Qualcuno vuole il default della Sicilia, andiamo avanti da soli

Ieri presso l’aula del consiglio comunale di Messina, Massimo Costa ha emozionato la platea parlando di Statuto e di Autonomia.

Crisi economica, banche ed autonomia della Sicilia sono temi che oggi, più che mai, tengono banco nel dibattito politico isolano ed italiano. E gli animi si accendono, così com’è accaduto ieri sera durante la conferenza-dibattito, organizzata dall’Associazione “La Sicilia ai Siciliani” nel contesto della quarta “Notte della cultura” a Messina.

Ha emozionato il pubblico ieri, presso l’aula del consiglio comunale di Messina, l’intervento del professor Massimo Costa, economista che da tempo ormai è vocato ai temi dell’Autonomia Siciliana. E proprio del nostro Statuto Speciale tratta il suo ultimo libro: “Lo Statuto Speciale della Regione Siciliana: un’autonima tradita?”.

Ed è proprio così: l’autonomia siciliana è stata tradita dai suoi primi vagiti fino ad oggi dal decreto che Costa definisce “Ammazza Italia” con una evidente violazione dello Statuto e dei diritti di un popolo.

“E’ chiaro – sostiene lo studioso – che c’è un disegno criminale affinchè la Sicilia vada in default, con il più violento dei colonialismi che porterà inesorabilmente ad un ulteriore esodo dei siciliani. Tutto questo è stato più volte denunciato: non abbiamo bisogno di questa classe politica di ascari”. Costa continua con un excursus su quanto non è mai stato fatto da chi ci governa.
Lo Statuto dell’isola non è mai stato fatto entrare nelle scuole, la quasi totalità del popolo non lo conosce e, quindi, giocando con l’ignoranza dei siciliani è stato depredato ciò che spettava per diritto alla Sicilia stessa.
La Sicilia è storicamente uno Stato Nazione, tradito dall’Italia che non ci rappresenta in sede europea (un esempio tra tutti l’accordo con il Marocco che distruggerà del tutto l’agricoltura isolana). Per non parlare del saccheggio delle fonti energetiche, dell’acqua, e dell’Iva che i produttori di merci in entrata dovrebbero versare nelle casse siciliane ( circa 3miliardi e mezzo di euro l’anno).

“Il saccheggio è elevato – continua animato l’esperto – Ma noi possiamo organizzare il commercio, l’agricoltura, impedire il brocheraggio delle multinazionali estere.
L’alleanza fra produttori e commercianti isolani potrebbe far si che la Sicilia si risollevi. Ma questo non ci è consentito di fare”. Eppure la Sicilia ancora non ha debito: “noi non abbiamo bisogno di tassare le persone giuridiche, e questo va tutto ad onta e vergogna della classe politica siciliana” perché, secondo Costa è assurdo e disumano inseguire questa elite finanziaria – Noi da soli potremmo impedire tutto ciò. Potremmo emettere moneta (è stato concesso alla Corsica e alle Canarie). Potremmo non pagare dazio. Ma non ce lo faranno mai fare né l’Italia né l’Europa.
Ed il vero ostacolo è la mancata volontà dei politici siciliani” Secondo l’esperto se i siciliani facessero iniziative eclatanti e dicessero di no, come successe nel Vespro, la Sicilia da sola potrebbe rimettersi in piedi riprendendosi la propria libertà. “Non siamo noi che ci vogliamo separare. Sono loro che ci hanno già separato, insomma – conclude Massimo Costa – tutti in Europa fanno quello che vogliono e solo in Sicilia non è possibile perché né l’Italia né i nostri politici ci difendono, eppure abbiamo gli strumenti per farlo. Io, se dipendesse da me, mi impegnerei affinchè l’Alta Corte Siciliana venga ricostruita”.
E conclude, con un benvenuto al web, mezzo che oggi è forse l’unico che permette ai popoli di conoscere le verità negate ed i diritti di ognuno.

26/02/2012
Donatella Rinaldo (infomessina.it)