Gestione rifiuti e acqua in Sicilia, Petrotto scrive all’Autorità Nazionale Anti Corruzione

“La lunga lettera che segue, riguardante la scandalosa gestione dei rifiuti, ma anche dell’acqua, in Sicilia, è stata inviata, dal sottoscritto, via e-mail e via fax, all’Autorità Nazionale Anti Corruzione, presieduta dal Magistrato Raffaele Cantone, alla Procura della Repubblica ed al Tribunale di Agrigento, nonché alla Procura Generale ed al Tribunale di Palermo, nei rispettivi siti istituzionali.

Il responsabile dell’Autorità Nazionale Anticorruzione, Raffaele Cantone, nel corso di una conferenza stampa ha presentato ieri gli altri componenti del nuovo organo collegiale che lo coadiuverà: Francesco Merloni, Nicoletta Parisi, Michele Corradino e Ida Angela Nicotra.

Tra le sollecitazioni avanzate da Cantone c’è la valutazione e la trasparenza delle amministrazioni pubbliche prevista, tra l’altro, dalla legge 125/2013 – con l’introduzione di «un meccanismo obbligatorio di comunicazione da parte dell’autorità giudiziaria all’Anticorruzione» in caso di inchieste.
L’Autorità anticorruzione è stata ripartita in quattro ambiti di intervento che fanno capo ai quattro nuovi consiglieri già citati che affiancheranno il presidente. Così Francesco Merloni, ordinario di diritto amministrativo a Perugia e tra gli esperti che hanno collaborato alla stesura della legge 190 anticorruzione, si occuperà di corruzione in senso stretto mentre la costituzionalista Angela Ida Nicotra si occuperà di trasparenza.

Nicoletta Parisi, docente di diritto internazionale si occuperà invece dei rapporti con gli organismi internazionali, e Michele Corradino, magistrato proveniente dal Consiglio di Stato, si occuperà di appalti pubblici.
Non ci è sfuggito l’appello lanciato da Cantone a Confindustria a collaborare di più nel versante della lotta alla corruzione. Ed un ulteriore disperato appello osiamo lanciare dalla Sicilia, dal profondo Sud, al nuovo organismo nazionale anticorruzione presieduto dal magistrato Raffaele Cantone.
Vogliamo sottoporre alla sua attenzione, ad esempio, una riunione sospetta convocata dal prefetto di Agrigento, Nicola Diomede, convocata lunedì scorso, su sollecitazione del vice-presidente di Confindustria Sicilia, Giuseppe Catanzaro, titolare di una delle mega discariche per i rifiuti solidi urbani.
Il Catanzaro è il proprietario della mega discarica di Siculiana che non sappiamo se è anch’essa sottoposta ad indagini, visto che è ancora in corso una delicata inchiesta che ha portato all’arresto di due suoi colleghi, Domenico Proto, titolare della Oikos spa, la ditta proprietaria del mega-impianto di contrada Tiritì-Valanghe d’inverno, a Motta Sant’Anastasia, in provincia di Catania ed i fratelli Calogero e Nicolò Sodano, responsabili della Soambiente di Agrigento.
Vorremmo capire che cosa ne pensa il Prefetto Diomede degli appalti per svariate centinaia di milioni di euro, per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti in provincia di Agrigento, affidati direttamente, senza effettuare gare d’appalto, alle ditte SAP, ISEDA e SEAP, quest’ultima ditta di proprietà dell’agrigentino Sergio Vella, amico e compare d’anello dell’attuale ministro dell’Interno, anch’egli agrigentino, Angelino Alfano.

Su questa vicenda vorrei essere sentito anche dall’Autorità Anticorruzione da Lei presieduta, perché il sottoscritto, nella qualità di sindaco di Racalmuto, a febbraio del 2011, ha presentato una denuncia alla Procura della Repubblica di Agrigento.

Si tratta di appalti affidati illegittimamente, da 7 anni a questa parte, con proroghe su proroghe, per centinaia di milioni di euro, sempre alle stesse ditte, sotto l’occhio vigile ed attento del vicepresidente di Confindustria Sicilia, proprietario di una delle poche discariche private superstiti, quella di Siculiana, dopo il ciclone giudiziario che si è abbattuto sulle altre, quali quella del già citato Domenico Proto o degli agrigentini Sodano.
Il prefetto Nicola Diomede, nominato qualche mese fa dal ministro dell’Interno, Angelino Alfano è, tra l’altro, l’artefice, nel 2012, di pretestuose ispezioni per delle presunte infiltrazioni mafiose presso il comune di Racalmuto da me amministrato. Ispezioni rivolte contro chi, come me, proprio un anno prima, e cioè a febbraio del 2011, aveva denunciato alla Procura della Repubblica di Agrigento, la scandalosa ed illegale gestione di rifiuti ed acqua nell’Agrigentino.

Siamo curiosi, a questo punto di verificare cosa hanno avuto da riferire in materia di rifiuti i vertici di Confindustria Sicilia ad Agrigento.

Anche perché ad accompagnare a Racalmuto nel 2012 l’allora vice prefetto Diomede (promosso sul campo Prefetto di Agrigento dal ministro Alfano, dopo la brillante operazione Racalmuto) e l’allora Ministro dell’Interno, Anna Maria Cancellieri, per notificare il decreto di scioglimento del comune, c’era proprio il vicepresidente di Confindustria Sicilia e proprietario della megadiscarica di Siculiana.
Guarda caso alcune di queste discariche, proprio in questi giorni, sono già state sequestrate dalla Magistratura per diversi abusi, truffe e tangenti ed i proprietari sono stati rinchiusi nelle patrie galere.
Della discarica di Catanzaro non sappiamo nulla.
Perché proprio ora è stata convocata questa urgentissima riunione in Prefettura? Perché a presiederla c’era il vicepresidente di Confindustria Sicilia, Giuseppe Catanzaro, oltre che il presidente, Antonello Montante?
Come mai è stata avvertita la necessità di estendere l’invito anche a tutti i magistrati agrigentini? E’ stato forse deciso che il nostro Catanzaro è l’unico che si salva o che si vorrebbe salvare, assieme alla sua mega discarica di Siculiana?
Caro Dottor Cantone, le sembra normale e corretto, da parte di un imprenditore siciliano, seppure vicepresidente di Confindustria Sicilia che, da più di vent’anni, con i risultati che conosciamo, si occupa della gestione dei rifiuti in Sicilia, chiami a raccolta tutti i magistrati agrigentini in Prefettura, e presiede una riunione, con la scusa di dover firmare un protocollo di legalità, mentre gli stessi magistrati da lui convocati stanno svolgendo delle delicate indagini proprio a suo carico?
Non le sembra che il titolare di una delle poche mega discariche private superstiti in Sicilia, sfuggita momentaneamente al ciclone giudiziario, sia entrato a gamba tesa in una mischia che lo vede coinvolto, probabilmente, sino al collo? L’intero ciclo di raccolta e smaltimento dei rifiuti è gestito in regime di monopolio, ed uno dei monopolisti è proprio il Catanzaro.

A noi Siciliani, grazie al sistema di raccolta contra legem, grazie all’ assenza di regolari gare d’appalto, facendo a meno della raccolta differenziata, privilegiando discariche private e centri di smaltimento, anch’essi privati, costa almeno il triplo del resto d’Italia.
Si tratta ormai di due miliardi di euro di debiti che gravano, ingiustamente, su cittadini, imprese e comuni, tutti quanti economicamente strangolati da queste perverse ed illegali truffe miliardarie.
Non più tardi dello scorso giugno scrivevo, a proposito del servizio pubblicato dalla redazione di Link Sicilia dal titolo: “Corruzione: Expo a Milano e Mose a Venezia. E in Sicilia? Isola felice…” che, proprio in materia di gestione di acqua e rifiuti, il sottoscritto, già a febbraio 2011, denunciava alla Procura della Repubblica di Agrigento esattamente le stesse illegalità riscontrate dalle Procure di Milano e Venezia a proposito di EXPO e MOSE.
Illegalità sulle quali proprio Lei, dottor Cantone, è stato chiamato per prendere delle decisioni, per eliminare quegli elementi di vistosa corruzione che fanno lievitare a dismisura, nel caso di Milano e Venezia i prezzi delle opere pubbliche, nel caso della Sicilia, le tariffe dei servizi pubblici, quali quelli relativi ai rifiuti ed all’acqua che risultano le più care d’Italia.
Pensi che nella mia Racalmuto, paese che ha dato i natali al celebre scrittore Leonardo Sciascia, paghiamo la tassa sui rifiuti la cui tariffa è più del doppio di quella di Napoli, fino a qualche anno fa considerata la città più cara d’Italia.
Paghiamo cioè, per le civili abitazioni qualcosa come 9 euro a metro quadro che, tutto sommato per un appartamento di 100 metri quadri significano all’incirca mille euro l’anno!

Una gestione scandalosa – niente appalti pubblici e niente raccolta differenziata – produce queste terribili conseguenze!
La prego, intervenga anche in Sicilia con i suoi 4 collaboratori. Lei del resto conosce bene uomini e cose.
La tecnica per arricchirsi a spese della collettività e garantire, come nel nostro caso dei pessimi servizi di raccolta e smaltimento dei rifiuti, come lei ben sa, è sempre la stessa ed è ben collaudata. Basta privilegiare la logica della finta emergenza ed affidare miliardi di lavori e servizi senza indire gare d’appalto e, a quel punto?
Giù mazzette, tangenti a go go, con costi che si quadruplicano, a danno dei cittadini.
Esattamente le cose che sta scoprendo, sanzionandole con arresti e confische delle stesse discariche private, anche la Magistratura siciliana.
I comuni siciliani, proprio a causa di queste scellerate gestioni, sono quasi tutti quanti ridotti al fallimento; mentre ai cittadini ed alle imprese vengono imposte, con tanto di ufficiale giudiziario dietro la porta, pronto a pignorare tutto, tariffe per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti che nella migliore delle ipotesi ammontano al triplo della media nazionale.
Si tratta, come evidenziato dalle recenti inchieste giudiziarie, di scandalose violazioni di legge denunciate, peraltro da anni, dall’Autorità Nazionale di Vigilanza sui contratti pubblici ( che lei adesso è chiamato a sostituire, dopo la sua soppressione), dall’Autorità Nazionale Antitrust, dalla Corte dei Conti siciliana, dalla Commissione Bicamerale Parlamentare Nazionale che ha indagato sullo scandalo rifiuti in Sicilia.
“Quello siciliano – ha concluso nel 2010 la Commissione Parlamentare presieduta da Gaetano Pecorella – E’ UN CASO UNICO DI DISFUNZIONE BEN ORGANIZZATA”. Ovviamente di tale ‘disfunzione’ è interamente responsabile la Regione Sicilia, a partire dai Governi Cuffaro, Lombardo ed adesso dal Governo Crocetta.
La quasi totale assenza di gare d’appalto, l’insignificante raccolta differenziata (rimasta in Sicilia inchiodata ad una misera percentuale del 7%), il mancato utilizzo di tutti quanti gli impianti di riciclo dei rifiuti pubblici, finanziati con fondi anch’essi pubblici, tutto ciò è stato chiaramente funzionale ad assicurare, per più di un decennio, appalti ad alcune ben individuate aziende private.
Servizi, come detto, affidati per lo più senza effettuare gare ed i cui esosi costi ormai in Sicilia ammontano a due miliardi di euro. In cambio di questo sfascio le ditte di comodo, ovviamente, si sono sdebitate con i loro garanti concedendo posti di lavoro, incarichi, tangenti e quant’altro è emerso nel profondo Nord; il tutto pagato, nel nostro profondo Sud, imponendo bollette ad imprese e cittadini che risultano le più care d’Italia.
Lei potrà tranquillamente verificare che sono sempre le stesse ditte che ricevono, illegalmente, in proroga, da svariati anni, dei servizi che costano ai cittadini mediamente il triplo ed, in taluni casi anche per sei volte, rispetto alla media nazionale.
Aspettiamo che, se già non l’hanno fatto, le Procure siciliane, come da lei auspicato, più volte e da più parti sollecitate, si muovano per far luce su quello che si potrebbe rivelare uno scandalo di gran lunga più devastante rispetto alle recenti vicende del Lombardo- Veneto, relative all’EXPO ed al MOSE di cui Lei, in prima persona, si sta occupando.
Come Lei ben sa, anche a Milano od a Venezia non sono state celebrate gare d’appalto per miliardi di euro, esattamente come avviene da almeno 7 anni a questa parte con i rifiuti in Sicilia.
Sappiamo che la maleodorante pentola dell’affaire rifiuti in Sicilia, ma il discorso potrebbe essere esteso tranquillamente anche alla gestione delle risorse idriche, non è stata finora scoperchiata, proprio perché, anche da noi, il livello di compromissione riguarda anche alcuni vertici degli organi di controllo regionale e nazionale, in materia di pubblici servizi.

Basta ricordare, se solo volessimo lontanamente citare l’altra scandalosa vicenda, quella relativa alla gestione dei servizi idrici che, ad esempio, nell’Agrigentino, a giugno dello scorso anno, l’amministratore delegato dell’azienda privata che gestisce 27 comuni, Girgenti Acque, Carmelo Salamone, si dimise, non prima di avere denunciato la società che fino a quel momento aveva gestito. L’oggetto della sua denuncia è una truffa di 40 milioni di euro, consumata ai danni dei cittadini agrigentini, costretti a pagare attraverso delle salatissime bollette, personale e servizi inesistenti, a causa di una lunga serie di illegalità commesse, a suo dire, dal socio di maggioranza, l’agrigentino Marco Campione.
Ma questa è soltanto una delle tante denunce che riguardano l’altro scandaloso business siciliano, quello dell’acqua, in cui ci sguazzano, come è noto, un po’ tutti quanti, politici bipartisan, quelli delle larghe intese ed oltre, funzionari pubblici e perché no? Anche qualche esponente delle Forze dell’Ordine che non guasta mai.
Gestori di acqua e rifiuti, controllori e controllati, tutti quanti assieme, appassionatamente. Certo di un suo fattivo interessamento, mi ritenga a sua totale disposizione per qualsivoglia chiarimento in materia di gestione di rifiuti ed acque in Sicilia.
Per il resto, sul mio conto, gliene diranno di cotte e di crude, visto che dopo le mie dimissioni da sindaco di Racalmuto, non prima di avere denunciato alla Magistratura agrigentina queste scandalose vicende siciliane, nei miei confronti hanno messo in moto la cosiddetta macchina del fango, con scarsi risultati.
Per chi come Lei è disposto a guardare alla luna e non al dito che la indica Le dico che, al di là delle ovvie e strumentali calunnie, di cui non potevo che essere prevedibile bersaglio, hanno tentato di intimorirmi ed intimidirmi, a colpi di pretestuose querele, anche nelle sedi giudiziarie.

Ma sono andato avanti, sempre e comunque, nel denunciare queste illegalità in materia di gestione di rifiuti e di acque.
Adesso, per il bene dei Siciliani, per salvare famiglie, imprese e cittadini, tutti quanti indebitati a più non posso nei confronti di queste aziende private, al centro di un sofisticato sistema di corruzione messo in luce dalla Magistratura, La preghiamo di darci un mano, caro dottore Cantone.

Dottor Cantone, dia una mano soprattutto ai Magistrati Siciliani, per proseguire lungo il cammino fin qui intrapreso. E’ necessario togliere il mal tolto, due miliardi di euro di truffe, per restituirlo a degli incolpevoli e vessati cittadini siciliani.
E’ indispensabile, per il bene della Sicilia e dei Siciliani, togliere questi soldi a chi li ha rubati e restituirli ai comuni ed alla stragrande maggioranza di siciliani onesti, ingiustamente perseguitati, anche con pesanti ingiunzioni e pignoramenti, disposti per pagare dei malfattori che hanno ingiustamente imposto monopoli e tariffe, i cui importi ammontano ad almeno il doppio della media nazionale.
Il tutto garantendo una pessima gestione di acqua e rifiuti che è semplicemente illegale”.

Salvatore Petrotto, ex Sindaco di Racalmuto