Cronache di giornate di campagna elettorale

I giorni convulsi di questa campagna elettorale sono ovviamente
un’occasione per incontrare elettori, cittadini, persone di ogni tipo.

Ma ciò che più mi resterà impresso alla fine è la dedizione di alcuni
cittadini alla “patria siciliana”; dedizione che rasenta il sogno e
mette in discussione persino un idealista come me.

I casi più eclatanti sono due e voglio metterli nero su bianco perché
credo che tutti debbano sapere quale patrimonio di fede politica è in
giro in un popolo erroneamente creduto di fatalisti.


Le due storie riguardano un giovane e un vecchio, due persone che
idealmente si passano il testimone agli estremi della vita.
Il giovane è venuto a trovarmi qualche giorno fa al comitato elettorale
per parlare con me, conoscermi, farmi domande, e fin qui nulla di
particolare. Si è trattenuto tutto il pomeriggio e fin qui nulla di
particolare in fondo.

Particolare è la sua storia. Salvatore, ometto il cognome perché non
l’ho consultato in materia, non è di Palermo ma di un paesino vicino.
Vive di lavori saltuari come bracciante e si vede che non nuota nell’oro.
Ma è un “indipendentista”, credente, praticante e militante; sa che ne
L’Altra Sicilia non c’è un esplicito programma indipendentista ma è
attratto lo stesso dal nostro nazionalismo e lo considera intanto
un’alternativa valida al sistema.

Non ha praticamente i soldi per campare ma va, come può, a tutte le
riunioni dei movimenti autonomisti ed indipendentisti europei. Li conosce
tutti, mi parla di “Sardigna Natzione” e così via…
La sua fede è
incrollabile, ci definisce bonariamente “separatisti soft” e lui, che non è
elettore palermitano, vuole aiutarmi come può in questa difficile
campagna elettorale. Gira con una foto in agenda di Attilio Castrogiovanni
(uno dei leader separatisti del Dopoguerra) e mi regala una bella
cartolina che raffigura un’antica stampa del Palazzo Reale siciliano, scritta
in spagnolo, ed è orgoglioso che fosse chiamato così, “reale”, a
simboleggiare la sovranità del nostro antico stato.
Divora libri di storia
della Sicilia ed arde dal desiderio di riscattare la nostra Terra dai
suoi antichi mali.

Poco prima che ci lasciamo esclama “sarebbe un sogno se almeno un
consigliere indipendentista approdasse a Palazzo delle Aquile”. Non ho il
cuore di ricordargli che l’indipendenza siciliana non è (almeno ad oggi)
nell’agenda politica de L’Altra Sicilia. Capisco il significato morale
della sua esclamazione e la condivido da vero fratello nella Patria
Siciliana.

Se ne va. Ed io resto col dubbio di poter essere degno della fiducia di
un giovane così e quasi mi vergogno di aver anteposto per tanti anni la
mia realizzazione professionale all’impegno politico.
Altro episodio.

Oggi con alcuni militanti giro per le strade dello ZEN con le bandiere
siciliane, volantini, etc., per fare conoscere la nostra proposta.
Sarebbero tante le cose da dire in merito ma voglio soffermarmi su un
altro caso – per così dire – umano.

Davanti a una botteguccia stanno seduti alcuni vecchietti che ci
guardano diffidenti, col solito sguardo fatalista che ci hanno abituato a
considerare tipico dei Siciliani nei confronti della politica.
Cominciamo a parlare. Ad un tratto uno di loro, guardando la bandiera,
dice “chista è ‘a bannera rî separatisti”.
Obietto: “Chista è ‘a
bannera râ Sicilia!”. Risponde: “No” E’ dî separatisti!” Un’altro incalza,
guardando il volantino: “Chistu è ‘u partitu di Finocchiaro Aprile”. Un
altro ancora:”Lei chì ni sapi? Mancu era natu tannu…” Io, volendomi
assumere le mie responsabilità ed ascendenze politiche, non sottilizzo
sul fatto che l’indipendenza non mi pare ad oggi un traguardo realistico,
e, sull’onda dell’entusiasmo, mi lascio un po’ andare: “E nuàtri semu
l’eredi di Finocchiaro Aprile!”

A questo punto al vecchio che aveva parlato per primo passa un lampo
negli occhi. Per un attimo dietro quelle rughe e quei capelli bianchi mi
pare di vedere il ragazzo che fu. Poi il vecchio mormora agli amici
stringendo tra indice e pollice il fac-simile: “chistu ‘un è un partitu
chi s’a’vistu. Chistu è un partitu bonu! Veramenti bùanu!”

Non so se si ricorderà di votarci o se lo vorrà fare veramente, ma me
ne vado contento di avergli regalato per un attimo quell’entusiasmo
civico che 60 anni di politica italiana gli hanno distrutto.
Cos’è stato veramente il Separatismo nelle masse? Cos’è che ancor oggi
la storia ufficiale non ci vuole fare sapere?

E qual è il vero compito di questa nostra presentazione?
Il ballottaggio degli altri? uno o più consiglieri?
Al diavolo i calcoli e i sondaggi! Ho la sensazione che stiamo ridando un ideale ai Siciliani, almeno ad alcuni Siciliani e questa è la vera novità di queste
elezioni e il lavoro che stiamo facendo per il prossimo futuro.

Massimo Costa
Candidato sindaco di Palermo
L’Altra Sicilia – Antudo