Gli specchi del web

La formazione di un nuovo governo, che già i risultati elettorali avevano pronosticato ardua e difficoltosa, se non improbabile, è diventata un tormentone che pero’ è servito, almeno, a mettere in risalto – qualora i cittadini ne avessero avuto ancora il dubbio – la vera natura della politica, attuata attraverso i suoi partiti organizzati e quelli virtuali, che esistono – e se ne vantano, (i risultati pero’ li hanno premiati) – solo in rete.

In particolare abbiamo sottolineato le illusioni del Pd che affiggeva una sua vittoria risicata, come trionfo, e pretendeva di accaparrarsi tutte le postazioni di responsabilità istituzionali e, dopo la Presidenza di Camera e Senato, soprattutto riteneva di dover preparare la strada a Bersani come primo ministro di questa repubblica ridotta ormai al fallimento economico e morale dai vecchi figuranti della seconda repubblica e, a seguire, dall’incapacità dimostrata da quelli che erano stati chiamati dall’uscente Napolitano, in qualità di tecnici – quindi non politici e sopra le parti – a gestire la cosa pubblica.

Che poi questi tecnici abbiano dimostrato per intero tutta la loro proterva arroganza e, fedeli al detto “l’appetito vien mangiando” abbiano cullato vanagloriosi sogni di ambizione politica, è sotto gli occhi di tutti.

L’ambizione di un vecchio signore che si era creduto uomo di Stato, lo aveva portato a “salire” in pista, – e nella stessa terminologia utilizzata c’era tutta la sudditanza di un proposito di scalata- laddove una volta, soltanto nelle intenzioni pero’, c’era la “discesa” verso un dovere da compiere per il Paese.

Non stiamo qui a fare l’esegesi del fallimento di Monti come politico e come statista , confermato in ultimo dalla vicenda dei fucilieri di marina rispediti in India sotto la protezione di De Mistura, altro bellimbusto di questo governo di tecnici incapaci. Un fallimento sottolineato soprattutto dalle politiche di austerità e di strozzinaggio fiscale studiate senza pietà a spese dei cittadini, con il solo scopo di ingraziarsi i burocrati di Bruxelles e abbassare il Paese agli standard imposti agli Stati Nazione da questa Unione europea proterva e poco solidale. Quindi oggi prendiamo atto del naufragio del progetto di questo vecchio signore e dei suoi sodali, come l’impresentabile fini o l’insopportabile casini, consegnati dal voto dei cittadini al dimenticatoio e all’oblio, loro che nelle cravatte rosa e nei giudizi trancianti, avevano costruito una lunga e fortunata carriera politica ai danni dei cittadini addormentati.

Che Grillo poi avrebbe rappresentato il fatto nuovo ne eravamo tutti a conoscenza e la conseguente sua affermazione elettorale è stata uno di quei fatti che consegnano alla cronaca la prova di un effettivo girare pagina generazionale, un conseguente cambiamento di prospettiva politica e societaria che trovava ulteriore riscontro anche nei fatti che hanno portato, passiamo ad una sfera meno terrena, all’abdicazione di Ratzinger e all’elezione di Bergoglio.

Fatti che hanno dimostrato il cambiare dei tempi – come diceva Bob Dylan nel ’67 in Times are changing – e che hanno obbligato gli interpreti della commedia umana e politica a prenderne atto, costringendo i più’ lungimiranti ed avvertiti a trarne le dovute conseguenze.

Ormai il verbo corrente è oggi costituito dalla società civile e le varie forme di associazionismo ne rappresentano l’estrinsecazione pratica. La rete, il villaggio globale , internet, i network sociali hanno consegnato ai nuovi cittadini, specialmente in ambito politico, una mistica assurda e pericolosa.

Una volta c’erano le assemblee dei partiti, i congressi fondanti con dirigenti e iscritti, oggi basta inviare una richiesta di partecipazione alla rete e si è consacrati come riferimenti di un modo comune di pensare, come arbitri di scelte politiche e sociali, come componenti di una società virtuale che esiste quando essa stessa decide di auto-consultarsi attraverso blog, moduli, posta elettronica, sms e post.

Grillo di questa novità appare l’interprete più fedele; è riuscito a costruirsi una forza politica senza segreterie o congressi né militanti o dirigenti, solo con la sua abilità di tenere la scena, un palco reclamizzato sul web e poi rifocillato in realtà dalla sua verve comica, ha messo al bando la tv e ricatturato il vecchio comizio militante, la piazza, ora che i partiti l’avevano abbandonata ritenendola démodé. E questa è deriva pericolosa perché Grillo, a questo punto, diventa il solo maestro e l’unico punto fisso di riferimento, e alla fine viene abilitato a decidere azioni politiche e candidature ideali, una democrazia definita elettronica per allinearla ai tempi, ma che in realtà è la riedizione modernizzata delle vecchie rappresentanze popolari scadute in regime.

Su questo filone Bersani ha cercato di tenere botta, di non farsi azzoppare dal nuovo, ma stupidamente, visto che del vecchio più stantio lui era la dimostrazione comprovata, nonostante l’estremo tentativo di proiettare qualche giovane ai vertici di un partito sempre più’ diviso nelle vecchie dicotomie.

Pervicacemente Bersani entrava così in quella mistica dell’associazionismo che circonda la società civile e, in vista di un governo che si sarebbe alleato con tutti meno che con il Berlusconi, cercava l’appoggio di questa società civile, non nel corso della campagna elettorale, ma nel momento disperato di formare un nuovo governo.

Ora, come voi, siamo del parere che il consenso dei cittadini vada cercato e conquistato in campagna elettorale; gettarsi ora in braccio alla rete, oltre che esercizio tardivo, appare anche esercizio della disperazione. Una volta eletti il consenso si deve cercare in Parlamento, è lì che si forma il governo, e questo è il senso della democrazia rappresentativa.

Invece Bersani ha enormi difficoltà di trovare il consenso in Parlamento e va a cercare appoggi nella società civile, oltrepassando così i partiti che continuano a dirgli niet o che si ostina a considerare stalinianamente indegni di venire consultati. Ricorre perciò a manovre che escono fuori dall’ambito parlamentare e che costituiscono un precedente non certamente ortodosso e, oltre a dimostrarsi di parte e a non individuare un campione che rappresenti tutto l’associazionismo, pericolose per il percorso democratico che conosciamo.

Spiccano in queste sue consultazioni scelte ideologiche di parte, arbitrarie perché non lasciano possibilità di appello e soprattutto la necessità di un contraddittorio che metterebbe valore ad un progetto veramente disinteressato. Alla fine una chiamata a consulto di soli compagni e amici , come abbiamo constatato nella diretta web delle stesse consultazioni M5S, alla ricerca spasmodica di un appoggio, ultima spiaggia di una carriera politica agli sgoccioli.

Ma se Atene piange, Sparta non ride. La trasparenza degli atti invocata dal popolo web ed assecondata dal M5S non può pero’ limitarsi soltanto a mettere in esergo gli sprechi, gli accordi o gli inciuci tra destra e sinistra, ma dovrebbe anche consentire finalmente un approccio positivo per la formazione di un governo, ormai di salute pubblica per fare uscire il Paese dal fallimento.

Perciò le tanto democratiche dirette web rimangono solo spettacolo, dove il riferimento al grande fratello non è sembrato solo casuale, e la diretta dell’incontro con Bersani ha messo in rilievo la pochezza del personaggio e i tentennamenti dei terzi esclusi, che nel tentativo di informare i confratelli e consentire loro finalmente l’accesso a quelle stanze del potere finora precluse alla gente comune non hanno fatto nient’altro che dimostrare la sudditanza al capo, la necessità di compiacere il condottiero web che allunga la sua ombra su queste truppe cammellate.

Grillo e Casaleggio ci hanno oggi obbligati al nuovo ed hanno messo in quiescenza la politica tradizionale del confronto e della rappresentanza eletta proprio con la loro idea di democrazia elettronica, il cui confine con l’ effettiva sospensione di ogni libertà personale è veramente sottile e labile . Ora, inseguirli su questo terreno non è solo pericoloso, ma irresponsabile.

eugenio preta