Attenzione alla vittoria

Siamo lontani dall’essere” inglesi”, ci dividono tante differenze di morfologiche, di stato, di modo di essere e di pensare, ma tutti abbiamo compreso come il Brexit sia stato un grande momento di democrazia , un referendum su una questione fondamentale di fronte alle carenze della democrazia e della classe politica europea tutta, rappresentata a Bruxelles.

Gli inglesi hanno detto no a questa classe politica, all’ambivalenza, al tentativo di giocare su due tavoli, un po’ populisti in Patria, un po’ europeisti a bruxelles, per cercare di recuperare da tutte e due le parti e continuare ad esercitare il potere.

Di fronte allo svolgersi di questo grande momento di democrazia le sedicenti “elites” hanno mostrato la loro reale faccia: dall’arroganza della probabile vittoria, annunciata dagli exit poll, passavano alla colpevolizzazione degli elettori , parlando di oscurantismo e regressione quando si delineava la vittoria dei ‘leave” e ci si accorgeva che il popolo non aveva votato come si conveniva .

L’avvenimento più’ grave dopo la seconda guerra mondiale, dicevano, imputando solo alle ragioni economiche la sconfitta dei filo-europeisti, dimenticando invece come la questione dell’identità nazionale e i problemi dell’emigrazione fossero le cause efficienti di questo Brexit e insieme allo choc creato , due mesi or sono, dall’elezione di un candidato musulmano a sindaco della capitale. E i due voti sono gli aspetti di una svolta storica in Europa.

Il ritorno del popolo che si mobilita per affermare la sua volontà e la sua opposizione, il ritorno dello Stato Nazione e , paradossalmente, il ritorno di un ‘identità rifiutata e addormentata.

Per molti anni infatti l’Europa si è costruita e definita in funzione dei suoi nemici.

Di fronte al blocco comunista costituiva un’oasi di libertà e di mercato; con la scomparsa di questo nemico questa identità di circostanza e di opportunità si è diluita , da un lato perché libertà e mercato non possono costruire un’identità forte e durevole, dall’altro perché questi due fattori sono stati vettori di debolezza e di angosce per i popoli europei :mondializzazione, impoverimento e ondate migratorie incontrollate e senza precedenti.

Perduta questa falsa identità, i popoli europei , come il naufrago che si attacca al galleggiante, si sono attaccati a quello che restava loro : la loro patria e la loro cultura, la Nazione .

La nazione è il bene ultimo dei meno favoriti e degli umili. I fortunati di nascita possono benissimo farne a meno, la loro religione è il mondialismo, il cosmopolitismo dei grandi hotel Hilton, dei club esclusivi, delle classi VIP negli aeroporti , dei ristoranti “fusion” alla moda, tutti uguali da Londra a Roma, Parigi o New York

Ma i popoli europei hanno capito di essere minacciati di invasione, sottomissione , persino di estinzione: solo la Nazione poteva pero’ ancora proteggerli dalle funeste manovre dei tecnocrati nelle stanze del potere.

L’Inghilterra popolare, quella degli scioperi dei minatori, dei cockney rejects, degli stadi di football, dei rivenditori che avvolgono nelle pagine dei giornali i fish and chips oleosi, ha fatto pendere la bilancia vero il Leave.

Non c’é stato più’ confine. Alcuni bastioni del labour hanno votato Out in contraddizione alla direzione del partito che invitava al IN ; dai pub ai bar si disegna la nuova cartografia dell’europa dei dimenticati.

In Italia la piccola borghesia milanese, in Francia i francesi delle classi medie abbandonano i quartieri centrali quelli ormai della diversità ,dove regna la tirannia multiculturale, gli inglesi fuggono da londra schiacciati dal prezzo degli affitti e dall’immigrazione extra-europea.

Il fenomeno del “white flight” è avvertito soprattutto da chi lo vive e da quelli che non vedono possibilità di risolverlo.

Il declassamento dell’inghilterra tradizionale si era già fatto sentire con l’elezione di sadiq khan ,sindaco di Londra , in pratica avallando definitivamente il declino demografico degli inglesi nella capitale.

Il Brexit, nel sentire comune è stato il referendum contro l’invasione migratoria che subisce la GB . Questo popolo incolto, ignorante, razzista e alcolista ha voluto dire che voleva ritornare padrone a casa sua. Di fronte a questa Inghilterra che per tanto tempo si è cercato di nascondere, ora appare evidente come la capitale non abbia più’ nulla di inglese, anzi una parte degli abitanti vorrebbe addirittura dichiarare l’indipendenza della città, disgustata ed in opposizione a questo Brexit.

A Bruxelles tira oggi aria di fine impero, nonostante la campagna denigratoria operata da media e tivù’ asserviti e la bufala della raccolta firme per un contro-referendum che gira, nientemeno che su face-book. Gli ormai futuri ex funzionari britannici di bruxelles sono oggi rappresentati come le vittime inopportune di questa follia democratica britannica: cicisbei che si stringono l’un l’altro mentre fuori dai cancelli del Justus Lipsius folle di popolani agitano le forche.. E qua sta il il trucco; suscitare quasi compassione per queste terre coronate che ora saranno costretti alla cassa integrazione (ma chi paga?)
Attenzione quindi ora, al giorno dopo la festa, perché non bisogna certo minimizzare la capacità di resilienza del sistema che sta operando per mettere in moto le sue contromisure basate su due trappole: la manipolazione e la paura.

La paura che mette in rilievo, con discorsi ansiogeni conseguenze drammatiche per la GB: la caduta della Borsa, e scenari da david copperfield, supplizi imminenti per espiare il sacrilegio compiuto.Una vera e propria drammatizzazione che pero’ non pare aver a scoraggiato i britannici a votare OUT , ma che ora potrebbe rivoltarsi verso gli europei , per smascherarne gli imbrogli.

Le seconda trappola, la manipolazione degli approfittatori che riesumeranno i loro resti sovranisti per ripresentarsi come gli apostoli del nuovo sentire popolare e quantificare poi in termini elettorali il loro impegno.

La classe politico-mediatica invece di cercare di comprendere cosa bolle in pentola cercherà ora di imporre maggiore integrazione europea, maggiore immigrazione, più’ regolamenti e direttive, più’ tecnocrazia. E anche se appare giuridicamente esatto affermare che l ’uscita della GB non apporterà cambiamenti ai Trattati relativi all’immigrazione a a Schengen, politicamente è la dimostrazione della cecità siderale della classe politica attuale che finge ancora di non capire

eugenio preta