LETTERA APERTA AL PRESIDENTE DELLA REGIONE SICILIANA, On. ANGELO CAPODICASA

Bruxelles, 29 novembre 1999

Caro Presidente,

Per ben due volte le Sue dichiarazioni ci hanno riempito di gioia: la prima volta quando ha manifestato il suo impegno perché la comunità siciliana all’estero possa aver i suoi eletti, attraverso l’adozione del diritto di voto attivo e passivo e l’istituzione delle circoscrizioni estere.


E questo sarebbe, diciamo noi, rivendicare il significato di Regione a Statuto Speciale.

La seconda volta quando abbiamo letto che la Sicilia avrà la sua bandiera. Da tempo la nostra associazione chiedeva che la Regione Siciliana avesse al pari di altre regioni, infine, un suo simbolo di riconoscimento, identificato da tutti nella bandiera.

Quando ci incontrammo a Bruxelles Le ricordammo che la nostra comunità aveva bisogno di qualcosa che potesse accomunarla, suggerendoLe che la Regione decida di esporre, nei pubblici edifici, insieme a quella italiana, anche la bandiera della Regione, e questo per dare alla nostra comunità, in Sicilia e nel Mondo, un segnale tangibile di cambiamento.

Il Siciliano nell’Isola – e soprattutto quello all’estero – potrà così ricatturare quell’orgoglio di appartenenza che, secondo noi costituisce un valore, in un mondo che invece dimostra di aver perduto ogni ideale.

La nostra emigrazione necessita oggi di una rivisitazione. Sono sempre più numerosi i rientri ( poco favoriti dalla Regione però…) e la stessa figura del siciliano emigrato si è adeguata ai cambiamenti. Crediamo sia venuto il momento di sopprimere leggi obsolete come la legge 4 giugno 1950 e la legge 5 giugno 1984 n°38 che regolamentano la nostra emigrazione. Queste leggi non hanno più senso di esistere in un mondo che dal 1950, dal 1984, ma persino da ieri stesso, cambia e diviene differente.

Bisognerà coordinare tutte le energie positive presenti in emigrazione che, insieme ai responsabili regionali – sottolineamo responsabili – possano preparare una legge che sostituisca le due precedenti, e questo per adeguare il mondo dell’emigrazione ai cambiamenti in atto e dare alla stessa emigrazione un nuovo corso, da tempo atteso, che la faccia uscire dalla sua attuale forma mercantilista e partitocratica.

Le nostre comunità all’estero non vogliono più che altri programmino e pensino al loro posto e, convinte della necessità di un riscatto economico e sociale dell’Isola per poter finalmente abbattere nefasti stereotipi (delinquenza, usura, corruzione, criminalità ecc;) portano avanti il discorso di un rinnovamento che deve passare innanzitutto dalla rifondazione morale della classe politica siciliana. Infatti, se oggi la nostra Sicilia si trova in condizioni disastrose lo si deve soprattutto a quella classe dirigente, passata e presente, che nulla ha fatto e nulla vuole continuare a fare per la Sicilia e per i Siciliani.

Ci ricordiamo ancora che Lei ci ha confessato, quel giorno a Bruxelles, che c’è gente che manovra contro i cambiamenti, tanto richiesti e tanto necessari. Noi pensiamo che dovere principale del politico sia quello di smascherare i politicanti di comodo e crediamo ormai giunto il momento che i responsabili politici, amanti della loro terra e della loro gente, denuncino all’opinione pubblica le malefatte di “colleghi” incapaci o che agiscono in malafede nella gestione della cosa pubblica, e così poter evitare dichiarazioni come quella di una sedicenne che, pur vivendo in Sicilia, ci ha confermato di vergognarsi di essere siciliana .

Caro Presidente, dall’emigrazione discende come corollario l’associazionismo secondo noi superato e poco trasparente in tutte le sue forme. L’associazionismo regionale che dovrebbe essere monitorato dalla Magistratura se ad esempio riesce ad organizzare corsi di formazione in Nuova Guinea o in Papausia quando, una lettera di una studentessa universitaria messinese, Ivana C., ci comunica un sondaggio che mette pesantemente sotto accusa l’istruzione scolastica siciliana che, tra l’altro, accusa ritardi epocali nei confronti del resto d’Italia, e contribuisce a catalogare la nostra Isola come ” l’Isola degli asini “.

Certamente un’affermazione del genere si urta con una nostra tradizione culturale e letteraria fatta da Verga, Pirandelllo, Quasimodo, premi Nobel la cui nomea ancora oggi è rinverdita da autori siciliani come Consolo, Piazzese ecc. Siamo convinti che tutti i miliardi spesi per i corsi di formazione per gli italiani residenti all’estero potrebbero avere un effetto migliore se fossero investiti nella nostra Isola e potessero servire a preparare la nostra gioventù ad affrontare le sfide del nuovo millenio.

Certi della sua consueta “non risposta”, riceva, Caro Presidente, i nostri saluti,

Eugenio Preta, Francesco Paolo Catania

L’Altra Sicilia –


al servizio della Sicilia e dei Siciliani