Aveva ragione Crispino

Luigi Crispino per anni ha subito l’onta della gogna mediatica. Lui inventore delle Low Cost in Italia con quell’Air Sicilia che sconvolse il cartello delle compagnie aeree nostrane dedite a tartassare il povero viaggiatore siciliano costretto a pagare centinaia di migliaia di lire per volare fino a Roma o a Milano.

L’Air Sicilia si fece protagonista di una campagna di voli a cinquantuno mila lire e questo decretò la sua condanna.
Le grandi compagnie invece da comportarsi da leader e restare sui loro standard scesero a livello della novella Robin Hood dell’aria e in breve ne decretarono la fine. Da allora però nessuno di quei colossi è uscito indenne dalla bufera e nel giro di qualche anno sono stati costretti al fallimento (Alitalia compresa se non fosse stata salvata con una barca di euro tirati fuori dai contribuenti).

Ma per Crispino la situazione fu addirittura drammatica e dopo la crisi della compagnia con il blocco degli aerei fu denunciato per bancarotta fraudolenta ed una decina di altre imputazioni. Tutto questo, è facile capire, pesa sulle spalle di un imprenditore perchè ogni volta che apri bocca, la stampa, che ama particolarmente dare particolari del genere, al nome aggiunge sempre la frase ” Il patron della fu Air Sicilia, da anni sotto processo per bancarotta fraudolenta in seguito al fallimento della compagnia”.

Non è davvero vita facile soprattutto se ti viene in testa, considerata la competenza, di restare nel giro degli aerei. Ma oggi per Crispino questa fase della sua vita può considerarsi completamente chiusa. Il Tribunale di Caltagirone infatti ha emesso una sentenza nella quale l’imprenditore è stato assolto da tutte le imputazioni perché il fatto non sussiste. Quindi assoluzione piena e pieno reintegro nella società civile a patto che la stampa dia il giusto risalto alla vicenda e la gente capisca quello che è accaduto.

Da notare che sono trascorsi la bellezza di 10 anni e passa e, ironia della sorte, il processo conclusosi con la suddetta assoluzione, è stato celebrato con il rito abbreviato ( e meno male). Ora dunque Luigi Crispino, pioniere delle compagnie aeree siciliane, è pronto a rientrare, e con pieno diritto in questo mondo che purtroppo è spesso popolato da incompetenti e sognatori. In varie occasioni,in questi ultimi anni, il manager aveva tentato un approccio con la società di gestione dell’aeroporto di Comiso ma forse quell’accusa di bancarotta che incombeva sulla sua testa ha reso tutto più difficile.
Eppure Crispino ha sempre creduto alle potenzialità del territorio ibleo nel settore aereo.

Se ricordate, alla fine degli anni novanta, tentò, addirittura, visto che le procedure per convertire la base di Comiso in aeroporto erano praticamente ferme, di costruirsi un aeroporto tutto suo. Comprò dei terreni, una bella striscia di circa 2 chilometri dalle parti di Roccazzo, e iniziò a fare dei sondaggi per saggiare la consistenza del fondo. Ci furono conferenze stampa ed articoli sui giornali nei quali ci si meravigliava per la facilità legale di realizzarsi un aeroporto personale. Lui aveva ragione al 100% ma la politica si spaventò e l’allora sindaco Aiello, indossata la fascia tricolore, in appoggio del sindaco di Comiso Digiacomo, fece interrompere ogni tipo di lavoro sul terreno in questione. Come dicevamo è passata tanta acqua sotto i ponti e chi vi scrive ricorda un’intervista, fatta in quell’occasione, a Crispino, seduti all’ombra di un albero secolare. Il patron dell’Air Sicilia disse che Comiso non l’avrebbero aperto neanche dopo dodici anni perchè non c’era la voglia di far crescere l’economia e la gente ma, piuttosto, prevaleva l’interesse della politica e delle persone che la vivono. Ancora una volta dobbiamo dire che aveva ragione. Sono passati più di dodici anni è la previsione è stata rispettata in pieno. Oggi più che mai possiamo dire di aver assistito alla conferma in pieno di quello che disse Crispino.

L’aeroporto non è una parte del processo evolutivo nell’economia e nel turismo di una provincia ma un’ agone dove ci si scontra per la poltrona di presidente, poi sarà la volta di quella di vice e via via fino a parlare di quello che fa le pulizie. Non importa se così facendo la macchina non funziona come dovrebbe e produce debiti invece che profitti. Importante è che qualcosa voli. Se poi si ci “perdono i picciuli” dice Crispino non importa a nessun se non a quelli che ci rimettono.

Abbiamo ripreso dal sito CTZEN.IT un articolo che parla della Wind Jet dove non tanto da spettatore disinteressato Crispino commenta : «La Wind Jet era una vera low cost». «Forse non c’è stata una brillante interpretazione del pricing – una perdita di dieci milioni di euro rapportata a tre milioni di passeggeri è poco più di tre euro a biglietto – e la gestione poteva essere migliore, ma è comunque stata sana. E l’ebitda (margine operativo lordo, ndr) di Wind Jet è migliore di quello di Alitalia e Meridiana». Per lui, il debito è stato «accentuato da una sottocapitalizzazione, ma le cause della crisi sono esterne». Come il costo del petrolio e della manutenzione, che non sono comprimibili. «In questo caso la differenza la fa l’età del mezzo. Si risparmia se si hanno aerei nuovi, ma è anche vero che con aerei più vecchi si abbassano i costi di leasing», spiega. «Ma soprattutto – continua – incide l’eccessivo costo dell’handling (i servizi di assistenza a terra), che a Catania è il doppio rispetto a Roma Fiumicino, e la mancanza di contributi che invece vengono dati alle compagnie straniere come Ryanair».

La Wind Jet, secondo lui, «dava fastidio ed era in balia, tra gli altri, della Sac, la Società aeroportuale di Catania, che coi suoi disservizi fa penare le compagnie», accusa. Per l’ex presidente di Air Sicilia, che si vanta – non a torto – di aver rotto il monopolio nei cieli italiani, Pulvirenti è stato vittima delle «lobby aeroportuali». «Le aziende strategiche, come è la Wind Jet per la Sicilia – afferma – dovrebbero avere l’attenzione delle istituzioni e invece sono considerate una rottura di palle perché per chi ha le mani in pasta significa non potersi fare gli affari propri».

Dunque tra i colpevoli c’è prima la Sac, che avrebbe però fatto un grave passo falso. «Quando l’11 agosto ha fatto sequestrare uno degli aeromobili», afferma Crispino. Sì perché «per l’articolo 1057 del codice di navigazione (secondo cui non sono sequestrabili gli aeromobili addetti al trasporto per scopo di lucro di persone o di cose, pronti a partire o in corso di navigazione, purché non si tratti di debiti a causa del viaggio che stanno per intraprendere o che proseguono) quell’aereo non era sequestrabile». Tanto che sarebbe stata proprio la Sac a pagare la riprotezione dei passeggeri di quel volo.

«Se fosse per pura generosità allora perché non pagano tutti quelli che sono rimasti a terra?», s’infervora.

Tra i colpevoli della crisi Wind Jet l’ex patron di Air Sicilia mette anche Alitalia «che ha dato a Wind Jet il colpo di grazia, perché l’ha illusa con una trattativa tirata per le lunghe con lo scopo di farla arrivare alla canna del gas». E infine l’Enac che, secondo lui, ancora oggi ne ostacola la ripresa. «Quando l’ente che permette alle compagnie di operare – spiega l’ex manager – comunica che non darà la licenza se non verranno ripagati i passeggeri, in realtà sta facendo terrorismo per non far fare gli investimenti a chi potrebbe essere interessato. Ovviamente – continua – nessun nuovo investitore si accollerebbe i debiti di un altro e l’Enac gli sta dicendo di non mettere i soldi perché tanto non gli darà la licenza a prescindere dalla legge». Anche tutto l’interessamento mostrato per la riprotezione dei passeggeri non lo convince.

«È il primo caso al mondo di una compagnia che chiude la settimana di Ferragosto e la Meridiana il 12 agosto aveva tre aerei pronti per sostituire i voli Wind Jet, in un periodo in cui è difficile trovare in affitto perfino un motorino». «Sarebbe stato un investimento pubblicitario – dice – e invece la conseguenza della chiusura della Wind Jet per i passeggeri è l’immediato aumento del costo dei biglietti». «Per questo – secondo l’ex imprenditore che si pregia di non aver lasciato a terra con il fallimento di Air Sicilia neanche un passeggero – gli utenti non provano acredine nei confronti di Wind Jet, che era per loro uno strumento per risparmiare. E se verrà rilanciata torneranno a comprare da lei, invece di preferire il pullman come succede adesso», dice.

«La Sicilia ha bisogno di una compagnia aerea siciliana – afferma l’uomo che nel cielo faceva volare delle enormi Trinacrie – e, dalle ultime dichiarazioni che ha fatto, anche Pulvirenti sembra essersi reso conto della valenza sociale della sua compagnia». Per questo, secondo lui, la vecchia Wind Jet ricorrerà al concordato preventivo e l’ipotesi più probabile per il rilancio della compagnia è una società mista a partecipazione regionale. «Il nocciolo duro però dovrà essere costituito dai privati e da manager capaci, non frutto dei carrozzoni», commenta. Alla cordata siciliana scesa in campo qualche settimana fa, invece, Crispino crede poco. «Non hanno – dice – idea delle grandezze: con tre milioni di euro non vai da nessuna parte». È sicuro comunque che insieme a Pulvirenti si troverà una soluzione». La speranza di non ritornare «a prima del 1994 quando c’era il monopolio».

«Stanno tentando, in maniera gattopardiana – dice – di far cambiare tutto per far tornare tutto come prima». E a lui, che vede il fallimento di Air Sicilia come «il sacrificio dei primi che apre la strada ai nuovi», tutto questo proprio non va giù. Siamo certi che lo vedremo volare prima o poi anche da Comiso.

Fonte: Editoriale Reteiblea.it

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