è stato il più grande imbroglio del Dopoguerra. Se, da una parte, è vero che ha garantito un certo benessere (merito soprattutto del Piano Marshall con cui gli USA si sono pappati l’Italia) e un surrogato di libertà, è anche vero che, nonostante il continuo riferimento alla “Dottrina cristiana”, ha rubato, e permesso agli alleati di rubare, a man bassa finendo con l’indebolire e impoverire le classi sociali più deboli. Le stesse che, al pari del PCI, si proponeva di difendere. La totale amoralità di gran parte dei suoi uomini ha portato ad uno scadimento della politica fino a farla percepire, dal popolo, come un’idra vorace.
  • La destra missina, l’unica esistente giacché il PLI, pur di partecipare ai banchetti governativi, per bocca di un suo segretario nazionale (Valerio Zanone) si pose inequivocabilmente “tra la DC e il PSI” abbandonando il suo “naturale” spazio politico che era la destra, fu essa stessa una forzatura degli eventi. Come racconta Giorgio Almirante in “Autobiografia di un fucilatore”, appena i primi eletti del MSI entrarono in parlamento si sedettero negli unici posti liberi: a destra. Da lì… Ma il MSI fu davvero una forza di destra? Rileggendo, vado a memoria, “La forza della ragione” di Oriana Fallaci viene a galla una “verità” diversa da quella che ci hanno propinato per decenni. La famosa giornalista ricordava a tutti che il MSI era un partito di sinistra a tutti gli effetti; perché filiazione diretta di quella Repubblica di Salò che fu l’ultimo, disperato, tentativo di Mussolini di realizzare il suo antico “sogno socialista”. Rileggendo il “Manifesto di Verona” del 1943 si ha la conferma che la Fallaci non aveva le traveggole quando lo mise nero su bianco.

Di cosa parliamo, dunque, quando andiamo a pronunciare senza senso e senza criterio, e soprattutto senza un minimo di conoscenza, due identità politiche, Destra e Sinistra, che sono pressoché intercambiabili tra di loro ed hanno rappresentato unicamente un elemento divisore, a volte anche traumatico, tra appartenenti alle stesse comunità?

Come in Sicilia, per esempio: laddove Destra e Sinistra sono state la garanzia delle segreterie romane affinché lo Statuto restasse carta straccia. Tenendo divisi i Siciliani come in un qualunque tifo calcistico, i partiti delle “banchettate” nazionali hanno finito di espropriare la nostra amata Isola: trasferendo cioè i suoi soldi e la dignità del suo Popolo nella disponibilità di chi, attraverso i propri ascari, ha preso i nostri voti per svenderci agli stranieri dell’Italia.

In conclusione mi sia consentita una divagazione sulle presidenziali francesi. Ascoltando la trasmissione RAI “Mediterradio”, ho appreso, in Corso, dalla viva voce proveniente dalla nostra Gemella, che in Corsica il duello presidenziale è finito quasi alla pari; e che ad Ajaccio Marine Le Pen ha preso addirittura il 70% di voti. Perché dico questo? Perché la Corsica, stato assoggettato alla Francia e governato da una coalizione indipendentista, fregandosene degli appelli “populisti” contro la populista Le Pen ha votato per la propria indipendenza. Dalla Francia e dall’UE delle banche rappresentata dal neo eletto presidente.

Giovanni Cappello