“MESSINA ABBANDONATA ALLA MAFIA”

L’arcivescovo peloritano monsignor Marra lancia un grido d’allarme: “Non si era mai visto un commissariamento così lungo in una grande città, il risultato è degrado, sottosviluppo, clientelismo e criminalità”. L’autocritica del prelato: “Avrei dovuto parlare con voce più forte”

Messina, 05 ottobre 2005

«Hanno abbandonato Messina a se stessa. Al degrado. Alla mafia. Due anni e mezzo di abbandono. Non si era mai visto credo, in Italia, un commissariamento così lungo per una città così grande. Mai. Pieno abbandono. E i risultati sono lì, sotto gli occhi di tutti».


E’ lo sfogo del vescovo di Messina, mons. Giovanni Marra, che lascia però anche uno spazio alla speranza «Nella lotta alla mafia, non siamo più all’anno zero, c’è più coscienza. Più preoccupazione, ma resta da fare ancora molto. La mafia c’è. E’ forte e potente. C’è come la ‘ndrangheta. Che si sommano agli altri problemi. Il sottosviluppo. la disoccupazione, il clientelismo, la piccola criminalità. Non ci volevano questi anni di abbandono».

Messina, sostiene il religioso, «non merita questo degrado della politica. E mi riferisco a tutti. Perchè se tutte le forze fossero state concordi…» Poi più in generale: «penso che la Sicilia potrebbe esprimere una classe dirigente di gran lunga superiore». Ma «i partiti danno spazio e puntano su uomini piccoli. E quelli validi restano fuori. Eppure ci sarebbero, le figure… le intelligenze… In una realtà come questa i partiti dovrebbero fare un passo indietro per lasciare spazio ad un governo di salute pubblica. Ma non cedono, non cedono».

Un riferimento anche al Ponte sullo Stretto: «può essere una grande risorsa. Portare lavoro per anni. Rimettere in movimento tutto. Spingere alla rinascita purchè non sia un ponte nel deserto…» Infine anche un appunto a chi fino ad oggi non ha fatto abbastanza contro il malaffare, la criminalità organizzata, la mentalità mafiosa. E un’autocritica: «Io per primo: avrei dovuto parlare con voce più forte».

La Sicilia del 5 Ottobre 2005