Perché non possiamo credere a Schifani

24 giugno 2007

L’Altra Sicilia-Antudo non può che essere soddisfatta quando persino i partiti italiani tentano (anche se malamente) di intestarsi le nostre battaglie.

In sé, quindi, dovremmo essere contenti della recente uscita del sig. Schifani (Giornale di Sicilia – 20/06/2007 ), di professione politicante, con cui invita a fare un fronte comune per la difesa dello Statuto. Ma non crediamo che la fonte da cui proviene sia credibile; crediamo che questa difesa dello Statuto da parte di esponenti di partiti italiani sia assolutamente strumentale e, senza voler assumere atteggiamenti troppo partigiani, praticamente inutile.

Che la Sicilia sia una “Regione-Stato” noi lo diciamo da sempre, anzi invochiamo che il principio diventi realtà, persino nel nome dell’ente stesso che, invece di “Regione”, dovrebbe chiamarsi per lo meno “Stato regionale” di Sicilia. Ma il sig. Schifani invoca la soggezione dei partiti alla casa-madre romana, come responsabile principale della mancata attuazione dello Statuto.Ma come potrebbe essere diversamente?

Lo Statuto nasce perché la Sicilia ha interessi contrapposti alla Penisola ed è naturale che chi voglia rappresentare questi interessi non possa essere allo stesso tempo subalterno a quelli “nazionali”. Lo stesso sig. Schifani che farebbe se fosse combattuto tra l’esigenza di difendere un “astratto” Statuto e quella di servire il suo ben “concreto” padrone di Arcore, quando questi avesse interessi contrari alla Sicilia, lo stesso padrone che lo ha messo a Palazzo Madama, a 20.000 euro al mese e senza il quale sarebbe un qualunque avvocato del foro di Palermo?

Come si possono difendere i diritti dei Siciliani dentro partiti italiani in cui piovono disposizioni dall’alto come e peggio che in una qualunque azienda privata?

La mortificazione,il depotenziamento dello Statuto nascono proprio da lì. E quando la Sicilia ci provò seriamente, nel 1958, lo stato italiano non si fece aspettare e sabotò quell’esperimento con il ricorso massiccio a tutti i suoi peggiori strumenti: i servizi, la mafia, e, appunto, i partiti italiani in Sicilia.

Questa ormai è storia, facciamone almeno tesoro per l’avvenire!

Sembra che la “riforma” sia per lui da mettere da parte perché l’unica utile (l’elezione diretta del Presidente) sia stata già fatta. Bene! Prendiamone atto! E da domani si inizi con l’applicazione.

Poi il sig. Schifani fa un po’ di partigianeria citando quell’art. 37 di cui si sarebbe dato (vergogna!) regolamento attuativo solo sotto il Governo Berlusconi (a 58 anni di distanza dallo Statuto), ma dimentica di dire che tale regolamento attuativo è poi rimasto ugualmente lettera morta, sotto Berlusconi e sotto Prodi, perché… lo stato italiano non avrebbe copertura finanziaria per dare alla Sicilia quello che le spetta costituzionalmente e che le è negato da 61 anni…(e a noi che importa?!).

Il sig. Schifani dimentica di dire che lui e gli altri siciliani di centro-destra si stavano vendendo lo Statuto (dicendo sì alla riforma voluta dalla Lega che annullava ogni nostra specialità) in cambio della miseria di vedere attuato (peraltro solo sulla carta) quello che già era nostro sin dal 1946. Per fortuna il referendum ha spazzato via quella controriforma e l’applicazione dell’art. 37 invece è ancora teoricamente possibile (quando graziosamente ce lo concederà lo stato italiano).

Le altre cose sono ovvie e condivisibili. In sostanza: giù le mani dallo Statuto e, contemporaneamente, rendiamolo operativo con una vasta opera di legislazione dell’assemblea.

Peccato che queste cose noi le diciamo da sempre mentre quelli che potrebbero non limitarsi alle parole, che hanno decine di deputati all’ARS non riescono proprio a farle. Dev’esserci qualche malattia oscura che colpisce i nostri deputati quando entrano a Sala d’Ercole e impedisce loro di lavorare per il bene della nostra terra.

Quindi meno chiacchiere sig. Schifani! Dal suo posto di privilegiato non le sono consentite! Forza Italia è il partito di maggioranza relativa ed è in grado di bloccare, se vuole, ogni colpo di mano contro lo Statuto senza bisogno di fronti comuni.

Con la forza parlamentare che avete, meno chiacchiere e più fatti nell’interesse dei Siciliani!

E poi, se avete veramente a cuore la nostra autonomia, dite al vostro padrone che a Roma sosterrete i suoi interessi (lo capiamo, altrimenti “perdete il posto”) ma che almeno in Sicilia vi lasci liberi di organizzarvi con un vostro partito che non dipenda da nessuno Oltre Stretto.

Ma sarà poi, Statuto o non Statuto, questa forza capace di toccare in Sicilia gli interessi televisivi, bancari, assicurativi, sportivi, etc. etc. del vostro mentore? Ne abbiamo seri, serissimi dubbi… Ma almeno sarebbe meglio di niente.
Se la Sicilia fosse veramente uno stato (come dice Lei), anche regionale, cosa sarebbe dunque il vostro partito? Sarebbe il partito di un “altro” stato, anzi, peggio, un partito finanziato da un magnate “straniero”.
Se non avessimo i paraocchi ci sarebbe solo un modo di definire una simile condizione e i suoi autori: tradimento, tradimento la condizione e venduti nemici della Patria i suoi autori!

Antudo!

Ufficio Stampa

L’ALTRA SICILIA-Antudo