La risposta definitiva da dare al PONTE

Nell’esprimere tutta la nostra solidarietà
ai Territori sotto pesante attacco del sistema,
la preghiamo, umilmente, vivamente,
di considerare quanto segue:

Quanto sta accadendo a Messina dimostra la comune, complessiva difficoltà di fare un pur piccolo, microscopico passo avanti in relazione alla comprensione reale di un problema ed al reperimento di una soluzione ottimale.

Da una parte c’è un governo che vuole ad ogni costo il Ponte, dall’altra vi è un grande, ormai manifestamente enorme, movimento di persone che non lo vuole. Ebbene: perché non farsi domande appropriate, che non contemplino il caso specifico, d’interesse locale, bensì un’ampia, organica visione delle cose, per darsi risposte sufficientemente chiarificatrici e di conseguenza finalmente risolutive?

La domanda principe, direi imperativa, è: perchè il Ponte?

La risposta, probabilmente almeno in parte in buona fede, è: perché il Ponte è un’opera importante ai fini della ricerca del mantenimento del nostro Paese ai primi posti nel complessivo ordine economico mondiale.

La successiva domanda a questo punto dovrebbe essere: e con ciò? Ammesso e non concesso che sia davvero così, non possiamo retrocedere, magari dando un buon esempio di come la nostra economia possa decrescere felicemente?

La relativa, probabilmente per lo più sincera, risposta sarebbe: NO! Altrimenti facciamo una brutta fine. Il buon esempio lo si potrebbe forse provare a dare se la situazione globale non fosse grave, così come in effetti è. Se indugiamo anche un solo momento, se lasciamo che gli altri Paesi acquistino un vantaggio rispetto a noi, ci ritroveremo nei guai più seri, e non si tratterà solo di minor lussi per i più ricchi, bensì avremo in breve tempo da patir tutti tristi, molto tristi, conseguenze.

Trovate che questo ipotetico dialogo potrebbe realmente avvenire? Trovate che abbia una qualche ragion d’essere? Se sì, perchè non fare allora un ulteriore piccolo sforzo mentale e concepire una risposta appropriata da dare ad un governo che, tutto sommato, pur male che si sta comportando come sua pessima tradizione, pur incapace di avere una sola idea buona, sta cercando in fin dei conti, come meglio sa e può, e cioè nel modo peggiore possibile, di preservarci da un futuro ben più brutto del presente?

Quale potrebbe essere la risposta?

Come si può fare a risolvere
questo problema planetario,
in cui tutti i Paesi
si ritrovano ad essere al contempo
vittime e carnefici?

Di risposta, probabilmente, ce n’è una sola: il problema, quello vero, effettivo, che genera tutti gli altri problemi, anche quello del Ponte, della TAV, della Murgia devastata, etc. etc., di qualsiasi altra tragica situazione ambientale, o di altro tipo ancora, è globale, affligge e condiziona un intero Pianeta. E la risposta a questo problema non può quindi che essere globale, planetaria anch’essa.

I Governi dei Paesi più sviluppati hanno il dovere di concentrare le proprie energie nella stipulazione di patti indissolubili, patti che ci conducano ad una pace di concezione e livello di molto superiori a quella che finora abbiamo potuto immaginare e perseguire. Tali patti dovranno necessariamente comprendere norme di autocontenimento economico, demografico e tecnologico.

Occorre adoprarsi affinchè ogni Paese, di concerto, si doti di mezzi costituzionali per autodisciplinarsi in modo da mantenere entro livelli moderati ciò che altrimenti, inevitabilmente, condurrebbe ad uno straripamento massiccio, foss’anche dapprima solo commerciale o culturale, nei territori altrui, per finire prima o poi, una volta compromessi gli equilibri, in una invasione fisica, materiale, devastatrice.

Occorre istituire, con estrema urgenza, apposite norme e commissioni internazionali che stabiliscano i livelli dei vari tipi di sviluppo raggiungibili di volta in volta da ogni Paese e con obiettività tengano sotto controllo i livelli raggiunti.

Perchè la pace,
così come oggi concepita,
non è più sufficiente nè sicura,
ed occorre immaginare i modi
per raggiungere una pace
più profonda, più solida e tenace.

Ve la sentite, amici Progressisti, amici che dichiarate ad ogni istante di desiderare e perseguire un mondo diverso, un mondo migliore, di fare questo piccolo salto di paradigma?

E voi governi ottusi, che dichiarate di perseguire il bene dei vostri popoli, ve la sentite di accettare e dichiarare la situazione per quella che è, nella sua semplice e tragica realtà?

Ve la sentite tutti di impegnarvi nella concretizzazione di quell’unica misura di sicurezza che può farci uscire definitivamente, con un successo garantito su tutti i fronti (perchè si tratta di una questione fondamentale, alla base di ogni altro problema), dalla situazione per ora di stallo ma presto di scacco matto globale in cui ci siamo cacciati ed in cui stiamo, ahinoi, per finire?

Faccio appello agli esperti in tecniche per la risoluzione dei conflitti perché si occupino alacremente della questione Ponte e di tutte le altre come questa, in maniera creativa ed olistica, ed in generale ad ogni progressista, ad ogni persona con un briciolo di buon senso, perché si dia da fare per far affiorare alla pubblica attenzione la necessità di patti internazionali di autocontenimento.

E’ l’opportunità più grande della nostra vita, perché, altrimenti, la maggior parte di noi potrebbe non averne altre!

Danilo D’Antonio

Laboratorio Eudemonia
Via Fonte Regina, 23
64100 Teramo – Italy

Alla ricerca dei fondamentali
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P I L contro P I L
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Per patti di autocontenimento
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La risposta definitiva alla TAV
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NOPONTE V1.2 – 37/01/25