15 Ottobre 2011 : Obiettivo raggiunto!

Entro subito nel merito della questione.

Per tutti noi che siamo in prima linea nell’informare la gente sulla truffa del signoraggio bancario, la perdita della sovranità monetaria da parte dello stato e che proponiamo la proprietà popolare della moneta, sapevamo che queste precise tematiche non sarebbero uscite dalla manifestazione del 15 Ottobre.
Già un precedente lo avevo avuto io personalmente, insieme a tutti gli altri relatori, durante l’Antibanks Day del 15 Settembre, quando fummo minacciati da estremisti di sinistra che se avessimo parlato di queste questioni e del prof. Auriti, sarebbero passati alle maniere forti, l’accusa era quella di essere fascisti.

Quindi, è come dire che se Edison che ha inventato la lampadina fosse stato di destra, tutti quelli di sinistra oggi non la utilizzerebbero. Io rispondo a questi signori che se un’idea è valida lo è a prescindere da quale parte arrivi ( sempre tenendo conto che destra e sinistra sono state create per dividerci, noi tutti siamo solo umani) .

La stessa cosa è capitata in questa manifestazione, al movimento “Alba Mediterranea” a Salvatore Tamburro (economista).
Fatta questa piccola premessa, volevo comunque essere presente alla manifestazione di Roma per vedere di persona quello che sarebbe accaduto.

Quello che mi accingo a raccontare, naturalmente, è solo una parte di tutto quello che è accaduto ieri, visto l’enormità della manifestazione e degli eventi che sono successi nei vari punti della città.

Già dal primo momento noto che le tematiche a noi care non sono neppure sfiorate, tutti stanno lì per manifestare e portare avanti la propria “battaglia”, questo non vuol dire che non sia positivo, però il rischio è quello di non essere chiari nei messaggi che si vogliono far passare.

Una questione però si è evidenziata, forse la più importante, che è quella dell’enorme disagio sociale in atto in questo particolare momento storico.

Dopo poco tempo dalla partenza, veniamo superati da una parte del corteo che aveva intenzioni differenti da quelle della maggioranza dei manifestanti.

Infatti, subito dopo, vediamo alcune vetrine di negozi sfondate e una colonna di fumo che si alza nel cielo. La prima automobile era stata incendiata e la tensione incominciava a salire.

A questo punto, insieme a due amici, Ivano Decataldo e Alberto Valente (di Sava in Movimento) decidiamo, per la nostra incolumità, di allontanarci dai disordini.

Ci incamminiamo in direzione opposta al corteo per infilarci nella prima via che incrociamo e qui abbiamo la prima la sorpresa; le forze dell’ordine hanno bloccato tutte le vie laterali e non fanno uscire nessuno, anche ad alcune signore, evidentemente agitate, che volevano uscire dal corteo, viene impedito loro di uscire.

Mi colpisce in particolar modo la rigidità delle forze dell’ordine che non tengono per nulla conto che si trattava di signore di una certa età e di persone tranquille.
A questo punto ci tocca fare tutto il percorso a ritroso per uscire fuori dal caos. Durante il nostro faticoso tragitto, attraverso la massa di gente che nel frattempo si stava accalcando, perché il corteo era bloccato, vediamo passare circa trecento “black-block” armati di bastoni, scudi e caschi che si indirizzavano verso la testa del corteo.

Durate il percorso, con piacere, vedo anche l’onorevole Fernando Rossi (per il bene Comune) che fa volantinaggio per una corretta informazione sulla truffa del signoraggio bancario e la perdita della sovranità monetaria da parte dello stato, ci salutiamo e prendo anche io alcuni volantini da distribuire .

Una volta usciti dalla fiumana di gente, entriamo in un bar e vediamo in tv tutto quello che stava accadendo nelle zone degli scontri.

Il proprietario del locale commenta: “Si sapeva che sarebbe finita così”.

A questo punto incominciamo a discutere e apprendiamo che tutto quel gruppo di “black-block” armati, poco prima era fermo davanti al suo bar e ad un certo punto, dopo una telefonata, partono tutti insieme per intervenire.

Il barista, giustamente, si chiedeva perché le forze dell’ordine che si trovavano lì vicino, pur vedendoli così ben attrezzati di caschi e bastoni non intervenissero per fermarli; io gli rispondo che non avrebbero potuto fermarli perché il compito dei “fomentatori di violenza” doveva essere proprio quello di creare caos, per far sfociare in un nulla di fatto tutta la manifestazione.

Infatti in seguito, i mass-media hanno solo parlato dei disordini e non delle tematiche che dovevano essere affrontate: “L’obiettivo quindi era stato raggiunto”.

Cosimo Massaro