LA SICILIA E LA FINANZIARIA

Palermo, 8 gennaio 2006

Tempi duri per i Siciliani. Tempi duri soprattutto se si pensa che tra poco saranno chiamati a rinnovare il mandato di molti loro importanti amministratori senza potere scegliere tra vere alternative.


La fiducia di massa accordata al centro-destra si era rivelata un fallimento, il solito servilismo nei confronti del potente di turno..

E ora? Va peggio diremmo.

Gli unici punti in cui la finanziaria si è ricordata della Sicilia sono quello in cui ci si dà qualcosa per le infrastrutture in cambio del naufragio del Ponte (almeno è servito a qualcosa) e un altro particolare grottesco di cui ora diremo.

Ma soffermiamoci intanto sul primo.

Se non ci fosse stata la marea montante del Sicilianismo ci avrebbero dato qualcosa?

Ovviamente no!

La Sicilia non ha bisogno di elemosine per comprare prodotti italiani ma di infrastrutture, solo di infrastrutture. Se l’Italia vuole pagare 150 anni di sfruttamento coloniale della Sicilia ha un solo modo per sdebitarsi: darci quelle infrastrutture che ci ha negato fino ad ora.
Al resto pensiamo noi, se ci fanno controllare le nostre risorse.

Il 70 % dei soldi stanziati per il ponte in tal senso sono solo una briciola, un risarcimento minimo per l’inganno trentennale che ha fruttato solo guadagni agli amici degli amici, dai tempi di Craxi in poi.

E qui veniamo al 2° punto di cui dicevamo sopra; punto che si salda al primo.

Le infrastrutture, Statuto alla mano, si dovrebbero finanziare col fondo art.38, non con le rimanenze del ponte… quelle semmai sarebbero un di più…

E invece … è così: l’art. 38, che dovrebbe essere parametrato sui minori redditi da lavoro dipendente della Sicilia rispetto all’Italia (come dire: il costo del sottosviluppo e dello sfruttamento) è invece calcolato retrocendendo alla Sicilia una quota (non particolarmente significativa) delle accise sui prodotti petroliferi siciliani.

E dovremmo pure dirgli grazie! Con una mano ci derubano il nostro petrolio, con l’altra ci ridanno un po’ del furto per “pagarci” il “nostro” fondo di solidarietà nazionale art. 38.

Come dire che l’Italia ci paga quanto da lei dovuto coi nostri soldi!

E dobbiamo dire grazie alla nostra campagna, copiata un po’ da tutti, ma lanciata da « L’Altra Sicilia » non dimentichiamolo, se almeno ci danno questo: negli anni ’70 e ’80, quando noi non c’eravamo (ma c’erano tanti dei coraggiosi « autonomisti » di oggi) , il fondo art.38 si era completamente azzerato! E poi, negli anni ’90, ridotto ad irrisorie elemosine!

Di più da Prodi, Padoa Schioppa & Co. non è dato sperare.

Sacrifici, Siciliani, altri sacrifici per la nostra bella Italia, finché non morremo…

E intanto un altro disoccupato ieri si è suicidato a Ragusa, nel silenzio generalizzato. Si è suicidato perché non gli hanno spiegato qual era la sua vera disgrazia, il colonialismo italiano, e pensava fosse colpa sua. Nella terra delle serre e dell’energia, qualcuno lo ha derubato di tutto…

Pensiamoci quando alcuni traditori della Sicilia, traditori che rappresentano in terra di Sicilia questo governo nemico, si presenteranno a chiederci il voto, magari con un bel sorriso e promettendoci chissà quale rinnovamento.

Antudo!

Ufficio stampa

L’Altra Sicilia – Antudo

Movimento politico dei Siciliani “al di qua e al di là del Faro”