Se il Cardinale Ruini vuole il Ponte

Messina, 25 gennaio 2006

Non è la prima volta, purtroppo, nella storia che la Roma cattolica, centro della Cristianità occidentale, fa “scelte di campo” antisiciliane, gettando nello sconforto morale e nel dilemma milioni di Siciliani sinceramente e devotamente cattolici.

La fede è una cosa, la politica e l’economia è un’altra!


Il devoto rispetto che lega milioni di Siciliani al Magistero della Chiesa cattolica non può essere un alibi per tacere quando sono in campo interessi vitali del Nostro Popolo.

Lasciamo perdere un passato lontano, quando la Chiesa di Roma riteneva che la Sicilia fosse un suo granaio personale e poi un suo feudo.

Lasciamo perdere quando lottava in ogni modo, con scomuniche ad ogni passo, per fermare la grandezza del Regno di Sicilia indipendente, prima sotto la dinastia Altavilla e poi sotto quella Hohenstaufen.

Lasciamo perdere quando ci consegnò alla “mala signoria” degli Angioini e quando sconfessò il Vespro che pure fiduciosamente s’era messo sotto la sua protezione.

Lasciamo perdere quando avallò e benedisse l’introduzione dell’Inquisizione Spagnola in Sicilia con tutta l’inciviltà giuridica che questa comportò.
Lasciamo perdere quando non riconobbe la “legge delle guarentigie” del nuovo Stato Italiano (1870) però ne fece buona quella parte in cui lo Stato italiano rinunciava (senza consultare i Siciliani) al controllo sulla Chiesa Siciliana restituendola alla giurisdizione papale dopo 8 secoli di giurisdizione autonoma e altri 4 (ancor prima) di dipendenza da Costantinopoli.

Lasciamo perdere tutto questo e veniamo al presente.

Il Card. Ruini non riesce a trattenersi dall’esternare che l’Italia ha bisogno di grandi opere (con riferimento implicito, anche, al nostro “ponte”).

E’ giusto che il “primate” della religione più importante in Italia entri in questioni tanto specifiche?

Capiamo e siamo al fianco della Chiesa Cattolica quando sono in gioco valori che la stessa sente come vitali, almeno come diritto di intervento nel dibattito politico: la famiglia, la persona umana…
Possiamo capire quando gli interventi sono dettati da esigenze più legate alla stessa vita della chiesa, anche da un punto di vista materiale: orientamenti tributari favorevoli al no profit ecclesiastico, 8 per mille, istruzione cattolica,…

Ma entrare nella politica delle infrastrutture no! Questo significa fare politica come “ai vecchi tempi”. Giovanni Paolo II si è pubblicamente scusato per gli errori della Chiesa nel passato. Anche per questo è stato detto “grande”. Dio non voglia che domani qualche principe della Chiesa si debba scusare per gli errori che la Chiesa fa oggi come questi continui e sgradevoli interventi in politica interna.

Il Ponte è nemico della Sicilia.

15.000 persone lo hanno gridato qualche giorno fa e noi siamo con loro! Nemmeno la disinformazione pubblica ha potuto nascondere l’evento, ma tutt’al più minimizzarlo.

Il vero problema ora è fare capire ai Messinesi ed ai Siciliani tutti che le favole non aiutano a crescere e, purtroppo, siamo convinti che ancora molti (anche se pensiamo ormai comincino ad essere una minoranza) credano in una immaginifica opera faraonica che farà decollare la loro esangue economia.

Attenti Siciliani! Più ci leghiamo alla Penisola e più affondiamo! Questa “mangiatoia” serve solo a sprecare le nostre tasse ed a farle finire nelle imprese del Nord con qualche briciola a qualche ascaro locale sempre pronto a vendere la propria madre.

Rinunciando all’insularità rinunciamo all’identità che è la nostra più grande ricchezza!

In ogni caso il tema sia lasciato ai cittadini (a quelli Siciliani ai quali dovrebbe spettare l’ultima parola) ed ai politici laddove le “autorità morali” farebbero bene ad assumere un atteggiamento più prudente.

L’Altra Sicilia – Ufficio stampa