LETTERA APERTA a Nello Musumeci, neo Presidente della Regione Siciliana

Egregio Presidente della Regione Siciliana,
con la Sua vittoria ha finalmente coronato la sua aspirazione più agognata: la Presidenza della Regione Siciliana. Lei è oggi Ministro-Presidente (art. 21 dello Statuto) e non governatore come tutti i suoi predecessori si lasciavano interpellare.

L’ALTRA SICILIA, memore delle lunghe discussioni intrattenute con Lei, oggi La invita ad una semplice riflessione:
  • Perché, nell’annunciato abbandono dell’attività politica alla fine della sua Presidenza, non approfitta per scrivere un testamento politico da consegnare ai siciliani, uscendo dalle nebbie di un anonimato a cui altrimenti una presidenza senza particolari sussulti la condannerebbe?
  •  Perché non decidere di scrivere una vera pagina di storia siciliana con quella forza che solo gli spiriti eletti possono avere?
  • Perché accontentarsi del contingente e del quotidiano invece di spiccare un volo verso il cielo più alto come solo le aquile solitarie sanno fare?
 La invitiamo pertanto a cominciare dai simboli:
 – renda festivo o semi-festivo o solennità civile l’appuntamento annuale del 15 maggio, Festa dell’Autonomia, che noi già dal 2005 abbiamo cercato di onorare nel boicottaggio generale (www.anniversariostatutosiciliano.org); lo faccia però con sobrietà, senza inutili vanaglorie o sprechi di denaro pubblico, ma con una mirata azione volta a far sentire, almeno una volta l’anno, ai Siciliani il ritrovato orgoglio di essere tali;
 – faccia sventolare in ogni dove la nostra Bandiera Siciliana: il nostro vessillo ci abbracci in ogni dove come nelle altre nazioni “quasi-stato” europee: la Catalogna e la Scozia, tanto per fare esempi riconosciuti;
 – come nuovo stemma della Regione adotti l’Aquila fridericiana, per secoli simbolo del Regno di Sicilia, coniato sino nelle monete: la continuità col passato, con le nostre radici, è il miglior viatico per avere un futuro.
 
Si dirà che queste ed altre iniziative identitarie (lo Statuto, la storia e la cultura, la lingua siciliana nelle scuole, oppure la riforma di una toponomastica sin troppo “coloniale”) non portano moneta, non danno risposta immediata ai tanti drammi dei Siciliani. Non è vero.
Non è vero perché l’identità rende una terra interessante e visitata dall’estero, e non è vero perché il riscatto identitario non pregiudica l’azione in campo istituzionale, sociale, economico, e così via.
 
Possiamo darle un elenco di questioni in cui la seguiremo giorno per giorno. Dia in queste cose il segnale di un cambiamento:
 
O. – Restituzione alla Sicilia della sua Alta Corte (la numeriamo “O” perché senza questo non si può far nulla);
1 – Applicazione integrale, passo dopo passo, dello Statuto;
2 – “Uso” dello Statuto con riforme legislative in ogni campo della vita associata per creare una Sicilia moderna e forte;
3 – Istituzione di un sistema tributario siciliano completamente autonomo da quello nazionale come consentito dallo Statuto per realizzare la migliore delle fiscalità di vantaggio;
4 – Attribuzione alla Sicilia di tutti i benefici, proventi, tributi, derivanti dall’estrazione di idrocarburi, dalla loro raffinazione, e dalla produzione di energia elettrica con benefici tangibili ripartiti tra il settore pubblico, le imprese e le famiglie;
5 – Politiche industriali che spezzino la spirale assistenziale, saltando le intermediazioni parassitarie continentali, con un aumento di profitto per le imprese isolane e la diminuzione del costo della vita per i consumatori siciliani;
6 – Politica delle infrastrutture, in particolare per quelle di trasporto (del “ponte” non ce ne importa nulla, se non lo fa, tanto meglio, se lo fa, chieda i soldi a Berlusconi);
7 – Politica monetaria e creditizia autonoma nei limiti concessi dallo statuto (partecipazione della Sicilia ai benefici di creazione di moneta in Europa in funzione di popolazione e PIL, controllo sulle nostre banche);
8 – Snellimento progressivo del “burosauro” della p.a. con concentrazione della manodopera sui servizi realmente qualificanti e con una qualificazione della forza lavoro pubblica (basta con le raccomandazioni che producono voti!);
9 – Progressiva introduzione del bilinguismo italiano – siciliano;
10 – Riforma della scuola in senso identitario;
11 – Gestione seria del territorio, dell’ambiente, dei beni culturali;
12 – Sanità e servizi pubblici a costi e livelli qualitativi degni di un paese civile;
13 – Voto per i Siciliani della diaspora (Italia + Estero) per le prossime elezioni ARS ed amministrative;
14 – Costituzione di un Dipartimento per i Siciliani della diaspora e una vera Consulta, democraticamente eletta, a rappresentare i diritti delle nostre comunità all’estero;
15 – Soppressione della legge 4 giugno 1950 n°55 e della legge 5 giugno ’84 n°38 che regolamentano l’emigrazione siciliana devono essere soppresse;
16 – Soppressione degli uffici provinciali e comunali che dovrebbero tutelare, studiare e coadiuvare l’emigrazione;
 
E ci fermiamo qua perché 5 anni bastano appena ad avviare le riforme sopra indicate.
 
Bruxelles, 10 novembre 2017
Ufficio stampa
L’ALTRA SICILIA-Antudo