Ivan, il terzo giro di boa

Ivan BertuccioIl terzo 15 gennaio da quella mattina romana di silenzio e di dolore, Ivano, e ritorniamo a scrivere quanto ci manchi adesso che avremmo trovato il tempo per stuzzicarti per disturbare il tuo lavoro in quel tuo ufficio ricolmo di documenti ma anche di ritagli di giornali, di sigarette , di libri e di fotografie della nostra Isola e della tua Filicudi, che conservavi nel cuore.

Avremmo finto scherzi e contraddizioni, soliti al gioco, suscitando certamente le tue arrabbiature, la cacciata repentina dalle tue stanze, ma anche la ritrovata rappacificazione poi che ci avresti offerto con un invito a cena, dai mammutones o nei ristoranti che solo tu conoscevi, individuati dopo peregrinazioni notturne e tentativi continuati di convivialità.

Così arriviamo al giro di boa della tua barca, oltre il tempo che ci opprime, oltre questa cattiva stagione e quella ventura, più mite, oltre la bonaccia e il mare tinto in tempesta, tutte situazioni che ormai non ti riguardano e puoi controllare dall’alto della tua nuvola. E ti immaginiamo sorridente e con il solito cappellino sugli occhi a scrutare l’orizzonte, sempre sicuri che ormai avrai imparato a riconoscere le correnti e le brezze e non ti perderesti mai più come facesti con tuo figlio Igor un pomeriggio, inseguendo in barca, al largo di Portorosa, i delfini e poi:…..” Amicu, che isula é? Lipari? Salina? – e la risposta dell’ignaro pescatore – “a pusassi sta bacca, cca semu a Milazzu…”

Ecco, ti ricordiamo così Ivano, nocchiere senza bussola nei mari dell’infinito, ora che ancora ci arrabattiamo con progetti e proposte per la nostra Isola, per le prossime elezioni che, sono sicuro, ti avrebbero divertito e sicuramente visto in primo piano con una candidatura a nome de “L’Altra Sicilia”.

Ormai come Don Chisciotte, con Francesco Paolo combattiamo contro i mulini a vento dell’indifferenza e della pavidità della nostra Sicilia che, sono sicuro che tu saresti d’accordo, si trascina nella volontà di non fare, di lasciarsi andare, e così precludere ai nostri figli e ormai ai nostri nipoti, i margini del futuro.

Così mescendo un vino rosso in grandi bicchieri di cristallo, insieme agli amici a te più cari, vogliamo trascorrere questa ricorrenza e salutare la tua memoria, anche nel ricordo di una parte di noi stessi, di una gioventù passata troppo veloce nelle rincorse e nei giochi dei cortili, nelle strade dell’ Europa, nostro amico più caro.

L’amico che sarebbe stato sempre disponibile a darci una mano, a venirci in aiuto in qualsiasi circostanza senza bisogno di pensarci due volte. Ti abbiamo voluto bene Ivano, e te ne vogliamo, ora che il tempo aggiunge distanza alla memoria e alziamo il bicchiere e brindiamo alla tua navigazione che sappiamo esserti favorevole, nell’oceano del tuo infinito.

eugenio preta