Elezioni 2007 ( 1 ) : Tra un sistema che sta per crollare…

Questo mese di maggio è stato caratterizzato da importanti tornate elettorali di portata europea in tre tra i maggiori stati della comunità (Francia, Gran Bretagna ed Italia). Per la verità la tornata italiana non è ancora terminata, ma le amministrative “al di là del faro” serviranno al massimo da banco di prova per quello che è successo in Sicilia, per cui se ve ne sarà bisogno ne parleremo a tempo debito.


Le elezioni francesi non hanno portato niente di nuovo sul panorama politico: la bocciatura della costituzione non ha favorito il coagulo dell’area euroscettica intorno a Le Pen, anche se la destra vince assorbendo alcune delle istanze del leader di destra. L’importanza per lo più locale dei risultati delle prossime votazioni nel resto d’Italia rispetto alla ribollente situazione siciliane sembra fare eco alla altrettanto pochezza di contenuti politici delle parallele elezioni amministrative inglesi rispetto agli epocali risultati scozzesi e gallesi.

La Gran Bretagna, per la sua stessa struttura costitutiva, è forse il principale laboratorio politico dove osservare i vagiti di quello che sarò il nuovo ordine continentale che nascerà dal “falò delle nazioni” acceso involontariamente dal processo di svuotamento di poteri degli stati ottocenteschi a favore di Bruxelles. Dall’altra parte la storia ci insegna che certi “movimenti” continentali hanno sempre avuto dei precursori al centro del Mediterraneo, in quella Sicilia dove i moti del 1848 ebbero la loro più efficace espressione e di cui già 25 anni prima si erano avuti i sentori.

Non sarebbe azzardato assegnare alla guerra secessionista siciliana degli anni ’40 del ‘900, ed ancor più all’indipendenza irlandese del 1916, un carattere di forte avanguardia rispetto a quello che ora sembra un processo irreversibile. Per questo credo che ciò che avviene alle nostre latitudini ed a quelle d’oltremanica debba essere osservato con attenzione.

Vediamo prima di trattare i fatti britannici.

Nel Regno Unito si è andati alle urne il 3 maggio. In Inghilterra per le amministrative, in Scozia e nel Galles anche per eleggere i nuovi deputati al parlamento (nella prima) ed all’assemblea (per il secondo).

La stampa britannica, ed un po’ anche quella internazionale, hanno presentato i risultati come una sconfitta per i laburisti. Se ciò può anche essere vero in Inghilterra, altrove più correttamente si sarebbe dovuto parlare di vittoria dei nazionalisti, i quali per la prima volta nella storia sono diventati il primo partito in Scozia , mentre nel Galles il partito nazionalista (Plaid Cymru) è avanzato di circa 7 punti percentuali, ottenendo 15 posti nell’assemblea (25%).

La cavalcata dello Scottish Nationalist Party (SNP) è stata impressionante, specialmente negli ultimi 15 anni, quando prima è riuscito ad ottenere da Londra un parlamento per la Scozia, poi ha incalzato pesantemente i laburisti (da sempre primo partito a nord del muro di Adriano) in diverse tornate elettorali, ed ora li ha scavalcati con una proposta secca che ha lasciato poco spazio a fraintendimenti: indipendenza totale.

Mister Salmond, leader dell’SNP, è il nuovo primo ministro ad Holyrod ed anche se non riuscirà a governare da solo, ha già mandato un brivido freddo lungo la schiena dei liberal-massoni e delle multinazionali che ingolfano lo sviluppo della Comunità Europea e che credevano di avere la strada aperta verso un semplice scioglimento dei vecchi stati nella nuova realtà continentale: in campagna elettorale l’SNP ha avuto il sostegno delle aziende a dimensione prevalentemente locale, mentre i laburisti ottenevano sponsorizzazioni da aziende mediamente più grandi, le quali non riuscirebbero mai a competere con le prime in un mondo in cui i gusti della gente fossero legati a linee per così dire “etniche”.

L’indebolimento degli apparati centralizzatori ottocenteschi ha invece favorito il ritorno sulla scena delle identità dei popoli che sempre hanno lottato per la loro autonomia e che erano stati momentaneamente sconfitti all’insorgere della rivoluzione industriale.

In Galles le increspature provenienti da nord stanno cominciando a sentirsi. Per i nazionalisti gallesi basteranno come campagna elettorale per i prossimi anni i successi dell’SNP. Se Salmond dovesse riuscire ad ottenere veramente i campionati di Euro 2012 tutti per la Scozia, si potrà dire addio all’Act of Union da subito. Altrimenti ci sarà da aspettare le prossime elezioni. Ma non dubitate: la strada è segnata.

Cosa risponderanno in Europa? Napolitano, quasi abbia visto minaccioso il fantasma di Crispi, continua ad abbaiare alla luna proponendo di approvare la costituzione europea senza referendum, in barba alle regole democratiche. Per il resto il colpo assestato sembra aver annebbiato tutti.

Nel frattempo all’altro estremo del continente, al centro del Mediterraneo, si continua a sentire il ribollire di un altro popolo ferito ma ancora non interamente domo.

Sitografia (in inglese):
Sottish national Party (SNP)

Plaid Cymru (Partito Nazionalista Gallese)

Pagina della dedicata alla Scozia

Pagina della dedicata al Galles

Il consiglio dell’Abate Vella
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