Alla ricerca del tempo che passa

Bruxelles, 04 Settembre 2000

Abbiamo un bel dire ad affermare che le trasformazioni della società stanno subendo oggi un’accelerazione vorticosa ; che viviamo un’epoca straordinaria,segnata da un progresso scientifico e tecnologico senza precedenti e che, specie nel mondo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, quelle nozioni di tempo e di spazio che ritenevamo essenziali e che hanno costituito il fondamento di tutto il nostro processo di apprendimento e di conoscenza sono state completamente sconvolte e cancellate.


Cosi’ il tempo oggi si è come accorciato, ha perso spessore, e se cio’ puo’ risultare già fin troppo evidente nell’ambito dei trasferimenti delle persone e nel trasporto delle cose , appare ancora piu’ straordinario nel caso dei segni, dei simboli e del pensiero.

L’era delle grandi trasformazioni ha comportato un corollario, logico certo, ma che svilisce- in fondo- lo stesso progresso: il trionfo della civiltà dell’effimero
Fermarsi sul culto della velocità, del “fare in tempo”, sugli effetti dell’urgenza sembra esercizio inutile ; meglio sarebbe interrogarsi sul significato di questa fuga in avanti e sulla nostra eventuale capacità di adattarci a ritmi sempre piu’ incalzanti, alla comprensione di nuove tecniche che comportano problemi etici, umani, filosofici che esigono poi una riflessione profonda sullo stesso senso della vita.

Se la scienza infatti tende a dimostrare che l’uomo difficilmente riesce a stare al passo con le trasformazioni che il progresso scientifico impone, è altrettanto vero che essa non riesce poi a coordinare in maniera accettabile il differente nesso di temporalità delle sue scoperte.

Tutto cambia, tutto scorre, ma qualcosa dovrà pur rimanere.
Il tempo che l’uomo oggi dedica al lavoro, collegato a quello delle tecnologie, diventa troppo importante e si allunga pericolosamente nella sua sfera privata, oggi che telefonino, internet ed altri “nomadi” hanno invaso il suo quotidiano.

I tempi si interpenetrano, abbiamo imparato termini come ubiquità, contemporaneità, e avvertiamo I cambiamenti con un patire maggiore, ma con il rischio che, agitandoci in ogni senso, perdiamo la finalità delle nostre azioni,annullando nel niente coerenza e sentimenti.

Ci vediamo oggi confrontati ad un problema di armonia generale che difficilmente riusciamo a conciliare, dal momento che veniamo a contatto con logiche e fenomeni che si sviluppano a ritmi troppo differenti.

Insistiamo sulle trasformazioni e sulle loro accelerazioni ma tralasciamo , forse scientemente, di fermarci a pensare all’invariabile, al permanente, a cio’ che evolve piu’ lentamente e , ancor peggio, spesso confondiamo l’uno con l’altro.

Viviamo in confusione; i nostri comportamenti non sono piu’ dettati dai valori, non hanno riferimenti fissi, ma sono il frutto di un compromesso permanente tra quello in cui crediamo e le offerte e le richieste di una società contemporanea troppo aperta a nuovi enigmi.

Anche se non esiste piu’ un universo di valori , ormai completamente stravolto dalle esigenze del quotidiano, appare necessario ricrearsi questo mondo di valori proprio perchè non siamo il prodotto di un solo periodo ma la grande invariabile della storia.Piu’ tendiamo a negarla, piu’ ne diveniamo preda.

Conserviamo infatti nel tempo una similitudine di comportamenti che ci porta , in situazioni identiche, a reagire nello stesso modo. Ci illudiamo pero’.

L’ipotesi dell’uomo nè assolutamente libero nè assolutamente costretto, un uomo la cui evoluzione debba attuarsi soprattutto in ambito umano e contingente ci sembra assolutamente accettabile, anche se sappiamo che cio’ puo’ costare senz’altro impegno e puo’ imporre fatica, ma darà poi un senso a questa avventura dell’uomo, che non si ripete mai in modo competamente identico, a dispetto di un determinismo storico troppo rigido e a salvaguardia della libertà individuale, sacra e inviolabile.

Se il passato , fonte e radice, ci appare quindi effettivamente ricco di insegnamenti che non si possono ignorare e ci affida compiti piu’ o meno importanti, il futuro, sperimentazione e traguardo, non puo’ adesso venire anticipato senza quella dote di valori che sono la forza dell’essere umano e la sua capacità di affrontare il domani.

Eugenio Preta