Turismo, dalle parole ai fatti

Cari amici palermitani e
siciliani,
nei prossimi giorni sarete chiamati
alle urne
per
decidere chi e come amministrerà la vostra città per i prossimi anni. Per
decidere quale, tra i programmi presentati, dia le migliori prospettive non dico
di sviluppo, che questa parola per
la
Sicilia
al momento è ancora una utopia
vista la classe politica che ci rappresenta, ma per lo meno di normalizzazione
della vita cittadina.

Prendete i programmi dei candidati
sindaci dei partiti nazionali
nelle vostre città e confrontateli:
tutti pieni di buoni propositi, di nobili intenzioni e di rotture con il
passato. Poi continuate a leggere, e noterete come tutti questi programmi, da
Palermo al più piccolo dei comuni interessati, siano deficitari in un punto
fondamentale. Manchino cioè di proposte concrete sul COME attuare questi
programmi.



La realtà è che tutti questi
candidati, a Palermo come
altrove vergognosamente appoggiati da
forze che si richiamano più o meno esplicitamente al sicilianismo, non sanno
neanche come attuare i propositi che vantati in campagna elettorale. Non hanno
né le capacità intellettuali e tecniche di progettazione, né tantomeno la forza
politica di dare corso alle loro mirabolanti promesse. Per rendercene conto
basta considerare quello che è il cavallo di battaglia dello sviluppo promesso
dell’ultimo decennio: il turismo. Tutti
oggi si riempiono la bocca con questa parolona, con questa storia del “vivere di
solo turismo”.



Certo il turismo deve essere un generatore di valore
aggiunto importante per la nostra isola. Ma si sta veramente facendo qualcosa in
proposito?



Cosa hanno proposto questi
professionisti dell’ascarismo
oltre alle strutture alberghiere
che daranno qualche posto di lavoro ma che porteranno tutto il valore aggiunto
di cui sopra via dalla Sicilia? Niente. Niente che serva veramente a
creare
un ritorno importante sul territorio. Anzi, all’approssimarsi delle
elezioni dobbiamo assistere a stupidi teatrini delle parti, come quello a cui
rappresentato lo scorso marzo alla camera dei deputati di Montecitorio quando alle inutili domande di Enzo Oliva,
capogruppo MPA al parlamento,
hanno fatto riscontro altrettanto allucinate
risposte del ministro Amato.



Cosa ha urlato il rappresentante
dell’MPA in modo da raccattare più voti possibili per il suo
partito
in vista
delle prossime amministrative tentando di mettere in cattiva luce il governo di
centro sinistra (e di riflesso i suoi candidati) con tutti i siciliani? Semplicemente ha ripreso la vecchia esca
della protesta per la mancata apertura della casa da gioco di
Taormina.



Cosa ha risposto, secondo copione,
il ministro Amato,

sentendo forse di aver ritrovato un virilità mai conosciuta nel preciso istante
in cui si illuminava ricordandosi dei suoi antenati siciliani?


Ha risposto facendo l’occhiolino ai
professoroni dell’antimafia e riproponendo anch’egli la vecchia esca della mafia
che troverebbe un comodo sportello di riciclaggio a portata di
mano.



Il problema del gioco d’azzardo non
è secondario rispetto al turismo
: esso è una componente fondamentale
del successo dell’iniziativa turistica allo stesso modo dei campi da golf, dei
centri benessere, delle spiagge incontaminate. E non veniteci e raccontare la
storiellina della amoralità del gioco d’azzardo!

Bingo, lotterie, gratta e vinci, totocalcio e tutti
questi imbrogli gestiti dallo Stato non sono altro che gioco
d’azzardo.



Ed allora torniamo alla diatriba
della camera: il suo intervento, caro Oliva, dimostra che non avete alcuna
intenzione di procedere seriamente.
Lo Statuto dell’Autonomia dà infatti pieno
controllo al governo siciliano del settore del turismo.
Se si vuole aprire
una casa da gioco (ma poi perchè una sola?), che lo si faccia applicando lo
Statuto Siciliano. I treccartari di
Roma
, che all’occasione pretendono anche di mascherarsi da siciliani, non
hanno competenza in materia ed andare a chiedere permesso a loro non fa altro
che svilire le nostre istituzioni. D’altronde non mi sembra che l’MPA abbia
alcuna intenzione di lottare per la piena applicazione dello Statuto,
almeno
secondo i suoi programmi. Anzi alcuni importanti esponenti si vedono favorevoli
ad una modifica dello stesso e ad un suo “svuotamento”.



Dall’altra parte, dobbiamo rilevare
come il ministro pseudo-siciliano
non si sia reso conto di quello che
stava dicendo come rappresentante dello Stato. Lei lo sa, signor ministro, che
il gioco d’azzardo clandestino costituisce una delle maggiori fonti di ricchezza
della criminalità organizzata in Sicilia?



Lei lo sa, signor ministro, che più
e più volte è stata segnalata attività di riciclaggio nei casinò del Nord
Italia?
Allora
signor ministro, non crede che con dei casinò in Sicilia si possa combattere la
piaga del gioco clandestino ed addirittura togliere alla criminalità quel denaro
che ora va a riciclare comunque nei casinò fuori
dall’isola?



Cari palermitani, e cari siciliani
tutti, è ora di smetterla con questi teatrini delle parti
. E’ ora di applicare lo Statuto e
lanciare il turismo in Sicilia aprendo tutti i casinò che ci servono: a
Taormina, a Cefalù, a Catania, ma soprattutto a Palermo, perchè la città possa
tornare a risplendere e ad ospitare un turismo degno di una capitale come quello
che attraversava le camere dei suoi splendidi alberghi sino ai primi del
novecento.



E’ ora di votare per L’Altra
Sicilia.



Antonio Santagati,


candidato alle elezioni comunali di
Palermo per L’AltraSicilia –
Antudo.