L’allocuzione di Junker sullo stato dell’unione europea: l’inno della mondializzazione

Scimmiottando le procedure istituzionali del Congresso degli Sati Uniti, anche il Presidente dell’esecutivo  dell’unione europea, il lussemburghese Jean-Claude Juncker, ha tenuto a Strasburgo, su quel  modello americano ormai irrinunciabile, il suo discorso annuale sullo stato dell’unione europea, una specie di “summa” delle cose fatte e da fare .

I media europei sono andati in solluchero e sono riusciti a trarre spunti solo positivi da quel discorso che, di fronte alle crisi attuali denunziate non solo dal bassissimo indice di gradimento in cui sono tenute le istituzioni europee  dall’opinione pubblica  ma addirittura anche da una parte degli esecutivi – specialmente quelli del gruppo Visegrad  dell’est e del centro europa – ripeteva il solito refrain che celebrava  l’ Europa come  il migliore dei mondi possibili.

Junker ha persino distorto il senso della Storia che, secondo il suo autorevole parere, oggi andrebbe decisamente sulla via della doverosa integrazione , come   sola ipotesi possibile.

Junker ha ribadito pertanto la necessità  di rafforzare l’euro, di perseguire l’unione bancaria tanta cara al piccolo Paese di cui e’ stato per oltre 20 anni primo ministro (fino alla pensione dorata  che i democratici europei del PPE gli hanno disegnato a Bruxelles per evitargli guai maggiori) e ancora  di ristabilire vigore all’area Schengen . In poche frasi Junker  è riuscito a celebrare  tutti quegli strumenti sopranazionali che in effetti hanno ridotto ai minimi termini  l’esercizio delle sovranità degli Stati e allontanato i cittadini .

Per attirare i paesi dell’Unione che sono ancora fuori dalla zona euro, come la Finlandia che pero’ sta dimostrando di cavarsela egregiamente senza il cappio della moneta unica, junker , come Mr Houdini, ha estratto dal suo cilindro magico la proposta della creazione di un nuovo metodo  “per l’ adesione all’euro” :un nuovo laboratorio di fumo che si aggiungerebbe ad un sistema di per se stesso già poco chiaro per ogni  comune mortale.

Cantore di un liberismo ormai senza freni, il Presidente dell’esecutivo ha aggiunto che l’Unione lancerà negoziati bilaterali con gli altri insiemi macroeconomici mondiali come il Messico, l’America del sud, l’Australia e la Nuova Zelanda per continuare sulla via  -tanto esecrata pero’  dai popoli europei – del mondialismo livellante e della globalizzazione senza regole.

Dopo Canadà  e Giappone, l’Unione  perseguirà quindi la politica della mondializzazione degli scambi economici , un sistema che favorirebbe solo le grandi imprese  senza prevedere per i contribuenti europei alcuna via di compensazione. In verità Junker ha abbandonato da tempo l’idea del “ Buy European Act “  la politica che riservava i mercati pubblici esclusivamente alle imprese europee: oggi solo  un’ Europa che non protegge piu’ nessuno, né imprese né lavoratori , lasciati in balia della grande concorrenza mondiale

Senza rendersi conto  che l’UE è assolutamente ingovernabile a 27 stati membri, Junker  si augura ulteriori allargamenti: nuove adesioni quindi, e delle piu’ titolate in materia di diritti umani sviluppo economico e sociale e criminalità senza limiti, come Albania, Serbia, Kossovo, Montenegro e Macedonia.  .

Prendiamo ad esempio il Kossovo: Stato totalmente dipendente dagli aiuti internazionali , senza economia propria e per di piu’ influenzato dalle pressioni islamiche , come potrebbe  pensare Mr. Junker alla sua integrazione in un insieme di democrazie e stati di diritto? Lo stesso discorso vale anche per l’allargamento all’Abbazia  , punto centrale dei traffici di armi e di droga ,crocevia di mafie potentissime,  anch’essa sotto influenza islamica.

Grande assente dalle elucubrazioni del presidente della Commissione, sciorinate davanti all’assemblea di Strasburgo,  la politica migratoria o meglio la necessaria lotta di contrasto all’immigrazione massiccia e senza limiti che colpisce il continente.

Junker addirittura propone , come metodo di  lotta ai  flussi  migratori,  la creazione di “vie legali di migrazione” , come le ha chiamate , in definitiva la trasformazione dei clandestini in migranti legali.

Un discorso solo auto-referente alla fine , disgiunto dalla realtà europea e soprattutto dettato da un estremo disprezzo degli  stessi  popoli europei , a conferma della ottusa attitudine dell’Europa odierna di ignorare le esigenze dei i suoi Popoli e dei suoi  Stati nazione che invece oggi rappresenterebbero la sola possibilità di una seria riforma, solidale e condivisa, diretta ai cittadini   e non alle lobby ed ai potentati economici e bancari.

Eugenio Preta