31 marzo 2007: 725° anniversariu di Lu Vespru

Giorno 31 in Sicilia è – anzi dovrebbe essere – festa nazionale.

Ricorre infatti il più importante dei nostri anniversari: sette secoli e un quarto or sono i Siciliani davano inizio alla Rivoluzione del Vespro.

Non dimentichiamolo mai! La rivoluzione del Vespro non fu – come insegnato nei faziosi libri di storia italiani – una guerra degli “italiani di Sicilia” contro i Francesi.

Fu una guerra nazionale siciliana.

Fu, anzi, quella guerra di popolo in cui i Siciliani scoprirono di essere tali, di avere un comune destino e di appartenere ad un’unica nazione.

Non è vero che il Vespro segnò il passaggio dalla dominazione angioina a quella aragonese.

Gli “Aragona” erano re di Sicilia, di una Sicillia indipendente, e la pace di Caltabellotta (1302) sancì l’indipendenza di un regno che rimase con re proprio fin circa al 1415 (quando furono inviati i primi vicerè e sostanzialmente uno stato autonomo fino al 1816 e, per certi aspetti, fin allo stesso 1860).

La Sicilia moderna nasce dunque con il Vespro, erede e continuazione di quella splendida civiltà e monarchia medievale siciliana la quale però era sì centrata in Sicilia ma copriva l’intero meridione d’Italia e nella quale ancora gli “ingredienti” che avrebbero dato luogo alla nazione siciliana non si erano ancora del tutto sciolti gli uni negli altri (avanzi della primitiva popolazione sicana e sicula latinizzata ai tempi dei romani, latini d’Italia e di Normandia, neogreci tardo-sicelioti, saraceni arabi o berberi, ebrei sicilianizzati, etc.) per dare vita a quella Sicilia già riconoscibile nel tardo Duecento in quella dei ricordi dei nostri familiari di qualche generazione fa.

Furono tutte ombre quelle della nostra storia?

E’ giusto l’oblio che copre i nostri generosi antenati che, al grido di “Aragona e Sicilia” (dove il primo termine era solo il cognome della casa regnante) assalivano e vincevano le flotte e gli eserciti nemici per salvare la libertà della nostra terra?

Onore a quei Siciliani che, soli, si ritagliarono il diritto all’indipendenza contro repubbliche marinare, Napoli, Papato, Francia e persino infine la stessa sorella monarchia aragonese-catalana, tutti messi
insieme.

Onore e memoria a quel grido di libertà: ANimus TUus DOminus, il coraggio sia il tuo signore.

Ufficio stampa
L’ALTRA SICILIA-Antudo
Movimento politico dei Siciliani “al di qua e al di là del Faro”