SERGIO MATTARELLA: PER COERENZA AVREBBE DOVUTO SCIOGLIERE CAMERE E DIMETTERSI

Il discorso che avrei voluto ascoltare dal nuovo presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in occasione del suo giuramento.
“Cari italiani e care italiane, sono stato scelto da un Parlamento eletto con una legge elettorale incostuzionale. Io stesso, in quanto membro della Corte Costituzionale, ho contribuito a bocciare la legge Calderoli. Per questo scioglierò le Camere e metterò sul tavolo le mie irrevocabili dimissioni. Sarà possibile votare con l’attuale legge elettorale, derivata dalla sentenza della Consulta, o ripristinare immediatamente la legge che porta il mio nome: il prossimo Parlamento, eletto nel rispetto della Costuzione, sarà pienamente legittimato a votare un nuovo presidente della Repubblica”.
Questo è il discorso che avrei voluto ascoltare dal nuovo presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in occasione del suo giuramento. Sarebbe stato uno straordinario esempio di coerenza e amore per il popolo italiano (sempre più difficile da amare, me ne rendo conto, ma è quello a cui apparteniamo e non ci resta che emigrare o farcene una ragione).
Mattarella ha invece recitato un discorso, per così dire, ‘fuori dal tempo’: retorico, ovvio, scontato, adatto a tutte le stagioni. Certo, era prevedibile, così come era prevedibile che tutti i presenti si spellassero le mani in modo insistito, irritante, grottesco. Riconosco a Mattarella soltanto di aver sottolineato la gravità della situazione italiana. Del resto sarebbe stato difficile evitarlo.
Tuttavia, la prova del fuoco arriverà prestissimo, al momento di firmare le leggi in arrivo: se Mattarella riterrà l’Italicum e riforme costituzionali indegni della sua firma, chiederò venia per queste quattro righe e gli augurerò di concluderne anche due di se ttennati. Ma sarebbe un’ingenuità aspettarselo, considerata la stima reciproca che corre fra Mattarella e il suo predecessore Giorgio “firmotutto” Napolitano.
Francesco Manna