Un comune francese vince la prima battaglia contro la Royal Bank of Scotland sui

Un esempio da seguire.

17 dicembre 2011 (MoviSol) – Il 24 novembre la Corte di Prima Istanza di Parigi (TGI) ha negato alla Royal Bank of Scotland l’ordinanza restrittiva che aveva chiesto per costringere il Comune di Saint-Etienne a riprendere il pagamento dei debiti che aveva sospeso. Anche se la Corte avrà bisogno di più tempo prima di deliberare nella causa intentata dal Comune di Saint-Etienne contro la Royal Bank of Scotland (RBS), ha già deliberato che la sospensione dei pagamenti era legittima, perché l’interesse sui prestiti era basato su “strumenti speculativi ad alto rischio”.

Il 70% del debito di Saint-Etienne era tossico, ed il Comune ha sporto denuncia anche contro la Dexia Bank e la Deutsche Bank, oltre alla RBS.

Nel 2006 e 2007, Saint-Etienne rifinanziò alcuni dei crediti strutturati che aveva aperto con la Natixis Bank, acquisendo quelli che riteneva crediti strutturati a più basso costo dalla RBS. Tuttavia, questi ultimi erano stati indicizzati a due swaps a “palla di neve” che prendono questo nome dall’effetto cumulativo dei tassi di interesse, che aumentano come una palla di neve al 20, 30 o perfino al 40%.

Ecco che cosa è successo ai prestiti concessi a Saint-Etienne. Quindi un grave problema finanziario per il Comune si è trasformato in una catastrofe. La situazione era così grave che il Comune di Saint-Etienne ha sporto denuncia contro la banca ed ha sospeso tutti i pagamenti sul prestito. La RBS, a sua volta, ha sporto denuncia contro il Comune per aver violato il contratto con una procedura sommaria in cui esigeva il pagamento, ma la denuncia è stata respinta, e il giudice ha deliberato che “gli swaps contratti dagli enti locali sono prodotti speculativi ad alto rischio” e la loro “legalità è messa seriamente in forse dalla Corte”.

Quanto ad un altro prestito tossico con la Dexia, Saint-Etienne ha deciso di fissare un pagamento degli interessi al 3,9%. Questa decisione unilaterale, adottata con voto unanime al Consiglio Comunale, è naturalmente illegale, ma è stata presa dopo il cocciuto rifiuto della Dexia di rinegoziare il prestito. Stando a fonti vicine al procedimento, la banca franco-belga non è in grado di cambiare i termini del prestito perché è stata successivamente venduta alla JP Morgan ed altri e usata per puntellare altre piramidi finanziarie basate su titoli speculativi, come aveva fatto con i mutui subprime.

La Dexia stessa, il principale creditore alla speciale finestra di credito della Federal Reserve nel 2008 e considerata “troppo grande per fallire”, è stata tenuta in piedi pompando denaro da Francia, Belgio e il Lussemburgo. Incidentalmente, gli inquirenti francesi e belgi hanno scoperto che la Dexia detiene almeno 900 miliardi di Euro in derivativi swap su valute!

In questo contesto, è chiaro che la sentenza della Corte di Prima Istanza di Parigi non solo darà il via a dozzine di altre cause simili ma convincerà molti a rivolgersi ad un tribunale, e non solo in Francia. Sottolinea anche l’urgenza di una separazione tra banche commerciali e banche d’affari.

Lino Bottaro
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