Elezioni al Bundestag: la conferma della Merkel con le premesse di una vera opposizione

Adesso sembra scontato parlare di un voto senza passione, di un consenso già previsto, ma ci si guarda bene dal mettere in discussione il conformismo del political correct che sta avviando la Germania al collasso finale tra pentimenti ed autofla-gellazioni.

Angela Merkel, la ragazza dell’est, la figlioccia di Honecker e la preferita poi di Kohl, è stata ricondotta per la quarta volta alla guida del Paese sconfiggendo – ma il termine indica battaglia e sembra particolarmente azzardato rispetto alla campagna elettorale – il suo oppositore social-democratico Martin Schulz, l’uomo a cui hanno fatto credere di essere statista semplicemente per aver litigato con Berlusconi, allora Presidente in carica del Consiglio europeo.

E se i liberali, in equivoco d’Europa, ritornano nel Bundestag dopo 4 anni, e i verdi, alla fine, sono riusciti a salvare le suppellettili, la tanto discussa “Alternativa per la Germania” (AfD) – finora ai margini della vita parlamentare con più del 13% – fa il suo ingresso trionfale nel Bundestag riportando una vittoria storica ma relativa, perché nessuna coalizione governativa potrà essere mai proposta loro. Si prospetta d’ora in avanti, una evidente ingovernabilità del Paese e una crisi che, nonostante le urgenze sul tavolo, rischia di consegnare alla Germania un nuovo governo federale solo alla vigilia del prossimo… Natale.

In seguito ai risultati di ieri sera la Cdu/Csu occuperà 243 seggi sui 705 del nuovo Bundestag; 153 l’Spd di Schulz; 98 l’AfD; 77 i liberali di Christian Lindner tornati dopo la parentesi di 4 anni; 67 i verdi di Katrin Göring-Eckardt e la sinistra Linke di Katja Kipping. La maggioranza è di 353 deputati su 705. Solo un’ipotesi di coalizione “Giamaica”, dai colori nero di Cdu/Csu, giallo dei liberali e verde dei Gruenen, potrebbe avere, con un totale di 387 seggi, la maggioranza per governare.

Oggi si cerca di minimizzare e perfino di banalizzare un risultato che secondo i media e gli eminenti commentatori della politica sarebbe epocale, determinante; scienziati che non si pronunciano però sul fatto di non avere sufficientemente sollecitato i temi che i candidati avrebbero dovuto affrontare nella recente campagna elettorale, dati che avrebbero potuto rappresentare, se analizzati prima e senza sufficienza, la vera cartina tornasole della situazione “mentale” del Paese.

I tedeschi hanno dovuto scegliere il loro futuro Cancelliere senza il necessario confronto politico, attraverso uno schema inventato per non disturbare il conformismo di un dibattito che non doveva risvegliare il cittadino dal sonno “gattopardesco” (anche qui nei lander). Un dibattito svoltosi in perfetta sintonia che ha sollecitato il lasciarsi andare, scatenato la solita apatia dimostrata dal cittadino anche di fronte a scelte sconvolgenti la realtà sociale, che invece sono state prese nel tempo dal governo della cancelliera Merkel, accettate nella generale indifferenza.

Il confronto televisivo tra i candidati, un must ormai di ogni democrazia rappresentativa e guignolesca, si è svolto una sola volta a reti unificate e si è rivelato innanzitutto un flop mediatico, poi un fallimento politico perché i due candidati si sono dichiarati in perfetta sintonia sulle scelte politiche e le offerte ai cittadini, annuendo pittorescamente l’uno alle dichiarazioni dell’altro, e questo sorprendentemente per un dibattito tra forze avversarie che avrebbero dovuto confrontarsi su concezioni antitetiche rispetto alla città, ai grandi temi politici, economici e sociali che toccano un grande Paese come la Germania. Invece Merkel e Schulz si sono dimostrati “sintoni” sulla stessa linea rispetto alla globalizzazione livellante, alla mondializzazione, al tema grave dei flussi migratori e della relativa sicurezza necessaria, ritenendo forse che fossero temi da affrontare nelle stanze chiuse del Palazzo e non nelle piazze del paese.

A differenza delle campagne elettorali tradizionali, dove le strade e le piazze di città e paesi sono invase dai faccioni ammiccanti di candidati che sorridono dai loro manifesti, questa campagna elettorale tedesca ha registrato semplicemente tabelloni con l’immagine del candidato premier, nel genere del “io so’ io”, e nel caso di Merkel e Schulz senza neanche il simbolo del partito, quasi assimilando un viso a tutto un partito che è pur rappresentato da quella serie di candidati i più fortunati dei quali faranno oggi il loro ingresso nel Bundestag.

La Merkel ha vinto senza gloria (e senza vero avversario) e continuerà a perseguire i suoi obiettivi politici che non possono essere interrotti da un “incidente” elettorale che le ha tolto… oltre il 10% dei consensi. Per obbedire alle richieste della Confindustria tedesca continuerà, questa volta in maniera più soft però per non dare corda all’AfD, a non opporsi all’ingresso massiccio dei milioni di migranti che, ormai, sbarcano sì in Italia, ma con in mente una meta ben precisa da raggiungere:l’eldorado tedesco.

Angela Merkel, continuerà a detenere il ruolo di guida dell’Unione di Stati pedissequamente obbedienti e schierati al dogma dell’euromarco, cercherà di costruire un’alleanza con un altro campione elettorale come il Presidente francese Macron per procedere più spedita e senza ostacoli nel liberismo capitalista del grande mercato europeo senza ostacoli né controlli. Ha vinto perché è riuscita a garantire al cittadino tedesco sicurezza, confort, tranquillità e ordine, addormentandolo nell’apatia elettorale. Molti infatti hanno preferito votare per il potere ancora in esercizio, per una tradizionale capacità di adattamento. Tranquillizzati ed in quiete speciale, non devono così occuparsi direttamente della perdita progressiva e continua del potere d’acquisto, delle riduzioni delle protezioni sociali, dell’ agonia della sovranità nazionale, dell’ arrivo massiccio di migranti, della sicurezza sempre più debole e della criminalità in preoccupante aumento, considerati solo mali necessari.

Nonostante la sempiterna colpevolizzazione mediatica e politica che ne risente ancora per le vicende del passato, le elezioni di ieri hanno semplicemente dimostrato che il consenso al potere è il karma ancora condiviso dai tedeschi, anche se rimane solo un consenso indotto che forse deriva proprio dall’educazione tedesca ancora impregnata di quel senso di colpa che genera questa apatia conformista. Da domani però questo conformismo e questa apatia tradizionale troveranno nella presenza di una vera opposizione in seno al Bundestag, necessarie spinte di rivincita e nuovi motivi di rinascita.

Eugenio Preta