Da Randazzo un insegnamento per il Sicilianismo: attenti alle divisioni gratuite

Domenica 17 giugno sono stati commemorati i martiri del ’44. Non dovremmo aggiungere nient’altro, eppure il codazzo di polemiche che ne è seguito impone una nostra nota, quanto meno perché eravamo anche noi presenti sul luogo.

Fratelli sicilianisti, pietà, basta con le polemiche gratuite fra di noi. Diamo all’esterno un’immagine misera e chi si avvicina al Sicilianismo non capisce più le ragioni degli uni e degli altri e vede solo una
grande confusione da “condominio”.

Bene ha fatto chi ha invitato rappresentanti di movimenti “non” sicilianisti ad ammainare i loro simboli di partito, fuori luogo in quella sede, ed utili solo ad appropriarsi di battaglie non loro, ma – per il resto – Randazzo sia un momento di silenzio, di raccoglimento, aperto a tutti coloro che non vengono a farsi pubblicità e di poche parole commemorative. E non si deve rilanciare dai propri siti con comunicati o controcomunicati contro questo o contro quello.

Pietà, fratelli, pietà.
Il Sicilianismo non può continuare su questa strada.
Chi si avvicina a noi, ci supplica di essere uniti, per il solo bene della Sicilia. Capiamo che ci possono essere divisioni anche profonde per motivi di principio o di strategia, ma quelle gratuite, per ragioni di etichetta o di simbolo, no, non riusciamo a capire che senso possano avere. Se non lo capiremo ci toglieranno quel poco che è rimasto.
Basta!

Andiamo avanti sulla strada di un processo di unione delle forze (che non vuol dire “fusione” domani mattina) che potrà riservarci molte buone sorprese, se sapremo vincere diffidenze e vis polemica che appare connaturata nel nostro animo. Non polemizziamo con nessuno e se qualcuno lo farà contro di noi non risponderemo.

Per il prossimo 17 giugno costituiamo un comitato unitario che organizzi la giornata dall’inizio alla fine, senza comizi liberi, come fosse una sacra cerimonia.
Non possiamo dividerci su Randazzo!
Non possiamo accettare pure questo!
Se è così, altro che inizio, siamo alla fine di ogni esperienza politica. Con il massimo rispetto, poi, per la compagnia di cantori (bravi) non facciamo più solo folklore: cantiamo una canzone siciliana “moderna”, leghiamo il nome della nostra terra al futuro e non più sempre e solo al passato, peraltro cristallizzato nel “folklore”, oppure una canzone “politica”, ce ne sono tante… Oppure i “Puritani” di Bellini con il testo che fu dei separatisti…in fondo è per loro che andiamo là.
E basta. Non c’è altro da dire di fronte a chi ebbe il coraggio di farsi togliere la vita per la nostra Patria.

Antudo.

Ufficio stampa
L’ALTRA SICILIA