Il ponte sullo stretto, un colosso d’argilla

I progettisti, gli altri geologi, le Imprese costruttrici sono edotti che i calcoli relativi alla sicurezza siano tali da reggere anche al ripetersi ( Dio non voglia!) di un ventuale tremento maremoto-terremoto con connesso tzunami del 21 luglio del 365 d.c. (Iddio ci protegga !) che colpì l’intero bacino del Mediterraneo, dalla Grecia all’Epiro, da Creta alla Giordania, dall’Egitto alla Libia, alla Tunisia alla Sicilia, ai paesi dell’Adriatico. Con direzione nord-sud investì l’Isola da Lilibeo a Palermo, all’Agrigentino, alle ville di Piazza Armerina, a Patti?

di Giovanni Venezia

E’ deciso. La grande torta si spartirà. Perché il ponte sullo stretto di Messina vedrà la luce e, come premio al coraggio il presidente Berlusconi sarà immortalato con una grande statua che , al centro del ponte, a mò di abbraccio corale, porge il benvenuto ai ‘’transitanti.’’L’immortalità sarà stata raggiunta. La storia si arricchirà delle ardimentose gesta dell’eroe del nostro tempo.
Il ponte, dunque, si farà. La questione, anche se è solo politica perché in questi ultimi tempi il governo, pare, stia per destinare e per un lungo periodo di anni, risorse esclusivamente alle grandi opere che prevedono un pedaggiamento per autofinanziarsi, non pare definitivamente chiusa perché non ancora è chiusa la grande divaricazione fra gli strumenti da verificare il grado di fattibilità dell’opera e le scelte politiche che danno il Ponte come opera “necessaria”.
Le associazioni “ No Ponte, gli ambientalisti siculo-calabri, il wwf, i milioni di cittadini non hanno ancora sotterrato l’ascia di “guerra”.

Impatto ambientale e gravi pericoli sempre in essere

Molti i geologi italiani e stranieri che si sono pronunciati perentoriamente per il “no” perché i dubbi sono moltplici. Non parliamo del grave dissesto idrogeologico in cui verseranno le aree che dovrebbero fare da spalla al pont, ai problemi di natura sismica…diseducativo per quanto riguarda i rapporti natura-uomo, che è eticamente riprorevole e politicamente fariseo, che difende esclusivamente interessi di corporazione e che offre dubbi benefici rispetto agli alti costi. (Tozzi)
Pensate, poi , a questa massa di acciaio (170.000 tonnellate) che si erige fino a quasi 400 metri di altezza. E le centomila tonnellate di ponte sospeso che oscilla in libertà fra i 12/13 metri in larghezza ed i circa 10 metri in verticale. Pensateci. Fa già paura e i brividi si impadroniscono del tuo sistema nervoso producendo adrenalina. (E sei sulla terraferma a pensare). E poiché le raffiche di vento non sono rare in quella zona, tutte le volte il ponte dovrà essere chiuso anche per timore di allarme da ventuale teremoto di malaugurato alto grado . Si dice che reggerebbe l’urto tremendo del terremoto del 1908. Ma ci chiediamo. I progettisti, gli altri geologi, le Imprese costruttrici sono edotti che i calcoli relativi alla sicurezza siano tali da reggere anche al tremento maremoto-terremoto con connesso tzunami del 21 luglio del 365 d.c. (Iddio ci protegga !) che colpì l’intero bacino del Mediterraneo, dalla Grecia all’Epiro, da Creta alla Giordania, dall’Egitto alla Libia, alla Tunisia alla Sicilia, ai paesi dell’Adriatico. Con direzione nord-sud investì l’Isola da Lilibeo a Palermo, all’Agrigentino, alle ville di Piazza Armerina, a Patti? Un pezzo della città di Mazara del Vallo, come ricorda Enzo Gancitano nel suo libro “ A Due passi dal fiume”, scomparve nelle profondità del mare. A citare l’evento anche lo storico Sozomeno: “..la terra fu squassata continuamente da violentisimi terremoti….il mare, in un primo tempo ritiratosi, tornò improvvisamente superando gli abituali confini, inondando le terre prima asciutte e si rinvennero scafi di barche persino sui tetti delle case….” Non diversamente “la cronaca” di Ammiano Marcellino arricchita da notizie particolari : “i flutti mugghianti si sollevarono e spianarono isole, case e ciò che incontravano nel loro cammino. E poi non manca di riferirne con dovizia di particolari Cassiodoro-Epiphani nell’opera “ Vita di S. Athanasii”. E tra gli storici a noi vicini. Citiamo anche Leonardo Bonanno.
Pare che i calcoli siano stati fatti a partire dai 13 terremoti violenti ( 7°/8° grado della scala Mercalli) verificatesi nella Sicilia Nord -orientale e la Calabria notoriamente le regioni più ad alto rischio sismico di tutto il Mediterraneo.
Basterebbe pensare ad eventi della portata dello tzunami del 365 per cancellare pure i progetti.
Ma le difficoltà per la certezza che il Ponte prenda consistenza, sembrano accavallarsi. Non a caso Risalto/Strabag, importante impresa di costruzione austriaca ha rinunciato alla gara mentre Impregilo e Astaldi sono “ senza entusiasmo”.
Intanto, miliardi della comunità sono stati spesi senza speranza che si possano recuperare perché trattasi di studi, convegni, relazioni, tavole rotonde e quant’altro di dispendioso l’Italia possa fare per opere rischiose.
Non parliamo, poi, delle omissioni relative alla valutazione d’incidenza sulla zona di protezione speciale comunitaria Capo Peloro- Laghi di Ganzirri dove dovrebbe sorgere il pilone sul lato Sicilia, nonché la violazione delle direttive europee 79/409/Cee sugli uccelli e 92/43/Cee sull’habitat.
Ci chiediamo, a questo punto: ma vale la pena rischiare di buttare a mare oltre quattro-miliardi-di-euro che lo Stato dovrebbe sborsare in 30 anni (garantite da Trenitalia ?) ed abbandonare, per carenza di ulteriori risorse, ogni “investimento” per le infrastrutture al sud con le conseguenze immaginabili sul continuo degrado di quanto utilizzabile nonché per il mancato rinnovo tecnologico finalizzato al miglioramento di quelle inefficienti? E’ la quadratura del cerchio che diventa sogno. Il nulla.

Con il Ponte l’economia dell’Isola è senza futuro

Ammettiamo pure che il Ponte diventi realtà. Data la natura dell’ambiente esige un quotidiano monitoraggio riguardante la sicurezza, oltre le manutenzioni ordinarie mai a lungo termine. Il che, ovviamente comporta costi enormi di esercizio che non verranno mai compensate dal pedaggio che
si presume abbia costi elevati se si considera che adesso in treno non si paga e le auto con il trasporto su gomma delle merci costa poco. Non citiamo l’apparato economico sempre in movimento tra ferry boat ed indotto, impiego di manod’opera per ogni ragione connessa all’attività portuale, agli esercizi in attività , al movimento delle merci, di denaro e di benessere circolante. A pagarne di più il peso sarebbe, dunque, la città di Messina tagliata fuori dalla circolazione di passaggio e dalle soste nonchè l’hinterland sud della città dello stretto. A voler esigere introiti dal turismo è un bello sperare inutile in quanto le mète , via autostrada avrebbero inizio da Taormina in giù fino all’orecchio di Dionisio.
Questo sud non ha bisogno del Ponte. L’ammodernamento dei traghetti comporta ulteriore certezza per l’occupazione per il benessere della città. E non solo. Basta rendere fruibile ed efficiente la rete viaria sia da Salerno a Villa San Giovanni a Reggio Calabria che – in Sicilia – da Messina a Palermo e direttrice Messina-sud fino ad Agrigento. Incrementare i voli a prezzi concorrenziali e garantire maggiore sicurezza ed efficienza negli aereoporti.
Quindi una certezza di incremento del mercato e più trasporti . No, quindi, cattedrali nel deserto.
E’ evidente che l’incremento occupazionale – limitato – sarebbe assicurato soltanto per i sei anni necessari al completamento dell’opera. I trasporti delle merci non hanno bisogno del Ponte.
Sul piano economico sono state fatte proposte sensate quali, per esempio – riportiamo – le ragioni “territoriali” che considerano “i vantaggi della portualità diffusa nell’isola, e dell’opportunità di distribuire i flussi di traffico merci per bacini di utenza ( Trapani, Porto Empedocle e Pozzallo sul Canale di Sicilia; Siracusa, Catania e Messina sullo Ionio; Milazzo, Termini Imerese e Palemo sul Tirreno, piuttosto che concentrare il carico di tutta la Sicilia sulla direttrice Villa – Messina”.(Inu)
Un’economia senza futuro certo ma con la certezza, quasi certificata da analisi serie e competenti, di un decremento che allargherebbe la forbice sulle due Italie anche se incatenate da un semplice ponte del nulla.

Conclusioni

Molto è stato scritto, molte le contestazioni di popolo, le marce del “no al ponte” , molti gli umori negativi. Le voci del “si” sono quelle dell’interesse particolare. Non scordiamoci che le organizzazioni malavitose sono come piovre per agguantare appalti e sub-appalti.Questi ultimi “garantiscono” un alto rischio sull’opera a regola d’arte in quanto difficilmente controllabile dalle ditte. Risulta che già, qualche mese addietro, gli investigatori dell’antimafia hanno decapitato il vertice di una organizzazione mafiosa che stava tentando di inserirsi negli appalti pubblici delle cosiddette “21 grandi opere” tra cui il Ponte di Messina. Di queste società-organizzate alcune risultarono essere residenti all’estero. Per non parlare, poi, del temuto dilagante a tutte le latitudini, del terrorismo.
Scrive Giovanni Campo: Per lo sviluppo del Meridione non occorrono né santini, né cartoline con il ponte. Le ricchezze di queste terre sono ben altre, anzi proprio il susseguirsi di promesse di miracoli “macchinistici” ha distrutto molte di queste ricchezze…Motivo d’orgoglio nazionale e di contemporaneo rilancio del Sud sia quello di costruire sistemi di soluzioni “sostenibili” economicamente ed ecologicamente, calibrate sui tempi naturali di Silone ( nove mesi per fare il pane, il vino ed i figli) , e su spazi idonei, proponendo competizioni al rialzo della qualità, piuttosto che al ribasso che puntano su quantità e consumi, per far girare l’economia di alcuni e distruggere le risorse di tutti”.
Questo ecomostro non s’ha da fare. E’ l’imperativo categorico di tutte le organizzazioni e della maggioranza dei cittadini del Sud decisi a combattere per l’indipedenza e l’autodeterminazione.
La storia fa emergere le battaglie di Finochiaro Aprile. Corsi e ricorsi. Altri problemi in vista signor Presidente del Consiglio.