Venerdì nero e società dei consumi

Lo scorso venerdi’ il mondo è  sembrato impazzire sul palcoscenico dei grandi magazzini, delle vendite on line,  persino davanti alla vetrina del nostro fruttivendolo nell’ angolo della strada. Una frenesia al consumo magnificata da media e tivù,  illusa dagli sconti  e dalle offerte del paghi uno e prendi due, imposta dalla grande distribuzione che cosi’ facendo peo’ , invece di prospettare scenari di effettiva ripresa economica (come i dati del nostro governo, in difetto di credibilità europea pero, si ostinano a voler dimostrare) fanno crescere l’angoscia di quella parte dell’opinione pubblica pensante e  poco incline alla manipolazione.

Ma al di là di ogni analisi economica, questo  Venerdì  nero ci ha dimostrato chiaramente la prevalenza dell’effimero e dell’impossibile che sembrano essere ormai la base del nostro vivere civile, quasi un sito web prevalente sulla realtà, un virtuale metamorfizzato sulle effettive  condizioni di famiglie e pensionati; la progressiva scomparsa  degli antichi valori, veicolati da ricorrenze e festività tradizionali, oggi messi  fuori gioco dalle trasformazioni ormai consolidate della nostra  società. 

Come in quel giovedì’ nero di Wall Street  del 1929 che dagli USA diede inizio alla grande recessione della storia economica mondiale che determino’ il clima in cui si svilupparono le crisi del secolo scorso,   oggi questo venerdi’,  sempre  nero , parafrasando impropriamente André Malraux  “se ci evoca fantasmi poco belli,  ci attira piu’ della cornice spezzata di quel passato “. 

Allora la parola d’ordine fu la fine dell’economia di mercato, il calo drastico delle produzioni, seguito dalla diminuzione dei prezzi, dai fallimenti e dalla disoccupazione, la fine delle importazioni, la necessità del ripiegarsi sulle proprie produzioni, come oggi questo venerdi’ invece è diventato simbolo di irrequietezza sociale,   consumismo, libero scambio, mercato libero e conseguente delocalizzazioni indistriali.

Dopo aver conosciuto già da qualche anno  l’introduzione delle feste di Halloween da parte delle grandi imprese commerciali americane per addestrare gli europei ai consumi che anticipano  il Natale , assistiamo sconcertati al tentativo di introdurre nella nostra quotidianità questo black friday,  sempre in provenienza dall’America e in dovuto idioma anglosassone , per ragioni esclusivamente consumistiche che non hanno nulla a che spartire con le nostre radici culturali e con le nostre tradizioni, non fossero che sulle linguistiche .  Il venerdi’ nero rimane un avvenimento promozionale importato dagli Usa da Amazon e da Apple che prende spunto dal giorno che segue una festa esclusivamente americana che non ci riguarda minimamente, la festa del ringraziamento , istituita  per ringraziare i Pellerossa per aver salvato dalla fame i primi immigranti inglesi arrivati a bordo del Mayflower, con la solita contraddizione della Storia cha ha fatto si’  che gli stessi discendenti di quegli immigrati soccorsi , come dovuto ringraziamento, iniziassero lo sterminio sistematico dei nativi …

Noi  europei avremmo  una sola vera festa prima di Natale che si chiama Ognissanti, a cui abbiamo aggiunto la giornata del ricordo dei  defunti per onorare i nostri morti, raccoglierci nel silenzio del ricordo, abbellire le tombe di lumicini  e di crisantemi , cosa che non ha proprio nulla a che vedere con le plastiche ,i giocattoli e le maschere di plastica o le zucche  i Halloween ,sacrificate sull’altare di una società dei consumi che ha perso la bussola e in cui il supermercato diventa la nuova chiesa della domenica e dove la sola religione celebrata è quella del consumismo edonista, futile e assordante, proprio a ben pensarci quel consumismo .  che la generazione sessantottina prima e i seguenti movimenti  ecologici e ambientalisti non sono riusciti mai veramente a contrastare, preoccupati soltanto dal potere metropolitano i primi e dal riscaldamento climatico e l’ostilità al nucleare i secondi, dimenticando che oggi una famiglia europea, formata mediamente da 4 persone , divora ogni anno 34 tonnellate di materie prime, consuma l’equivalente di una piscina olimpica di acqua e quattro campi sportivi di terra ed emette 15 tonnellate di diossido di carbonio (Co2).

Faremmo perciò’ molto meglio a sforzarci di rimanere italiani, europei, lasciando solo ai Merciai  il loro ridicolo Black Friday, riscattando piuttosto i nostri idiomi, parlando le nostre lingue , consumando i nostri prodotti , festeggiando le sole feste che ci appartengono, smettendola una volta per tutte  con questa colonizzazione crescente  veicolata da un idioma che non è nostro  e da un consumismo materialista ed edonista che vuole trasformare gli europei in euroricani, decerebrati e senza radici, incapaci poi di autodifendersi  da Halloween o  Black  sempre qualcosa….

Eugenio Preta