La scelta Macron, una offerta pre-confezionata

Si è aperta una settimana cruciale per i due contendenti alla presidenza della Repubblica francese. Mentre Emanuel Macron e Marine Le Pen si scontrano nelle piazze e nelle fabbriche, si susseguono gli episodi , paradossali , indicativi della schizofrenia dell’ elettore francese.

Il 54% degli elettori sovranisti di “Debout la France” si dichiara pronto a votare Macron; un contro-natura giustificabile , forse, solo dall’esigenza del loro leader Dupont -D’Agnan di recuperare quei rimborsi elettorali che gli sono preclusi dal risultato raggiunto ( la legge prevede il rimborso delle spese elettorali se si raggiunge il 5%) .

Un altro paradosso , piu’ preoccupante, , è quello che indica il rifiuto degli elettori di dover scegliere proprio tra questi due contendenti. Secondo un recente sondaggio infatti, soltanto il 31% dei francesi si dice soddisfatto della scelta che deve fare per il secundo turno. E tra gli elettori dei due finalisti, il 60% di quelli che hanno votato Le Pen si ritiene soddisfatto della scelta , il 70 % di chi ha votato invece Macron. .

Dopo una campagna senza risalto,senza convinzione e senza un vero leader, i primi quattro candidati sono giunti al risultato divisi da pochi voti , cosa che consacrerà poi il risultato finale come un’elezione per difetto, certamente non per convinzione.

Bisogna riconoscere che tutto è stato organizzato perché si arrivasse a questa situazione.

Innanzitutto le primarie organizzate dai due principali partiti che hanno portato alla candidatura di uomini dal profilo e dal programma perfettamente minoritari rispetto alle esigenze dei cittadini e persino rispetto agli equilibri interni dei loro stessi partiti.

Quindi il ruolo svolto dai media nello schierarsi per un candidato, Macron nell’ipotesi, invece di rimanere neutrali. In verità la partigianeria di tanti giornalisti si è rivelata flagrante nell’intero periodo pre -elettorale.

Infine il discredito morale e programmatico di candidati come Fillon o Hamon, rilevato persone tra le loro stesse fila. In una parola tutto è stato organizzato per presentare una soluzione preconfezionata agli elettori, che cosi’ sono stati posti sotto tutela. E se le perplessità originate agli elettori sulla presenza di M marine Le Pen al secondo turno sembrano aver ben funzionato,dopo campagne mediatiche ben orchestrate contro la candidata frontista, , si riesce male a comprendere invece l’attitudine che gli elettori dimostrano rispetto alla candidatura di Macron.

Certo il suo risultato ottenuto ‘( 24%) non rappresenta un plebiscito né una scelta maggioritaria, ma probabilmente non gli impedirà, tra qualche giorno, di essere eletto Presidente della Repubblica proprio perché gli agonizzanti partiti di maggioranza ( i repubblicani ed i socialisti) possiedono ancora qualche briciolo di influenza politica che stanno utilizzando per fare sbarramento a Marine Le Pen e il Fronte nazionale, mantenendo cosi’ ancora in vita, per poche settimane ancora, il mostro bicefalo che ha guidato la vita politica della Francia degli ultimi decenni .

Adesso saranno le future elezioni legislative a segnare il giro di boa e fungere da cartina di tornasole sulla futura posizione politica della Francia. In caso di vittoria di Macron , il prossimo 7 maggio, molti transfughi dei vecchi partiti di maggioranza raggiungeranno le sue fila, ed alla luce della prevedibile conseguente marea di candidature (e successo) delle liste di “En Marche”, il nuovo partito del Presidente, un esigenza di pluralismo e di democrazia alla fine, dovrebbe organizzarsi per contro-bilanciare quel potere predominante mandando all’Assemblea Nazionale una schiera di deputati in grado di fare opposizione alle politiche liberiste , atlantiste e filo-europee . E per essere piu’ efficace, la nuova opposizione parlamentare dovrebbe poter contare anche su quella destra ritenuta “fuori sistema”che forse oggi avrà perduto una battaglia, certamente non la guerra.

Eugenio Preta