La nostra battaglia per la Storia

Col pretesto della lotta agli stereotipi e l’instaurazione dell’ideologia di genere, avanza nel continente europeo, senza più guida e lontano dai popoli, l’avatar dell’uomo nuovo.
Oggi la parola d’ordine sembra essere quella di dover rieducare gli europei inculcando loro la giusta porzione di modernità, cambiando il popolo attraverso lo stravolgimento profondo dei suoi riferimenti culturali.
E per far questo la nuova classe politica mondiale sta mettendo in opera diverse tecniche affabulatrici. Piccoli e grandi stravolgimenti culturali che minano la secolare compattezza della civiltà occidentale. Si ritiene ormai necessaria la promozione e l’uso della  lingua d’origine degli stranieri che arrivano nel continente, ci si sforza di  tenere conto delle loro specificità come fossero un primato, si intende  valorizzare il loro supposto contributo alla società di accoglienza, si cerca in ogni modo di reperire e promuovere nuove figure uscite dal comparto dell’immigrazione per poter  arrivare ad una coesistenza armoniosa in seno alla società che si vorrebbe così felicemente cosmopolita.
Questi Soloni mettono in moto pero’ l’amnesia collettiva e lo sradicamento culturale delle popolazioni autoctone, e lo fanno scientemente. Segnali che appaiono oggi indispensabili alla consacrazione ufficiale del famoso cittadino del mondo sognato degli utopisti, quel’ uomo nuovo, certamente diverso da quello immaginato dai grandi totalitarismi del secolo scorso, ma allo stesso modo troppo estraneo alle realtà del sangue, del suolo e della memoria.
L’Europa si ostina pervicacemente a mettere in opera il programma immaginato da Orwell e condanna la Storia proprio perché ostacola i suoi disegni e perché la storia occupa da sempre un posto privilegiato nella coscienza dei cittadini proprio perchè chi controlla il passato comanda anche il presente…
La scomparsa degli Stati nazione  e delle loro identità specifiche è riprogrammata in nome del consolidamento di una globalizzazione basata esclusivamente sulla soddisfazione elementare delle aspirazioni dell’individuo “consumatore”, sul consolidamento delle leggi liberiste di mercato. Un “senza frontierismo” generalizzato che si origina colpevolmente e che  implica l’oblio voluto di quel passato, originariamente  generatore di identità collettive e portatore  di rappresentazioni positive del mondo.
Il trionfo incontrollato della tecnica e la riduzione a leggi di mercato di tutta l’attività umana non possono certamente convivere con il mantenimento di una memoria suscettibile di contrastare (e pure controbattere) il grande disordine che si sta creando.
Bisogna oggi convincersi e incrementare l’importanza e la necessità della battaglia per l’insegnamento e per la trasmissione della storia, il solo mezzo  che possa fornire i punti di riferimento necessari e il solo modo di alimentare quell’immaginario collettivo che possa permettere ai giovani di procedere nella loro formazione culturale e trovarvi modelli e riferimenti.
Nel momento in cui sembrano annunciarsi anni importanti che decideranno senza dubbio l’instaurazione di un  nuovo ordine mondiale, solo riannodando il filo del tempo che ha visto l’ascensione secolare degli Stati nazione europei e, in seguito, l’immane tragedia  che ha rischiato  di spazzarli via, i giovani oggi potranno  sostenere la sfida  dei tempi difficili che già si profilano nel filo del tempo.
Così, oggi più che mai, il messaggio lasciatoci da Nietzsche, secondo cui “l’avvenire apparterrà a coloro i quali dimostreranno di avere la memoria più lunga” appare di bruciante attualità.
eugenio preta