Immigrazione nella terra di santi e sciacalli


La trasmissione “Le Iene” andata in onda martedì della settimana passata (31 ottobre), non ha certo suscitato il clamore delle settimane passate, anche se conteneva un importante servizio (coraggioso ed ingenuo allo stesso tempo) sull’utilizzo di immigrati clandestini nelle campagne del Nord Italia.

Come mai (si chiedevano i nostri) stampa e televisioni danno ampio spazio ai casi di sfruttamento solo quando questi avvengono nelle regioni del meridione d’Italia? (Nel servizio si dimostrava come questi casi erano comunissimi anche al nord).

Non lo sanno le ingenue Iene che per capire e spiegare “come mai” bisognerebbe allargare di molto l’orizzonte, sino ad includere quelle vere, di iene: a Lampedusa, al terrorismo, al declino demografico italiano, al tracollo economico del Lombardo-Veneto.

Torniamo indietro di qualche mese, ad un editoriale estivo di Busetta su “La Sicilia” nel quale si puntualizzava qualcosa sui fatti di Lampedusa, e cioè che non proprio di sbarchi sull’isola si sarebbe dovuto parlare, perchè a Lampedusa i barconi ci venivano portati dalle navi italiane.
Andiamo ancora più indietro nel tempo, alla fine dell’ottocento, grazie alle immagini di Nuovomondo (il film di Crialese) o agli anni ’60 del novecento, con un famoso articolo di Fava sul suo libro “I Siciliani”: ambedue facce della medaglia a due conii (quello di latta per noi, quello d’oro per Roma) della diaspora siciliana, continuata ininterrotta per almeno un secolo e gestita ad arte per ricavarne valuta pregiata.

Abbiamo quindi un regime (quello Tosco-Padano) già scaltro nel commercio di carne umana e nel lucrare sulle rimesse degli emigranti, a gestirli nelle loro fabbriche costruite sul dramma di milioni di terroni. Abbiamo poi un’isoletta posta al centro del Mediterraneo, lontana da occhi indiscreti e che comunque già provocava un certo fastidio (invidia, forse è meglio aggiungere) per le sue acque cristalline e spiagge immacolate (ricordiamo che il New York Times qualche anno fa la pose tra le dieci isole dal mare più bello del mondo). Abbiamo infine il declino economico del Lombardo-Veneto, per giunta accoppiato ad un declino demografico generalizzato in Europa che promette di far saltare completamente il sistema delle pensioni.

In pratica ci sono i presupposti per mettere tutti d’accordo (su al nord): a destra come a sinistra, la chiesa ed i massoni, i servizi segreti di mezza Europa. E così possiamo costruire un bel romanzo, che noi ovviamente considereremo solo immaginario.

Tutte le nazioni europee si stanno prodigando nel favorire un’immigrazione per quanto possibile selezionata al fine di ottenere la crescita demografica necessaria al ricambio generazionale. Questo vale ancora di più per l’Italia, il paese che in Europa sta invechiando più velocemente.
Il problema come detto è chiaro a tutti, solo che politicamente spinoso per almeno una parte politica. All’inizio tutto avviene in modo molto caotico: vi sono sbarchi ovunque in Spagna e nel Sud Italia (ricordate che un tempo anche la Calabria e buona parte delle coste Siciliane ne erano affette?) Gli attacchi dell’11 settembre negli Stati Uniti, e la scoperta di cellule terroristiche islamiche (una volta dette semplicemente spie) portano però a più miti consigli: il flusso deve essere controllato.

Si erano già istituiti i centri di accoglienza, quindi si inventarono delle false leggi anti-immigrazione come la Bossi-Fini (abilmente sfruttata dal centro-sinistra ma assolutamente innocua), si fa anche qualche finto accordo con Gheddafi e si mandano indietro un paio di aerei carichi di disperati per “fare la parte”. Alla fine la grande idea: deviare tutto il flusso verso un’unica porta d’ingresso, per rendere tutto più facile e per schedare tutti. L’Europa è d’accordo, anche perchè la Sicilia (grazie alla sua posizione) può facilmente diventare l’hub della disperazione mondiale. Viene deciso di convogliare tutti verso Lampedusa (tra i tripudi degli amici di Rimini). Che questa sia una chiara decisione strategica non vi sono dubbi, tanto è vero che l’estate scorsa si è deciso di raddoppiare la capienza del centro di accolgienza dell’isola: evidentemente ne vogliamo ancora di più.

Si scatena nel frattempo una cascata mediatica orchestrata ad arte che ha lo scopo principale di ammansire i Siciliani con una serie infinita di servizi mandati in onda da quel covo che è la sede di Palermo di Rai3. Giornalmente ci fanno credere che la notizia principale per noi sia l’arrivo di un barcone di disperati e non sapere cosa sta succedendo a Palermo (dove gli ascari, presidente incluso, appoggiano il gioco parlando dei “doveri di accoglienza verso chi soffre”). E non dimentiachiamoci uno degli scopi secondari: distruggere il turismo di Lampedusa, per il quale nessuno a Palermo alza un filo di voce.

Ma sorge un piccolo problema logistico: gli immigrati infatti servono alle fabbriche del nord, e non si può rischiare che rimangano al sud dove il clima è più piacevole, a lavorare per i terroni. Allora via con la nuova campagna mediatica anti-meridionale: il caporalato di Foggia, quello di Cassibile, le irregolarità nelle imprese edili siciliane e così via. Ed intanto i numeri dicono qualcos’altro, e cioè che tra il 2004 ed il 2006 le irregolarità sul lavoro degli extracomunitari rilevate dalla guardia di finanza sono circa 2000 l’anno per la Lombardia, 1000 per il Veneto, 500 per il Friuli. Ed a sud? Un centinaio per la Sicilia, circa 150 per la Puglia, 300 per la Campania.

E così abbiamo chiuso il cerchio arrivando, nella terra degli sciacalli, sino al servizio delle Iene.

Ma ovviamente tutto questo è solo immaginazione.

Abate VELLA


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