Adesso abbiamo il delegato alle comunità siciliane nel mondo. Cambiera qualcosa?

Talvolta sembra di lottare contro un muro di gomma, quello delle istituzioni siciliane, che sembrano talvolta ricordarsi dei milioni dei Siciliani della diaspora, ma che li ingannano in continuazione. Adesso sembra di nuovo che ci sia un po’ d’attenzione. Sarà una nuova occasione per viaggi di politici, portaborse, famiglie & co. a spese dei siciliani?

Vi proponiamo un nostro editoriale dell’ormai lontano 1999, contenente le nostre proposte sull’associazionismo estero e sulla rappresentanza dei siciliani della diaspora. Sfidiamo chiunque a trovare cosa ci sia in esso di non attuale.

Niente! Perché niente è stato fatto in questi nove anni. Ripartiamo da qui dunque. Noi siciliani espatriati non ci arrenderemo. Mai.

Da tempo i responsabili de “L’Altra Sicilia”, facendosi latori delle esigenze dei Siciliani che vivono e lavorano all’estero e convinti della necessità di un riscatto civile e sociale dell’Isola per poter finalmente abbattere nefasti stereotipi (mafia, usura, corruzione, criminalità ecc.) portano avanti il discorso di un rinnovamento che deve passare innanzitutto dalla rifondazione morale della classe politica siciliana.

Infatti, se oggi la nostra Sicilia si trova in condizioni disastrose lo si deve soprattutto a quella classe dirigente, passata e presente, che nulla ha fatto e nulla vuole continuare a fare per la Sicilia e per i Siciliani.

Il Siciliano nell’Isola (e soprattutto quello all’estero) vuole riscattarsi da quel senso di colpa che da anni gli viene imposto, riscoprendo la fierezza di appartenere a un popolo di antichissime civiltà.

Ormai è giunto il momento di mettere insieme tutte le migliori energie presenti in emigrazione, insieme ai responsabili regionali, scriviamo responsabili, al fine di preparare una normativa per l’emigrazione che sostituisca le due precedenti, affinché giustizia e rispetto siano resi alla nostra comunità all’estero e per dare all’emigrazione quel nuovo corso, da tempo atteso, facendolo uscire dalla sua forma attuale, mercantilista e partitocratica.

I Siciliani non vogliono più che altri programmino e pensino al loro posto e perciò chiedono:

A) Soppressione della legge 4 giugno 1950 n° 55 e della legge 5 giugno 1984 n° 38

La legge 4 giugno 1950 e la legge 5 giugno 1984 n° 38 che regolamentano l’emigrazione siciliana devono essere soppresse.

Non hanno più senso di esistere, come, di conseguenza i patronati, che sono stati i più diretti beneficiari di queste leggi. Essi, confermandosi l’emanazione di una vecchia e tanto nefasta partitocrazia, hanno dimostrato di non servire a nulla specialmente quando hanno amministrato denari pubblici senza alcun controllo.
I risultati disastrosi sono sotto gli occhi di tutti! Presentino piuttosto progetti all’estero per servizi, sotto lo stretto controllo dei Com.it.es. ad esempio, e solo allora potranno richiedere i finanziamenti.
Ai legislatori ricordiamo che il primo vero scandalo è stata, da sempre, la passività da essi dimostrata nei controlli e la poca volontà di esercitare tali controlli, pur avendo ricevuto dalcittadino il mandato di farlo. In tutti i paesi Europei e del mondo, dove l’emigrazione siciliana è molto importante, i patronati hanno dimostrato che non servono anulla: il loro fallimento è qundi totale.

Quel lavoro di assistenza e consulenza, che deve essere fatto dai consolati, ai quali queste “piovre” si sono sovrapposte, dovrà ritornare ad essere competenza consolare, perchè ai nostri connazionali all’estero servono sportelli di consulenza, antenne delle camere di commercio, informazioni sui corsi universitari, potenziali agevolazioni agli investimenti,notizie sui concorsi pubblici, sul mercato privato, ecc, per potersi adeguare ai bisogni ed alle esigenze della società contemporanea.

Aboliamo gli enti inutili, semplifichiamo le procedureburocratiche, evitando cosí quella commistione che, alla fine si crea tra politica e burocrazia e degenera in malcostume e prevaricazione. (vedi l’esempio dei numerosi funzionari inquisiti, che tuttavia, rimangono impuniti ed inamovibili proprio perchè vivono della complicità dei politici). Gli enti, soprattutto quelli che hanno sede in Sicilia, devono essere monitorati dalla stessa magistratura perché non ha senso destinare all’emigrazione centinaia di milioni che si sa non arriveranno mai e che, se anche arrivassero, servirebbero solo agli scopi turistici ed alle abbuffate all’estero dei politici di turno senza che la comunità emigrata ne riceva poi nulla, se non l’illusione di incontrarequalcuno che promette di occuparsi di loro (ma per fare che cosa ?).

Secondo L’ALTRA SICILIA, all’estero ci vuole il sostegno diretto (sotto controllo Comites – almeno questi consigli degli italiani all’estero potranno servire finalmente a qualcosa) a tutte le iniziative utili portate avanti da associazioni, cooperative o aziende, ecc. che effettivamente esplicano un servizio reale ed aggregante per i nostri residenti all’estero; servizi rivolti allo sviluppo reale e non fittizio ed alla crescita della nostra laboriosa ed attiva comunità siciliana.
La nostra posizione è chiara: nessun privilegio ai patronati esistenti, soprattutto se presenti in Sicilia – è questo l’aspetto più vergognoso e negativo. Un monopolio assolutamente ingiustificatoperché obbliga le associazioni a subire progetti e programmi falsi fatti in Sicilia da gente senza scrupoli che fin ora ha solo, nella migliore delle ipotesi, sprecato miliardi pubblici.

B) Soppressione degli uffici provinciali che dovrebbero tutelare, studiare e coadiuvare l’emigrazione.

Oggi a cosa servono? A nulla.
Quale utilità ne trae poi il cittadino emigrato? Nessuna. L’unica loro finalità sembra essere lo scopo turistico. Abbiamo assistito, e continuiamo ad assistere, alla visita ufficiale di intere, numerose, delegazioni provinciali spesso in forma clandestina che, una volta all’estero, non avendo avvisato nessuno (e chi avrebbero dovuto informare se non sono in contatto con nessuno?) si sono trovate sole, e smarrite di fronte ad una realtà che non conoscono e si ostinano a disconoscere.
Pensavano forse questi signori che solamente il fatto di arrivare loro avrebbe suscitato l’interesse dei concittadini emigrati?

Ed anche se cosí fosse stato, dove sono le associazioni, i corrispondenti, i membri di tutti questi enti e associazioni che vengono finanziati senza controllo e a fondo perduto?
I Siciliani all’estero non ignorano l’andirivieni dei “valletti” del potere che non conoscono le realtà siciliane nel mondo, che sperperano denari che altrimenti verrebbero destinati a scopi più seri di un viaggio gita-premio con famiglia e/o amica, in considerazione soprattutto della disoccupazione, della difficoltà di inserimento, dei problemi quotidiani che conosce la nostra gente emigrata.
Pensavano che l’emigrato siciliano fosse rimasto chiuso nel suo guscio e non conoscesse le tematiche del mondo moderno?
Gran parte degli italiani all’estero, e soprattutto i loro figli, ha studiato, conosce e parla diverse lingue, (a dispetto di quanto si è voluto dimostrare, ad esempio con l’elezione della miss Italia nel mondo, dove si è scelto di presentare – a bella posta – ragazze di IIIa generazione che con la lingua italiana non avevano alcuna dimestichezza) anche se si ostina in un dialetto che dovrebbe unire e che invece li isola, li fa sentire parte di un tutt’uno organico che voi, invece, vi affannate a separare.

Non credono sia giunto il momento di mettere al bando gli sciacalli dell’emigrazione, gente che ha fatto la propria fortuna cavalcando e stravolgendo i temi di questa emigrazione? Non credono che se la Magistratura (o la Corte dei Conti) volesse finalmente curiosare in questo comparto, potrebbe trovare – a più di uno – una sistemazione immediata, e forse definitiva?
Non ce la sentiamo più di sopportare, per colpa vostra, di venire continuamente additati come gente poco affidabile e pronta ad ogni compromesso e dover poi continuare a difendere anche i responsabilidi quegli enti che voi finanziate in maniera troppo superficiale.
Ci chiediamo: è mai possibile che il legislatore non riesca a fare un bilancio del disastro compiuto da questi enti o da questi servizi provinciali di cui gli stessi emigrati disconoscono l’esistenza?

C) Soppressione della consulta regionale per l’emigrazione e voto dei siciliani all’estero

Non ci sarebbe neanche bisogno di scriverlo perchè tutti sanno che la Consulta regionale si è dimostrata soltanto una farsa che è servita soltanto a responsabili & Co. a scopo turistico-gastonomico.
La consulta regionale dell’emigrazione: una vera buffonata, che non necessita di alcun commento, anche se ci sembra importante affermare che è necessario, oggi più che mai, aggiungere al numero dei deputati dell’ARS, almeno altri 6 deputati eletti dalle circoscrizioni estere, dimostrando cosí di voler cogliere l’occasione di cambiare lo statuto dell’ARS, proprio mentre Camera dei deputati e Senato della Repubblica votano la legge costituzionale sul voto all’estero.

Se poi i responsabili del governo regionale non arrivassero a questo grado di maturità, allora non avrebbero più alcun titolo per affermare di essere i maggiori responsabili di una Regione a Statuto Speciale, proprio perchè altre Regioni hanno dimostrato di aver saputo utilizzare al meglio il loro semplice statuto ordinario.

Francesco Paolo Catania – L’ALTRA SICILIA